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Sembrano ormai lontani i mesi durante i quali l’Europa guardava agli Usa e li vedeva affrontare la pandemia con estremo ritardo. Erano gli Stati Uniti della presidenza Trump e ci chiedevamo come ne sarebbe uscito il presidente dopo non solo averlo contratto in fase elettorale ma soprattutto dopo averlo apertamente sfidato con i comizi in presenza, fra le altre scelte prese (qui lo speciale di Formiche di ottobre 2020).

Oggi la situazione è cambiata. A capo della consulenza medica della Casa Bianca troviamo ancora l’immunologo Anthony Fauci, ma seduto nella sala ovale da gennaio c’è Joe Biden. E da febbraio Usa ed Europa si rincorrono l’un l’altra per tentare di fermare il Covid o per lo meno arginarlo il più possibile.

A CHE PUNTO SIAMO CON I VACCINI

Se nei primi mesi del 2021 gli Usa hanno messo in moto una macchina molto efficace di vaccinazione, è altresì vero che da maggio-giugno il meccanismo si è inceppato.

Infatti, pur avendo la produzione “in casa” dei tre vaccini autorizzati, Pfizer/BionTech, Moderna e J&J, si è riscontrato un rallentamento della somministrazione di vaccini principalmente per gli scettici e diffidenti mossi dalle teorie del complotto, ma soprattutto come segnala l’Economist, per divisioni politiche: nella contea di Holmes, nell’Ohio, dove Trump ottenne l’83% dei voti, solo il 15% della popolazione ha avuto la prima dose, ad esempio.

Tutto questo ha fatto sì che, mentre d’inverno rimanesse per lo più a guardare, anche se di poco, l’Europa superasse a metà luglio la popolazione complessiva vaccinata degli Stati Uniti. Il portavoce per la Salute del gruppo del Ppe nel Parlamento Europeo, Peter Liese della Cdu, ha annunciato che i Paesi Ue hanno il 55,7% di vaccinati con una dose e gli Usa il 55,6%, secondo Our World in Data. Da sottolineare comunque che il Vecchio continente può contare anche su Astrazeneca che invece non è fra i vaccini che gli Stati Uniti possono somministrare perché non autorizzato.

Ma il direttore della task force sul Covid-19 della Casa Bianca, Cyrus Shahpar, che informa anche attraverso il suo account Twitter sull’andamento della lotta al Covid, ha twittato lo scorso 6 agosto una notizia che rilancia la corsa ai vaccini degli americani, ovvero metà di loro ha completato l’iter vaccinale contro il coronavirus, ricevendo entrambe le dosi. Forse l’effetto dei provvedimenti e della campagna pro-vax che è ricominciata?


LA CAMPAGNA PER VACCINARSI

Se la macchina delle vaccinazioni si è rallentata, la stessa cosa non si può dire per le misure per far ricominciare una vita “normale” alle persone. La certificazione verde o green pass che viene applicata per il rilancio della circolazione, dalle vacanze all’estero – pur non essendoci finora reciprocità tra l’Ue e gli Usa – ai consumi, sta aprendo un dibattito ora che si sta allargando all’obbligatorietà del vaccino e del green pass all’interno dei posti di lavoro, degli ospedali e delle scuole.

Mentre in Italia ad esempio già si è deciso per l’obbligatorietà del vaccino ai docenti, e da luglio è stata introdotta la certificazione verde per i viaggi in Ue, negli Stati Uniti da fine luglio è stato annunciato dal presidente che i dipendenti federali, ma anche i collaboratori esterni, devono essere vaccinati oppure indossare la mascherina e sottoporsi al tampone 1 o 2 volte a settimana. Non solo, Biden nelle sue dichiarazioni ha anche sottolineato che il momento che sta vivendo ora il Paese, l’impennata di contagi, deriva dalle persone non vaccinate. Il presidente ha usato l’espressione “pandemia dei non vaccinati”, definendola una “tragedia americana”. Tanto che anche i repubblicani si stanno ricredendo.

