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Il confronto internazionale si gioca a colpi di innovazioni tecnologiche. È per questo che anche la Nato ha innalzato da tempo la sua attenzione al tema, con una serie di iniziative tese a preservare il vantaggio tecnologico che l’alleanza euro-atlantica è stata abituata a mantenere negli ultimi decenni e che ora, tuttavia, è messo a rischio dall’ascesa cinese.

La scorsa settimana, i ministri della Difesa di 17 Paesi membri hanno dato il via libera al “fondo per l’innovazione”, con un miliardo di euro da investire sulle tecnologie emergenti e dirompenti. A giugno scorso, insieme al fondo, dai capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles è arrivata una prima luce verde anche per il “Defence innovation accelerator for the North Atlantic”, pensato come un hub civile-militare che integri nell’impegno il ruolo del settore privato, dalle startup alle grandi BigTech. L’obiettivo è dichiarare la piena operatività di entrambe le iniziative al summit di Madrid.

Tutto ciò rientra in un quadro più ampio che pone la preservazione del vantaggio tecnologico in cima all’agenda dell’Alleanza, e che affonda le radici già nel summit di Varsavia del 2016, quando i capi di Stato e di governo decisero di “identificare tecnologie avanzate ed emergenti, valutare la loro applicabilità al dominio militare e implementarle attraverso soluzioni innovative”.

Lavora su questo il Comando alleato per la trasformazione (Nato Act), con sede a Norfolk, in Virginia, uno dei due comandi strategici dell’Alleanza, istituito nel 2003 proprio per guidare il continuo adattamento dell’organizzazione alle sfide del contesto internazionale. A guidarlo (nel ruolo di Saceur) c’è attualmente il generale francese Philippe Lavigne. Vice comandante l’italiano Paolo Ruggiero, in carica da luglio 2019 dopo aver svolto per circa tre anni l’incarico di deputy commander del Comando alleato terrestre con sede a Izmir, in Turchia. Ancora prima il generale era stato in Afghanistan come capo di Stato maggiore e vice comandante per la transizione della missione Resolute Support.

Da diversi anni il Nato Act ha assunto un ruolo centrale nel dibattito sull’innovazione, lanciando per questo l’Innovation Hub, “un luogo dove esperti possono collaborare e progettare soluzioni che rispondano alle sfide poste alla Nato”. Così, “riunendo persone con background e prospettive differenti, l’Hub genera una migliore comprensione delle problematiche e alimenta l’innovazione”. Se la sfida è tecnologia, la risposta passa per la capacità di riunire le migliori menti, anche se da contesti differenti.

In tal senso, tra le iniziative più rilevanti c’è la “Nato innovation challenge“, la cui edizione 2021 (co-organizzata dal Canada) sta per entrare nel vivo. È dedicata alla “minaccia invisibile”, uno dei trend considerati più rilevanti nel confronto globale: la guerra cognitiva. Come spiegano gli esperti, infatti, in futuro si combatterà sempre di più per l’information-dominance, cioè per il dominio delle informazioni. Ciò riguarda il controllo dei dati (e la loro elaborazione), la capacità di maturare un vantaggio rispetto agli avversari e di diffondere rapidamente la conoscenza lungo tutta l’organizzazione. Riguarda però, soprattutto, la risposta ad avversari che manipolano l’informazione tra attacchi ibridi, ingegneria sociale e sofisticate campagne di disinformazione.

La Nato Innovation Challenge punta a trovare efficaci strategie di difesa e prevenzione. L’invito è per “pensatori innovativi non tradizionali”, chiamati a immaginare modalità di protezione del dominio cognitivo. Start-up, enti di ricerca, università, Pmi e gradi aziende, tutti sono invitati a partecipare. Ancora per pochi giorni è possibile sottoporre le domande agli esperti. Entro il 4 novembre si dovrà presentare un abstract e poi, per chi sarà selezionato, si terrà un meeting prima della presentazione finale delle proposte. Il 30 novembre andrà in scena il vero e proprio “pitch” e verrà dichiarato il vincitore. In palio, oltre al premio in denaro (8.500 dollari), una grande opportunità di visibilità e di interconnessione con il mondo dell’innovazione Nato. L’occasione è ghiotta anche per l’Italia, dai campioni nazionali alle piccole e medie imprese, passando per il variegato mondo della ricerca già protagonista del dibattito internazionale.

Nel frattempo, per aver un’idea della spinta innovativa dell’Hub e del comando Act, il 9 novembre andrà in scena la “Nato Innovation Network Conference“, un’intera giornata dedicata a “discussioni interattive con professionisti dell’innovazione e solution-seeker in tutta la Nato”. L’obiettivo è “imparare a sviluppare soluzioni in modo rapido ed efficiente”, così da “stimolare l’innovazione, scambiare le best practices e trovare nuove strade di collaborazione”. È “aperto a tutti” e organizzato dal “Nato Innovation Network”, iniziativa interna all’Hub che lavora sull’Open innovation come federazione di realtà di diversi Paesi impegnate nel campo. Tra loro c’è anche l’italiano Centro innovazione della Difesa (Cid), inquadrato nel III Reparto dello Stato maggiore della Difesa.

Prepariamoci alla guerra informativa. La chiamata del Nato Innovation Hub

Un’Alleanza sempre più innovativa. L’Innovation Hub del Comando alleato per la trasformazione (con Paolo Ruggiero vice comandante) chiama a raccolta il settore privato e l’accademia. Il 9 novembre arriva la “Nato Innovation Network Conference”, mentre restano aperte le iscrizioni per la “Innovation Challenge”. Si profilano opportunità importanti per le realtà italiane

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