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L’ambasciatore Pasquale Terracciano parla al telefono con Formiche.net da Villa Berg, sede della rappresentanza italiana a Mosca, dalla quale ha messo in contatto tre Regioni italiane – una del Nord, una del Centro e una del Sud – con il Fondo russo per gli investimenti diretti (Rfid) che ha finanziato il vaccino russo Sputnik V. La “sua” Campania, guidata da Vincenzo De Luca, ha già siglato già un pre-accordo di acquisto. Ed è stato sempre lui a mettere in contatto il Centro di epidemiologia e microbiologia russo Gamaleya, che ha sviluppato il siero, e lo Spallanzani di Roma. I due istituti che nelle ultime ore hanno firmato un accordo tecnico-scientifico per dare il via alle sperimentazioni con lo Sputnik V.

Ma il diplomatico – che è in scadenza a fine mese (nel valzer di feluche in corso, a Mosca sembra destinato l’ambasciatore Giorgio Starace, oggi a Tokyo) – non ci sta a passare per quello che si è vaccinato con il siero di Vladimir Putin a favore di telecamere.

“Tutt’altro”, dice. “Come la stragrande maggioranza dei diplomatici accreditati a Mosca, inclusi almeno venti degli ambasciatori dei Paesi dell’Unione europea, mi sono vaccinato con la massima discrezione, e nel più assoluto anonimato, declinando l’offerta delle autorità di inviare in ambasciata un team sanitario per vaccinare tutto il nostro personale, proprio per non diventare di fatto un testimonial del vaccino Sputnik V”, spiega.

Facciamo un passo indietro. A metà gennaio l’agenzia ufficiale russa Tass dà notizia della sua vaccinazione. “È stato frutto di uno spiacevole leak”, continua l’ambasciatore. “La sera del 18 gennaio ho tenuto una videoconferenza per alcuni Rotary Club di Bari, alla fine della quale, rispondendo alla domanda di un socio, ho effettivamente affermato che mi ero vaccinato e non avevo avuto effetti collaterali avversi. Questa frase è stata da qualcuno riportata senza il mio consenso alla Tass, che non figurava certo tra gli invitati alla videoconferenza”.

Come già sottolineavamo allora su Formiche.net, quelle parole rappresentavano una ghiotta preda per la rapace propaganda russa.

“Ovviamente non potevo smentire la notizia”, continua l’ambasciatore. “Ma mi sono ben guardato dall’accettare le innumerevoli richieste di intervista ricevute da testate giornalistiche, radiofoniche e televisive russe”. La ragione è semplice: “Ero consapevole del rischio di strumentalizzazione di quanti giocano qui in Russia la partita geopolitica dei vaccini”.

L’ambasciatore Terracciano si congeda con una riflessione che è anche un suo auspicio. “Detto tutto questo, nemmeno condivido l’atteggiamento di quanti decidono di giocare comunque quella partita geopolitica, con atteggiamento speculare a quello adottato da alcuni in Russia, invece di lasciare agli esperti la valutazione dello Sputnik V, come degli altri vaccini, e promuovere la creazione di un’alleanza globale per sconfiggere il Covid-19”.

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