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Sarà un Mondo nuovo. Ma sarà soprattutto un mondo diverso. Lo sforzo che siamo chiamati a compiere adesso è quello di immaginare, ma soprattutto di costruire, fin d’ora, quel che sarà. Facciamo fatica a crederlo, ma il post Covid è già cominciato.

Lo stato d’emergenza che ci accompagna dal marzo del 2020 e che sarebbe scaduto il 31 dicembre, sarà prorogato fino al marzo del prossimo anno. È un’asticella che viene sollevata ancora una volta più su, è vero. È un ostacolo che non è finalmente superato ma semplicemente spostato in avanti. Eppure c’è un tempo – ormai vicino, dobbiamo esserne convinti – in cui l’Italia tornerà a vivere fuori dall’emergenza.

Che mondo sarà? E cosa stiamo facendo per realizzarlo? Tanto di quel che abbiamo vissuto e conosciuto finora dovremo lasciarlo alle spalle, non è più riproponibile, in parte è stato concausa del disastro che abbiamo vissuto: lo sfruttamento delle risorse ambientali senza remore, l’utilizzo di mezzi di trasporto privati anche per brevi spostamenti, la copertura in presenza di ogni impegno professionale. Colpo di spugna, si ricomincia in altro modo.

È gioco facile, tanto per cominciare, prevedere che nel post pandemia ci saranno 4 milioni e 380 mila smart worker che lavoreranno in maniera ibrida, cioè in parte in presenza, in parte da remoto. Sembrano semplici numeri ma segnano invece un passaggio epocale. Basti pensare che nella normalità pre-Covid i lavoratori da remoto erano appena 570 mila, sette volte meno. Insomma, come sottolineato in questi giorni dall’Osservatorio Smart working del Politecnico di Milano che ha elaborato queste cifre, “l’esperienza della pandemia ha fatto evolvere i modelli di organizzazione del lavoro”. Oggi il lavoro “smart”, piaccia o meno, rappresenta un trend inarrestabile e il governo Draghi proprio in questi giorni si sta occupando della sua disciplina, invero assai delicata. È una rivoluzione che interesserà soprattutto Pubblica amministrazione, grandi e medie imprese.

Altro capitolo altrettanto complesso che investirà il nostro futuro imminente: la ricerca. Tanto andrà investito a partire dal 2022 – e dunque con la prossima legge di Bilancio – in favore della ricerca scientifica e universitaria. Lo stanziamento necessariamente ingente potrà essere assorbito dalle risorse del Recovery. Solo così sarà possibile assumere, garantire retribuzioni degne di tal nome e promuovere i migliori docenti. Magari favorendo anche il rientro di tanti – accademici o ricercatori – al momento residenti e in servizio all’estero.

E ancora: la giustizia. Occorre – ed è risaputo – una riforma strutturale che abbatta i tempi soprattutto della giustizia civile. E non solo. Per evitare che le nostre imprese si ritrovino in una condizione di fragilità oltremodo penalizzante sul mercato. Il governo Draghi ha mosso i primi passi ma tanto deve essere ancora fatto sulla riduzione dei tempi e lo smaltimento dei contenziosi.

Infine, la crescita delle imprese. Una ripresa – lo attestano tutti gli indicatori economici – è stata già intercettata – la prospettiva, nonostante tutto, è rosea. Ci conforta l’analisi illustrata dal premier Mario Draghi in occasione della presentazione della legge di Bilancio 2022. Pil in crescita del 6 per cento in questo fine anno, più 4,7 nel prossimo. Una previsione, per usare le parole del presidente del Consiglio, “migliore di quella che avevamo immaginato solo qualche mese fa”. Un rafforzamento dell’economia – e questo forse è il dato più importante – al quale si accompagna “un miglioramento dell’occupazione”.

La Fondazione Guido Carli, che ho l’onore e il privilegio di presiedere, oggi più che mai è impegnata in prima fila per dare il proprio contributo al “cantiere” del Mondo nuovo. Una grande convention segnerà la tappa del cammino intrapreso e proseguito anche nella fase emergenziale. Il tempo del confronto e dell’analisi non è mai venuto meno.

L’appuntamento questa volta è per il prossimo 3 dicembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma, in Sala Sinopoli alle 17.30, per l’evento dal titolo “Il Mondo Nuovo/La Ripartenza”, che la Fondazione promuove chiamando a raccolta il gotha dell’imprenditoria e del management italiano, esponenti di primo piano del mondo economico e di quello politico-istituzionale.

Dopo un mio breve saluto iniziale, l’apertura è affidata non a caso a Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica. Argomento chiave dell’incontro. A dare l’avvio ai lavori sarà Gianni Letta, presidente onorario della Fondazione Guido Carli. A seguire il dibattito, moderato da Nicola Porro, che vedrà protagonisti: Aldo Bisio, amministratore delegato Vodafone Italia; Michela Vittoria Brambilla, presidente Leidaa; Urbano Cairo, presidente di Cairo Communication e Rcs; Claudio Descalzi, amministratore delegato Eni; Oscar Farinetti, fondatore di Eataly; Luigi Ferraris, amministratore delegato Ferrovie dello Stato; Giovanni Malagò, presidente Coni; Stefano Sala, amministratore delegato Publitalia’80.

Quella che abbiamo affrontato è stata la più grave crisi globale dal dopoguerra. Ma abbiamo gli strumenti, l’ingegno e il talento per la ripartenza. E per la costruzione di un meraviglioso Mondo nuovo.

Smart working, ricerca, giustizia e crescita. Parole chiave per la ripartenza

Smart working, ricerca scientifica e universitaria, giustizia e crescita delle imprese. Questi i temi portanti per il post pandemia che verranno affrontati durante l’evento “Il Mondo Nuovo/La Ripartenza”, promosso dalla Fondazione Guido Carli, chiamando a raccolta il gotha dell’imprenditoria e del management italiano il prossimo 3 dicembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma. L’intervento di Romana Liuzzo, presidente della Fondazione Guido Carli

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