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Parola chiave tenacia, come sottolineato dal presidente Mattarella, la stessa che ha portato le donne nel tempo ad annullare pesanti disuguaglianze e discriminazioni. Tenacia ma anche empatia e radicalità del punto di vista, dello sguardo e della capacità di narrare e interagire nelle esperienze di donne impegnate in ruoli di comunicazione pubblica e istituzionale. È stato questo il leitmotiv dell’incontro online di oggi organizzato dall’Associazione italiana della comunicazione pubblica e istituzionale.

Tra i partecipanti, moderati da Marco Magheri, segretario generale Comunicazione Pubblica, Roberta Leone, portavoce del ministro per le Pari opportunità e la famiglia, Stefania Divertito, portavoce del ministro per la Transizione ecologica, Leada Guidi presidente Comunicazione Pubblica, Silvia Grassi consulente della comunicazione istituzionale della giustizia amministrativa, Cinzia Raimondi capo servizio del cerimoniale del Quirinale e Pier Virgilio Dastoli, presidente Movimento europeo Italia.

LE DONNE COME MOTORE DEL CAMBIAMENTO

Una comunicazione pubblica femminile plurale che non può essere veramente inclusiva, sostenibile, abilitante ed etica se non assume in sé il protagonismo e lo sguardo della metà del paese, le donne, come ha affermato Leda Guidi. L’Associazione italiana della comunicazione pubblica e istituzionale di cui è presidente, infatti, mette in atto la parità di genere a partire dalla governance e si impegna ad immaginare azioni e iniziative che facciano della parità un’azione fondata e continua.

Da questo punto di vista, l’auspicio con cui si è aperto l’incontro è che l’8 marzo non resti un rituale ma una spinta contro l’arretramento dei diritti. Il tema della gender equality è al numero cinque degli Obiettivi di sviluppo sostenibili delle Nazioni Unite. Una comunicazione pubblica responsabile, trasparente e gender sensitive – ha sottolineato Guidi – è funzionale al cambiamento culturale, al rinnovamento delle organizzazioni pubbliche e anche al raggiungimento degli Obiettivi Onu.

Il Next Generation Eu guarda al superamento del gap di genere come a un obiettivo centrale, che andrà inserito nei piani di investimento dei singoli paesi sotto forma di strumenti atti a ridurre il divario. Le donne, infatti, si sono trovate più esposte alle difficoltà di fronte alla pandemia e in questo senso tra gli obiettivi principali del piano europeo di ripartenza non può mancare accanto alla transizione verde e digitale, l’attenuazione dell’”impatto sociale ed economico della crisi, in particolare sulle donne”.

Nella comunicazione le donne hanno un valore aggiunto rispetto agli uomini, un campo dove empatia e aspetto emozionale sono importanti, ha ricordato Pier Virgilio Dastoli presidente Movimento europeo Italia.

UN ACCENTO SU PARITÀ ED EGUAGLIANZA

Nel titolo dell’incontro si parla di femminile plurale e questo è il faro che dovrebbe orientare le politiche sulle pari opportunità, il tema di garantire una effettiva pluralità, ha affermato Roberta Leone portavoce del ministro per le Pari opportunità e la famiglia, ricordando la necessità di un’acquisizione paritaria dell’informazione. Al fine di raggiungere una spinta egualitaria nell’accesso ai diritti è necessario dare gli strumenti che permettano a tutti di partire dallo stesso nastro di partenza.

Da un lato occorre approfondire e rafforzare il senso di comunità, dall’altro rappresentare il tema della differenza valorizzandola come ricchezza e garantendo che questa abbia una legittimazione con uno spirito di comunità. Leone ricorda che se quando ha iniziato questo lavoro in molti le dicevano che il tema delle pari opportunità non si trovava al primo posto delle agende, la pandemia ha ribaltato dolorosamente il peso di questo tema.

E anche la cronaca necessita di una strategia e di un lavoro che guardi al futuro. Durante la pandemia è stata molto utile una buona sinergia tra i diversi soggetti coinvolti nel contrasto alla violenza. L’obbligo di restare a casa ha rappresentato per gran parte delle persone un modo per sentirsi maggiormente al sicuro, ma per molti altri ha significato un peggioramento a causa della violenza tra le mura domestiche.

