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Il comandante baghdadista Malam Bako è il secondo leader dello Stato islamico in Africa occidentale (Iswap) a finire ucciso nel giro di dieci giorni – o almeno, è il secondo di cui le autorità nigeriane annunciano la morte. Prima di lui era toccato al capo Abu Musab al Barnawi, un comandante/predicatore (nigeriano) ben più noto nel panorama jihadista globale. Era stato lui a ricevere l’investitura dalla colonna vertebrale del gruppo (che ancora si trova nel Siraq) per raccogliere sotto l’Iswap tutte le formazioni califfali dell’Africa centrale (dopo uno scontro fratricida con i Boko Haram per il controllo della Nigeria).

Attorno a lui ruotavano le preoccupazioni della Coalizione anti-Is che quest’estate si è riunita a Roma per fare un punto sulla lotta globale al Califfato, sottolineando come l’attenzione dovesse essere rivolta soprattutto all’Africa. In questo momento è infatti l’instabilità di diversi teatri all’interno del continente, dalla parte settentrionale al Sahel, fino alla fascia centrale, che potrebbe creare i presupposti per l’attecchimento del proselitismo. E i soldati del Califfo sono già al lavoro con la propaganda per espandersi e incunearsi all’interno delle faglie geopolitiche e sociali.

A riferire dell’eliminazione di Malam Bako è stato il consigliere per la sicurezza nazionale della Nigeria, che ha fatto parte della delegazione che nei giorni scorsi ha incontrato i rappresentanti di una delegazioni di alto livello statunitense, in viaggio in Africa. Per Washington la Nigeria è uno dei nodi cruciali della presenza africana, giocata anche in contrasto con la Cina e in coopetition con paesi partner come la Turchia, e ruotata molto attorno alla costruzione di un quadro di sicurezza adeguato – che possa permettere la crescita prospera delle realtà africane garantendo gli interessi Usa.

Una visione d’altronde molto simile a quella cinese, ma Pechino non intende approfondire il proprio coinvolgimento, mentre gli Stati Uniti (così come la Turchia) partecipano attivamente al training delle forze armate locali e a operazioni anti-terrorismo sia con droni che con commando delle forze speciali o dell’intelligence sul campo. Le uccisioni di Malam Bako e di Barnawi raccontano che Abuja potrebbe avere in questo momento buone infiltrazioni nel gruppo, che si muove come tutte le organizzazioni baghdadiste coperto da massima sicurezza. Le infiltrazioni racconterebbero a loro anche una debolezza nell’organizzazione attuale dell’Iswap, oltre all’aumento delle capacità tecniche nigeriane.

Le due uccisioni restano da confermare però. Per ora non ci sono stati comunicati da parte dell’Is, che di solito celebra la morte dei proprio leader con l’obiettivo di propagandare la martirizzazione e dunque evitare l’effetto indebolimento spingendo il proselitismo. La Nigeria è un paese la cui crescita-e-sviluppo riceve molte attenzioni internazionali e anche per questo il governo vuole trasmettere all’esterno la capacità di costruire un contesto di sicurezza adeguato agli investimenti stranieri.

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