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È un compito difficile, ricordare un grande amico. Ed è forte il rischio di scadere nella retorica o nella ripetizione di frasi di circostanza che non renderebbero giustizia al pubblico amministratore, all’uomo, all’amico.

Di Alberto Brandani, del “Prof”, come lo chiamavamo tra il serio ed il faceto, hanno già detto quasi tutto Marco Follini e Paolo Messa, che in poche pagine hanno saputo tratteggiare il profilo dell’uomo e dell’amministratore di valore e integerrimo. Senza risparmiare il doloroso ricordo delle due inchieste da cui è uscito senza alcuna macchia, con cui, forse, lo si voleva fermare ma che, al contrario, hanno avuto l’effetto di renderlo ancor più determinato. E, pur minandone il fisico, non ne hanno piegato la volontà.

Non mi ripeterò, quindi, limitandomi a soffermarmi sull’uomo, sull’amico. Uomo di rara cultura e competenza, è stato un democristiano tutto d’un pezzo, non incline a compromessi ma capace come pochi di mediare riuscendo quasi sempre a scorgere punti di incontro dove altri vedevano muri contrapposti.

Non accettava il declino della politica che la cosiddetta “Seconda Repubblica” ha portato alla ribalta, ma non si è rifugiato come tanti in uno sterile reducismo intriso di rimpianti per l’età dell’oro che fu, battendosi sino all’ultimo per riportare al centro della vita pubblica quei valori che ne avevano informato il carattere.

Gli ultimi anni sono stati per lui dolorosissimi, ma ha saputo affrontarli con fede e con cristiana sopportazione, circondato dall’affetto dei suoi cari e dei suoi amici, e dalla stima di chi, ancor più in questo frangente, ha saputo apprezzarne la serenità e la forza d’animo.

Mi mancheranno l’affettuosa, ricambiata amicizia, i suoi fraterni consigli, il suo sorriso.

Addio Alberto

 

Alberto, un democristiano tutto d'un pezzo. Il ricordo di Cesa

Di Lorenzo Cesa

Gli ultimi anni lo hanno segnato nel fisico, due inchieste, da cui è uscito senza macchia, ne hanno provato lo spirito. Ma Alberto Brandani, il “Prof.”, un amico e un vero Dc, non si è mai piegato. Il ricordo di Lorenzo Cesa

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