Nel contrasto alla violenza, ha detto Roberta Leone, ci sono numerosi attori in campo, che anche in maniera silenziosa continuano a mettersi a disposizione delle donne. Ma questo tipo di lavoro va raccontato perché ha un effetto moltiplicatore, il vero obiettivo può essere raggiunto solo lavorando insieme. E c’è “tanto, tantissimo da fare”.

SVILUPPO SOSTENIBILE E TRANSIZIONE ECOLOGICA

Il lavoro sulle tematiche ambientali il più delle volte non è soltanto una professione ma rappresenta in primis una scelta di vita. È stato così per Stefania Divertito, portavoce del ministro per la Transizione ecologica, che lo racconta come un percorso quasi inevitabile che ha intrapreso con molta attenzione sentendo su di sé la responsabilità di assolvere a quello che è un servizio pubblico.

Parola d’ordine “transmodalità”, l’approccio lavorativo è multidisciplinare così come deve essere la narrazione del percorso verso la transizione ecologica e l’utilizzo di tutti i codici narrativi possibili. Infatti, ha ricordato Divertito, l’obiettivo ambizioso impone la necessità di arrivare a più persone possibile e la nuova impostazione di comunicazione, spostata unicamente su profili istituzionali, richiede una serie di scelte di base per coinvolgere maggiormente i cittadini più giovani.

Se il percorso viene fatto unicamente dalle istituzioni e il cittadino non si sente ingaggiato in questa sfida gli obiettivi non verranno mai raggiunti. In questo senso è necessaria la cooperazione tra tutti i modelli di comunicazione disponibili per raccontare ambiente e transizione ecologica.

Sul tema della parità di genere, Stefania Divertito si è posta spesso una domanda: sarebbe riuscita a sostenere ugualmente i ritmi del suo lavoro se avesse avuto una famiglia e dei figli? E ha sottolineato come non sia necessario dare una risposta, il semplice fatto che si debba porre questa domanda implica che ci sia ancora tanto lavoro da fare.

GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA

“La declinazione femminile plurale, mai come in questa giornata ha un senso importante, perché noi donne dobbiamo fare le equilibriste tra la conciliazione dei tempi del lavoro e le esigenze di cura della famiglia” ha affermato Silvia Grassi, consulente della comunicazione istituzionale della giustizia amministrativa. Ai tempi della pandemia il nome Tar è conosciuto da tutti, e non più solo dagli addetti ai lavori. Ma è stato anche un periodo particolarmente complicato dal punto di vista della comunicazione con oltre 300 ricorsi oppositivi su cui si è pronunciato il Tar del Lazio da inizio pandemia a oggi.

Nella comunicazione giudiziaria il fattore tempo è molto importante e ci sono tempi diversi tra le notizie ricevute dai giornalisti e gli iter giudiziari. Come tutti, quindi, anche la comunicazione giudiziaria ha dovuto operare in una situazione di emergenza.

Un altro grande problema riguarda l’oscuramento e l’imposizione da parte del Gdpr della cosiddetta anonimizzazione dei nomi propri. È necessario conciliare la comunicazione con la tutela della privacy, ha ricordato Grassi.

RAPPRESENTANZA PUBBLICA E PROTOCOLLO

Se il termine cerimoniale rinvia agli atti e alle regole, la parola comunicazione ha un’origine ben più complessa partendo dallo ius comunicandi e dal significato che si porta dietro il comunicare, assumendo nel tempo un’accezione di scambio e una sempre maggiore prossimità rispetto a ciò che si va a comunicare. Questa l’analisi di Cinzia Raimondi, capo servizio del cerimoniale del Quirinale, la quale ha sottolineato che quando si parla di cerimoniale si parla anche e soprattutto di comunicazione.

Il cerimoniale non è altro che un grandissimo processo di comunicazione fatto di uno scambio di gesti, esternazioni, emozioni e sentimenti che trovano una rispondenza verso i destinatari. E in questo senso rappresenta un processo virtuoso che innesca con i suoi interlocutori una sorta di dimensione sociale della comunicazione.

La storia e il valore identitario dell’ente costituzionale non devono essere persi nel processo di organizzazione, la cerimonia, ha ricordato Raimondi, non è altro che la comunicazione o i messaggi che l’organo protocollare vuole esprimere. Sotto questo punto di vista l’amministrazione, e in particolare il servizio del cerimoniale, si è impegnato per sviluppare sofisticate tecniche legate all’organizzazione e alla ricerca di forme di comunicazione con l’esterno sempre più rapide e che abbattano i muri legati alla difficoltà dell’approccio comunicativo.

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