PRESSIONI POLITICHE?

Come in Europa, anche in America opinion leader, influencer e celebrità hanno sposato la causa dei vaccini promuovendoli. Ad esempio un settore che davvero è rimasto fermo e che più ha risentito della pandemia è stato quello della musica dal vivo. “Testimonial” del rilancio del campo è sicuramente Bruce Springsteen che a New York da fine giugno ha aperto le porte di Broadway ai soli vaccinati. La Grande Mela è inoltre la prima città fuori dall’Ue a chiedere il Key to NYC, simile al nostro green pass. Partirà il 16 agosto, seguito da un periodo di transizione, e verrà richiesto per ristoranti, palestre e spettacoli.

Anche Hollywood non è stata esente dalla crisi subita dallo stop. Proprio pochi giorni fa Sharon Stone ha fatto sapere di essere a favore dell’obbligatorietà vaccinale sul set di un prossimo film che le hanno offerto. La casa di produzione però non ha intenzione di sottoporre a obbligo vaccinale lo staff e si prospettano scintille.

In Usa però si sa, il mercato del lavoro e licenziamenti sono molto flessibili tanto che si stanno già prendendo provvedimenti non solo nella Pubblica amministrazione, ma nelle società private. Google e Facebook hanno già messo obbligo vaccinale per i loro dipendenti, Disney e Netflix anche, Washington Post ha dato tempo fino al 13 settembre, Walmart fino al 4 ottobre, Amazon ha rimandato a gennaio 2022 il rientro per dare più tempo ai dipendenti di vaccinarsi.

Negli Stati Uniti però il quadro sembra già più chiaro che in Europa. “College, scuole, aziende private, gruppi imprenditoriali, ospedali e così via, si sentiranno più protetti anche a livello locale nel richiedere la obbligatorietà delle vaccinazioni per i loro dipendenti”. Con queste parole Fauci ha detto pochi giorni fa di cominciare ad abituarsi all’idea che verrà sempre più esteso l’obbligo alla vaccinazione. “Si vive in una sorta di mondo distopico con il pubblico sommerso da bugie e disinformazione” sul Covid e i vaccini, ha detto.

Non mancano certo anche in Europa i detrattori, le manifestazioni no green pass, dalla Francia all’Italia passando, per rimanere nel settore della musica, in Uk dove Eric Clapton si è detto contrario all’uso del green pass per i suoi concerti.

È altresì vero che da Sharon Stone, a Bruce Springsteen fino ad Arnold Schwarzenegger e Jennifer Aniston, moltissimi si stanno spendendo per una campagna pro-vax molto attiva. Jennifer Aniston addirittura ha rilanciato un post di Selvaggia Lucarelli, tradotto in inglese e rilanciato come discorso del presidente Macron (in realtà era un pensiero della giornalista che condivideva le parole del presidente francese sulla scelta di inserire il green pass obbligatorio e che è circolato in rete erroneamente attribuito a lui). La ex Rachel di Friends si è inoltre spesa in prima persona sostenendo di aver tagliato i rapporti personali con persone che non vogliono vaccinarsi.

Insomma, la corsa e la rincorsa tra Ue e Usa per fronteggiare la pandemia sembra essere al punto in cui questi ultimi mettono la freccia e ci superano a destra.

Basti pensare che l’ultima obbligatorietà di vaccino in ordine di tempo è stata chiesta dal Pentagono per tutto il personale militare e civile.

Vaccini, obblighi e incentivi. La corsa Usa-Ue contro il Covid ha un vincitore?

Negli Stati Uniti si registra un’impennata di contagi da coronavirus, in Europa si sta adottando sempre di più il green pass. Ma in previsione dell’autunno e del ritorno a una vita più normale possibile, come si stanno muovendo sia gli Usa sia l’Ue? Decisioni sempre più vincolanti vengono prese già adesso oltreoceano, con la previsione di estenderle ancora di più. E in Europa?

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