Perché Roma è un luogo privilegiato per lo spionaggio e perché è molto complesso esercitare controspionaggio nelle organizzazioni internazionali. L’opinione di Giuseppe Pennisi
Sul quotidiano Il Messaggero del primo aprile, Alessandro Orsini, direttore dell’Observatory on International Security, Luiss, ha riassunto, con un acuto editoriale, come Roma sia un luogo quasi ottimale per lo spionaggio internazionale. L’Italia è elemento importante dell’Alleanza Atlantica e proprio la nostra capitale ospita il Defense College della Nato. Abbiamo postazioni militari, ed anche missilistiche, degli Stati Uniti sul nostro territorio. Abbiamo avuto, ed in parte abbiamo ancora, forze politiche che guardano a Mosca, e forse anche a Pechino, per rapporti privilegiati e supporto.
Che le ambasciate siano spesso nidi di spie non è una novità: lo scriveva Roger Peyrefitte oltre settanta anni fa nel libro Les Ambassade e nel suo seguito La Fin des Ambassades. Roma è luogo privilegiato perché i maggiori Stati hanno tre rappresentanze diplomatiche: una presso la Repubblica italiana, una presso la Santa Sede ed una presso le tre organizzazione agroalimentari delle Nazioni Unite (Fao, Pam, Ifad) che hanno la loro sede centrale nella capitale italiane.
A Roma – pochi lo sanno – tra sedi centrali e rappresentanze ci sono oltre cinquanta organizzazioni internazionali di vario ordine e grado. Il controspionaggio riesce a tener d’occhio abbastanza bene lo spionaggio collegato ad ambasciate. Un esempio, alla fine degli anni ottanta, mentre l’Urss si sbriciolava, un mio compagno di studi americano (e carissimo amico) venne a Roma. Ha sempre lavorato per la Cia, per molti anni come economista dell’ufficio studi e poi in ruoli di direzioni operativa. È stato sempre riservatissimo sul suo lavoro. Ha passato due settimane a casa nostra. Poi mi disse che dato che il suo incarico si sarebbe prolungato, si trasferì in un residence dalle parti di Via Veneto. Mi disse che era ufficialmente a Roma come medico per l’ambasciata. Era chiaro che faceva ben altro. La mia supposizione era che indagasse su triangolazione su qualche dipendente infedele (non necessariamente americano) dell’ambasciata, servizi di vari Paesi e spie. Ovviamente non chiesi e non seppi mai nulla.
È molto più difficile seguire quello che avviene nelle organizzazioni internazionali. Un esempio, per diversi anni, a ragione delle mie funzioni in Banca Mondiale avevo stretti rapporti con l’Unesco, la cui sede centrale è a Parigi. Avevo sviluppato rapporti di colleganza e simpatia con un mio coetaneo (eravamo ambedue giovani) sovietico che dirigeva una divisione dell’organizzazione: la moglie lavorava all’ambasciata dell’Urss ed era figlia di un importante generale. Con la perestrojka e la glasnost, questo collega lasciò l’Unesco e ne persi traccia. Salvo a incontrarlo per caso sempre a Parigi una ventina di anni fa e da lui essere affettuosamente invitato a cena a La Coupole, il più noto (ed il più caro) ristorante di crostacei di Boulevard Montparnasse. Mi raccontò che anche grazie alla sua amicizia con Putin (sic!), aveva riottenuto le proprietà terriere dei suoi avi in Georgia ed ora viveva tra Mosca, Parigi e Londra perché operava nel mercato del tabacco. Probabilmente a latere svolgeva anche qualche incarico riservato come aveva verosimilmente fatto quando, su designazione dell’Urss, era diventato giovane dirigente dell’Unesco.
Molto complesso esercitare controspionaggio nelle organizzazioni internazionali. Chi e come può indagare su eventuali azioni di spionaggio che partano dalla Fao, ormai feudo della Repubblica Popolare Cinese ed il cui direttore generale è stato per lustri il direttore del settore agricoltura del Partito Comunista Cinese?
Perché Roma è un luogo privilegiato per lo spionaggio e perché è molto complesso esercitare controspionaggio nelle organizzazioni internazionali. L’opinione di Giuseppe Pennisi
Forse in pochi se ne sono accorti ma a differenza di tutti i governi precedenti, l’esecutivo di Draghi ha adottato 9 decreti-legge, tutti pubblicati in Gazzetta entro 3 giorni al massimo, ma addirittura 7 il giorno stesso, come prescrive la legge
Dopo il nuovo attentato a Washington DC il clima è teso ma ben diverso da quello di gennaio, spiega a Formiche.net Antonio Di Bella, corrispondente Rai a Washington, già direttore di Rai News 24 e Rai 3. Cronaca di un Paese profondamente diviso, ma sulla via della ricostruzione
L’Italia è un Paese atlantico, “a metà”. Angelo Panebianco, politologo dell’Università di Bologna e firma del Corriere, spiega l’irresistibile fascino di Putin sulla politica italiana. Dai silenzi dem alla love story leghista, ecco perché neanche una spy story nel cuore di Roma suscita indignazione
L’ex presidente dell’Autorità dei trasporti Andrea Camanzi (membro del Gruppo dei 20) spiega le sfide nell’adozione del Pnrr nel settore dei trasporti, che sarà oggetto e attore delle due transizioni della nostra epoca, ecologica e digitale. Efficienza, politica industriale, investimenti dei privati e trasporto pubblico
Da qualche mese si è acceso in Italia un dibattito sull’impennata dei risparmi degl’italiani. Con molti commentatori che si sono allineati allo sport generale di soffiare sul fuoco di problemi distributivi che possono diventare socialmente esplosivi. Un gioco pericoloso; da stoppare prima possibile. Vale forse la pena ricordare che il risparmio è reddito non consumato; e l’aumento dei risparmi può…
Missili ipersonici, testate a bassa intensità e nuove dottrine. L’attuale regime di controllo degli armamenti appare superato dall’evoluzione delle dottrine geo-strategiche e dagli sviluppi tecnologici. Occorrerà elaborare una seria analisi dei mutamenti in atto. Dal numero di Airpress di marzo, l’analisi di Davide Urso, esperto di geopolitica, strategie nucleari ed energia
Ricordare Alcide De Gasperi, padre della patria e dell’Unione europea, a 140 anni dalla sua nascita, non è vuoto esercizio di memoria ma stimolo a recuperare la sua eredità politica di fronte alla sfida della pandemia. E una lezione: senza unità nazionale non c’è sviluppo. Il commento di Vincenzo Scott, Dc della prima ora, già ministro degli Esteri e dell’Interno
Chi si aspettava un nuovo gruppo sovranista, un asse Roma-Budapest-Varsavia, è rimasto deluso. La gita di Matteo Salvini con Orban e Morawiecki si è risolta in un ritrovo fra (quasi) amici. E il matrimonio non s’ha da fare, per dieci motivi. L’analisi di Paolo Alli
È l’ex premier la persona giusta per portare a termine la riconversione green del Movimento Cinque Stelle? Corrado Ocone valuta le sue ultime mosse