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A Pechino è in corso il Quarto Plenum del Partito Comunista Cinese, il momento politico più importante del quinquennio, a cui questa settima è dedicata “Indo-Pacific Salad”. Ufficialmente, la riunione del Comitato Centrale — il vertice di 205 membri che guida il Partito — serve a delineare le linee del nuovo piano quinquennale (2026-2030), che verrà ratificato a marzo. In realtà, la posta in gioco è più ampia: il Plenum è la scena su cui Xi Jinping consolida il controllo sul Partito e sull’apparato militare, dopo settimane di epurazioni ai vertici.

Non a caso, solo pochi giorni prima dell’apertura, il ministero della Difesa cinese ha annunciato l’espulsione di nove alti ufficiali, tra cui il generale He Weidong, vicepresidente della Commissione Militare Centrale, e l’ammiraglio Miao Hua, capo del Dipartimento del Lavoro Politico dell’Esercito. Ufficialmente, i due sono stati rimossi per “gravi violazioni disciplinari”. In realtà, gli arresti risalivano a mesi fa: la scelta di renderli pubblici alla vigilia del plenum è un messaggio politico, un modo per ricordare a tutti chi comanda.

Xi ha fatto della disciplina interna uno strumento di potere. Le purghe militari, intensificatesi dal 2023, seguono uno schema preciso: arresto, detenzione in liuzhi (custodia politica), rimozione da incarichi e, infine, espulsione dal Partito. L’obiettivo non è sventare complotti, ma riaffermare la lealtà assoluta delle forze armate. L’inchiesta che ha travolto la Rocket Force — il corpo missilistico responsabile anche della deterrenza nucleare — ha rivelato un sistema diffuso di tangenti e promozioni comprate, minando la fiducia del leader nella catena di comando.

Il Plenum offrirà ora l’occasione per riempire le caselle vuote della Commissione Militare Centrale e riorganizzare la gerarchia del Partito. Sul tavolo ci sono anche nomine civili, come quella del successore di Ma Xingrui, ex segretario del Partito nello Xinjiang, oggi in limbo politico.

Dietro l’apparente normalità del calendario, il Quarto Plenum diventa così il “Plenum della disciplina”, come spiega una fonte autorevole: un esercizio di controllo più che di pianificazione. Xi non si limita a esercitare il potere, lo ricodifica. Ogni epurazione è un atto di governo, ogni nomina un messaggio. E il Partito, nella sua forma più rituale, si conferma il vero teatro del potere che domina lo Stato cinese anche per il prossimo lustro.

Il Plenum della disciplina. Così Xi punta al controllo di Partito, stato e economia

Xi Jinping cerca di consolidare il controllo sul Partito, e dunque anche sull’esercito, con una nuova ondata di epurazioni e nomine. Il “plenum della disciplina” segna un ulteriore passo verso la centralizzazione assoluta del potere a Pechino. Cosa aspettarsi dalla Cina del prossimo lustro?

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