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Il tempo della transizione ecologica prospetta una forte crescita occupazionale, ma se si applicasse, così com’è l’articolo 177 del codice dei contratti pubblici rischierebbero il posto ben 150mila lavoratori dei settori energetico, gas e ambiente. Come sindacati siamo pronti a mobilitarci. Ma siamo lieti di sapere che anche le imprese dei settori succitati la pensano come noi. Siamo preoccupati per i nefasti effetti conseguenti alla norma che impone ai titolari di concessioni dirette di affidare una quota pari all’80 per cento dei propri contratti mediante procedure di evidenza pubblica. Affidare questi servizi, esternalizzandoli, a società terze inciderebbe sulla sicurezza e sulla qualità del lavoro. E poi, si potrebbero verificare aumenti dei costi dei servizi prestati che si scaricherebbero ulteriormente sulle tasche degli utenti. È bene che non venga lesa la libera iniziativa economica e l’efficienza dei servizi di interesse economico generale. Si tratta di principi costituzionali e giuridici che vanno tutelati insieme ai livelli occupazionali”.

La posizione dei sindacati confederali

Anche i sindacati confederali sono intervenuti a tal proposito. In ogni occasione possibile, hanno scritto Cgil, Cisl e Uil rappresentato l’impegno da stimolare la politica ad occuparsi seriamente di questa tematica che non trova alcun fondamento nella normativa europea di riferimento, ma che rischia nel nostro Paese, allo scadere della proroga fissata al 31 dicembre 2021, di creare grandissimi danni occupazionali e altrettanti disastri agli importantissimi servizi interessati dalla tematica relativa adacqua, energia elettrica, gas, rifiuti. In quest’ottica i sindacati confederali hanno auspicato che il buonsenso prevalga, visto che tutte le parti interessate, l’Autorità di regolazione per Energia, Reti ed Ambiente compresa, auspicano la medesima soluzione. Gli stessi si sono resi disponibili fin da subito ad un serrato confronto con i ministeri interessati per una soluzione definitiva e condivisa della vicenda.

Le imprese hanno chiamato il ministro Orlando

Al ministro del Lavoro Andrea Orlando si sono rivolti pure Agostino Re Rebaudengo presidente di Elettricità futura e Michaela Castelli presidente Utilitalia, facendo presente che, oltre a presentare manifesti profili di incostituzionalità, l’attuazione della norma in questione avrebbe enormi riflessi negativi sull’organizzazione delle imprese, alcune anche quotate in borsa e con importanti apporti di capitale privato, e sull’efficienza e la qualità dei servizi pubblici gestiti dalle stesse. I rappresentanti delle imprese coinvolte hanno ribadito che il trasferimento coatto della quasi totalità dei servizi verso l’esterno comporterebbe seri rischi per la continuità degli stessi durante la fase di esternalizzazione con un costo economico e sociale elevato dovuto alla necessità per i concessionari di operare una riduzione della forza lavoro.

La necessità di una grande mobilitazione

Insomma, parti sociali e datoriali concordano. Ed i sindacati di settore come la Uiltec chiedono con forza un appello alla politica locale e nazionale, di adoperarsi affinché la legge venga prontamente modificata senza ulteriori rinvii. In questo senso è importante che si determini una straordinaria mobilitazione a sostegno della vertenza, per scongiurare gli effetti nefasti e irreversibili dell’attuazione così com’è dell’articolo 177 del cosiddetto Codice degli Appalti.

Perché bisogna cambiare l’articolo 177 del Codice degli appalti

Sindacati ed imprese concordi sulla necessità della modifica relativa alla norma in questione. Così com’è inciderebbe sulla sicurezza e sulla qualità dei servizi erogati scaricando oneri aggiuntivi sugli utenti

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