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Gli Stati Uniti, e in particolare il Partito democratico del presidente Joe Biden, può contare su saldi e storici rapporti con l’Unione cristiano-democratica di Angela Merkel. Legami che starà ad Armin Laschet, candidato dell’Unione, ereditare e coltivare in vista dell’uscita di scena della cancelliera tedesca che dopo 16 anni a settembre non si presenterà alle elezioni di settembre.

Non stupisce, dunque, che il mondo statunitense stia cercando di approfondire i propri rapporti con i Verdi, che sono oggi in vetta ai sondaggi e sembrano destinati a governare assieme all’Unione.

Anche così si spiega la partecipazione di Annalena Baerbock, candidata cancelliera dei Verdi, allo EU-US Future Forum, organizzato questa settimana dall’Atlantic Council, uno dei principali think tank americani, assieme alla delegazione dell’Unione europea negli Stati Uniti. Alla kermesse ha partecipato anche Reinhard Bütikofer, portavoce dei Verdi europei per la politica estera, intervenuto a un dibattito sul progetto bideniano di summit delle democrazie assieme a Michael Carpenter, direttore del Penn Biden Center for Diplomacy and Global Engagement e già consigliere per la politica estera di Biden quando era vicepresidente.

È stata una delle prime interviste rilasciate da quando è stata scelta dai Verdi come candidata cancelliera. E la scelta dell’intervistatore sottolinea l’importanza dell’ospite: a dialogare con Baerbock, uno dei volti noti della CNN, Fareed Zakaria.

La caratteristica antiestablishment sembra ormai un antico ricordo per i Verdi. Allo stesso modo, come raccontato su Formiche.net, molte linee dagli anni Ottanta in poi il partito ha ridisegnato diverse linee rosse, a partire da nucleare e Nato. Il caso più clamoroso rimane quello del 1999, quando si schierò a favore dell’intervento militare dell’Alleanza atlantica in Kosovo. Ora, se i Verdi vogliono formare un governo con la Cdu dopo le elezioni di settembre, “potrebbero non avere altra scelta che ridisegnare ancora una volta le loro linee rosse”, raccontava alcuni mesi fa Politico, uno dei giornali più letti nella “bolla di Bruxelles” con riferimento al dibattito interno dal partito sul nucleare.

Tutti elementi che sono emersi chiaramente dall’intervista con Baerbock all’Atlantic Council, durante la quale forti sono stati gli echi obamiani nelle parole “speranza” e “cambiamento”.

Ecco l’agenda Baerbock in quattro punti: “una politica estera attiva” da parte dell’Unione europea e della Germania con la Russia, a partire dal no al gasdotto Nord Stream 2; sì al sostegno alle truppe statunitensi ma l’impegno al 2% del Pil in difesa no; con la Cina seguire un approccio bideniano, facendo valere i diritti umani anche se “ciò non significa che non ci sarà più import/export”; un green deal transatlantico.

Musica per le orecchie del presidente Biden, che chiede ai suoi alleati un impegno maggiore rispetto a quanto faceva per esempio l’unilateralista Donald Trump.

Dobbiamo aspettarci una Germania più dura. Così rispondeva qualche giorno fa Ska Keller, presidente dei Verdi al Parlamento europeo, intervistata da Formiche.net a una domanda sulla timidezza di Merkel sui diritti umani: “In parte è vero. Vale lo stesso discorso della Russia, non si possono mettere sullo stesso piano gli affari e i diritti umani. Né, alla luce della legge sulla sicurezza nazionale cinese, considerare Huawei un semplice, libero operatore di mercato. Le politiche di austerity hanno portato a una privatizzazione su larga scala che ora apre le porte allo shopping cinese, bisogna essere coerenti e mettere dei paletti”.

Così la verde Baerbock si presenta come migliore alleata Usa in Germania

La candidata alla cancelleria dei Verdi tedeschi ospite dell’Atlantic Council, uno dei principali think tank statunitensi. Parla di Cina, Russia, clima e difesa: musica per le orecchie di Biden

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