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Emmanuel Macron arriva a Roma dopo la visita in Croazia, condita dalla commessa per dodici caccia Rafale (e supporto logistico e servizi di addestramento), stimata in circa un miliardo di euro. La vendita non ha sorpreso, dato che era stata annunciata a maggio, quando Zagabria aveva svelato di aver scelto i velivoli francesi per sostituire la flotta risalente all’epoca sovietica e affrontare la complessa evoluzione della regione balcanica. In ogni caso, conferma il pragmatismo transalpino sul fronte dell’export militare, utilizzato come strumento di politica estera e di consolidamento dei rapporti bilaterali.

Era già successo (con maggiore sorpresa) lo scorso maggio, quando è stata ufficializzata la vendita all’Egitto di trenta Rafale (valore stimato nell’ordine dei 3,75 miliardi di euro), da sommare a quella del 2015 per 24 caccia della stessa tipologia. D’altra parte, l’anno si è aperto a gennaio con la vendita di 18 velivoli alla Grecia (sei nuovi e dodici usati), per circa 2,5 miliardi, altro sintomo di un approccio alle vendite militari in chiave strategica.

L’interesse per Atene era chiaro da tempo, da leggere come potenziamento del ruolo francese nelle questioni del Mediterraneo orientale, e come contenimento delle ambizioni turche di Recep Erdogan. Sul fronte egiziano la recente vendita (comprensiva di motori e missili, con apposito supporto logistico) è stata più sorprendente, considerando che da qualche anno le relazioni tra Francia ed Egitto avevano subito un discreto raffreddamento, complici anche le perplessità transalpine sul tema dei diritti umani. Tuttavia, hanno poi prevalso la realpolitik di Parigi e l’interesse comune con Il Cairo sul contrasto al terrorismo islamico. Poco meno di un anno fa, Abdel Fattah al Sisi veniva ricevuto in pompa magna a Parigi, accolto da Emmanuel Macron, pronto a chiarire che non avrebbe condizionato i rapporti in materia di difesa al tema dei diritti umani.

La questione non tocca i rapporti con Zagabria, su cui pesa invece l’intenzione di consolidare il ruolo francese nella nascente Difesa comune europea, in vista anche del semestre di presidenza del Consiglio dell’Ue che Parigi assumerà a gennaio, con l’obiettivo dichiarato di dare la spinta definitiva ai progetti di integrazione del settore. Lo dimostrano le parole di Macron durante la storia visita a Zagabria (è stato il primo capo di Stato francese in visita nel Paese dopo la separazione dalla ex Jugoslavia): “L’accordo non solo ci darà la possibilità di allontanare chi abbia delle velleità verso il nostro territorio, ma anche di diventare i cosiddetti esportatori di sicurezza e di stabilità nell’Europa sudorientale”. Concorde il primo ministro croato Andrej Plenkovic: “L’acquisto degli aerei è ciò che consideriamo un punto di svolta per la Croazia”. Secondo le indiscrezioni della stampa croata, si tratterebbe di dieci velivoli monoposto e due biposto, con consegne al via nel 2024.

Un altro Paese potrebbe presto aggiungersi alla lista. Solo pochi giorni fa, l’amministratore delegato di Dassault Aviation Eric Trappier si è detto “ottimista” sulla vendita di Rafale agli Emirati Arabi Uniti, pur mostrando una certa prudenza. “Non commento prima della firma dei contratti”, ha detto ai microfoni radiofonici di Europe1. “Siamo tenaci, non molliamo mai”, ha aggiunto, considerando che l’avvio delle trattative risale al 2008. Secondo la stampa d’oltralpe, la commessa potrebbe essere ufficializzata in occasione della visita di Macron negli Emirati prevista la prossima settimana.

Secondo l’autorevole Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), nel 2020 la Francia è stata il terzo esportatore al mondo di materiali d’arma dopo Usa e Russia. Nel report dello scorso anno, a guadagnarsi il titolo di Sipri era stato proprio l’exploit francese. Nell’ultimo quinquennio l’export francese è cresciuto del 44% rispetto al precedente, raggiungendo una quota dell’8,2% su scala globale. Prima destinazione l’India (21%), su cui pesa il maxi contratto del 2016 per 36 caccia Rafale. Seguono Egitto (20%) e Qatar (18%). In Medio Oriente finisce d’altra parte il 48% dell’export d’oltralpe, a fronte del 36% verso Asia e Oceania. Gli Stati raggiunti dai materiali d’arma francese sono ben 59.

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