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Chi ha paura delle tasse? I ricchi americani, per esempio. Lo spettro di una mazzata fiscale sui grandi patrimoni e le major statunitensi (aliquote fiscali al 28%, dall’attuale 21% e imposta sulle plusvalenze al 39,6% dal 20%) con l’intento di finanziare i piani pandemici di Joe Biden, sembra aver avuto un primo effetto. Quello di spingere i paperoni d’America a trovare un escamotage per sfuggire a un possibile – i repubblicani sono pronti a vendere cara la pelle al Congresso – aumento fiscale.

Sempre che la minimum global tax, ad oggi ancora in naftalina nell’attesa di essere applicata da tutti i Paesi dell’area Ocse, non disinneschi la mina fiscale di Joe Biden. La stessa, curiosamente, pronta a esplodere in Cina dove il governo di Xi Jinping ha annunciato lo scorso agosto una stretta tributaria sui grandi patrimoni.

Chi ha un grande patrimonio ha già trovato il modo di sfuggire all’erario, ricorrendo a uno strumento tutto sommato tradizionale: le polizze vita. Sì, perché, un po’ come accade in molti dei Paesi dell’Europa, il capitale apportato e poi distribuito agli eredi al momento del trapasso dell’assicurato è praticamente esentasse. Dunque, come ha scritto Bloomberg, finché le attività e i capitali permangono nell’alveo di una polizza vita, sfuggono alla morsa fiscale. Negli Stati Uniti tali polizze sono molto costose ed è per questo che si tratta di un salvacondotto per pochi eletti, ma tuttavia abbastanza efficace per lo scopo.

Vantaggi che nei fatti pongono un serio ostacolo ai piani di Biden per un inasprimento fiscale, una delle principali poste di bilancio per finanziare quasi 5 mila miliardi di dollari di aiuti alle famiglie e investimenti in infrastrutture. Gli stessi democratici, per bypassare il no repubblicano, lavorano per legare il voto sul Jobs Plan a quello degli altri piani, inseriti sotto il cappello di una legge di bilancio che vale 3.500 miliardi di dollari, cui vanno sommati i 1.200 del pacchetto infrastrutture.

Tornando all’escamotage degli ultra-ricchi, “l’assicurazione sulla vita con capitali privati rappresenta un serio ostacolo all’obiettivo del presidente Biden di garantire che le persone ad alto reddito paghino le tasse sui grandi guadagni almeno una volta nella vita”, ha affermato Daniel Hemel, professore di diritto all’Università di Chicago. “Si tratta di un’enorme scappatoia: completamente legale, facile da sfruttare e politicamente molto difficile da contrastare”. E chissà che qualche capitale, pur di sfuggire alla tenaglia fiscale, non prenda la rotta della Cina. La quale ha appena annunciato una nuova borsa valori, a Pechino. La terza piazza finanziaria cinese.

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