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Forse adesso è davvero il momento di Jerome Powell. Il presidente della Federal Reserve, imposto al vertice della Banca centrale nel 2018 al posto di Janet Yellen dall’allora capo della Casa Bianca, Donald Trump, salvo poi venire impallinato a più riprese a mezzo Twitter dallo stesso Trump per via delle resistenze di Powell al taglio dei tassi, si gioca il bis. L’ultimo a riuscirci è stato Ben Bernanke, governatore dal 2006 al 2014, l’uomo che gestì la grande crisi dei sub-prime e il dramma di Lehman Brothers.

In questo momento la politica monetaria è importante come non mai negli Stati Uniti. La fase ultra-accomodante, fatta di tassi prossimi allo zero e mastodontici acquisti di debito sta lentamente passando la mano a un approccio senza dubbio flessibile ma in grado di aprire la strada a una stretta monetaria. In gioco ci sono i piani pandemici di Joe Biden, ora fermi al Congresso americano, dove pochi giorni fa lo stesso Powell è stato ascoltato. Con migliaia di miliardi di denaro nell’economia reale, un surriscaldamento dei prezzi e dunque dell’inflazione è assicurato. E Powell può decidere se raffreddare il tutto, mandando a picco i mercati, oppure no.

C’è chi vuole un Powell-bis (il mandato scade a febbraio) e sono i democratici. Brad Sherman, rappresentante californiano alla Camera ha rivelato che il grosso degli esponenti del suo partito ha chiesto allo stesso Biden di riconfermare Jerome Powell per un secondo mandato. “Ho vissuto due crisi economiche: il 2008 e il 2020. E il 2020 è stato gestito molto meglio”, ha detto Sherman al Financial Times. “Rassicurare le persone in un momento in cui abbiamo a che fare con il Covid e un certo livello di inflazione è una buona idea”.

Insomma, i democratici lavorano per convincere Biden a riconfermare Powell. Il quale, ha detta di loro, ha dato una risposta all’altezza della pandemia, stabilendo un nuovo quadro politico che promette bene. Chissà cosa diranno i repubblicani, che negli anni dell’amministrazione Trump hanno duramente criticato il governatore, restio a un taglio dei tassi per permettere l’ingresso di nuovi capitali nell’economia. E poi c’è quella stretta monetaria molto temuta dai repubblicani, tradizionalmente vicini a Wall Street ma ostili a un eccessivo intervento pubblico nell’economia. Insomma, la partita è apertissima.

Mentre la politica fa i suoi giochi però, Powell traccia la mappa monetaria dei prossimi mesi. “La Banca centrale intende aggiungere un potente supporto all’economia fino ad un completo ripristino ed è ancora lontana dal valutare la soglia di riduzione dell’acquisto di bond, tuttavia fornirà un margine di preavviso prima di ridurre l’acquisto delle obbligazioni”, ha chiarito al Congresso. Tuttavia la Fed è “pronta ad adeguare la sua politica se l’inflazione aumentasse troppo”.

Dopo Powell, ancora Powell. I democratici pressano Biden per il bis

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