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Dopo la pandemia ci aspettano i nuovi anni ruggenti? Cent’anni fa la fine dell’influenza spagnola lasciò il posto ad un decennio di ottimismo sfrenato, espansione industriale, euforia collettiva e spensieratezza smodata. In tanti oggi si chiedono se dopo il Covid succederà lo stesso. Per dare una risposta certa è ancora troppo presto ma ci sono già alcuni segnali che lasciano intravedere un nuovo scenario.

Basta infatti passeggiare per le strade delle nostre città oppure entrare in un ristorante qualsiasi da Nord a Sud per rendersi conto che qualcosa è repentinamente cambiato nello stato d’animo degli italiani. L’inversione di tendenza ha una data precisa: lo scorso 16 aprile quando Mario Draghi, costretto a mediare tra le perplessità della comunità scientifica e le fughe in avanti di alcune forze di maggioranza, traccia la strada per la progressiva riapertura del Paese.

E così l’annuncio del premier “accende l’interruttore” della speranza nella testa di milioni di cittadini e, per una sorta di effetto a cascata, si impenna anche la fiducia nella situazione finanziaria nazionale. Una fotografia che emerge chiaramente dalle ultime rilevazioni Istat ed Swg.

Entrambi gli istituti registrano infatti un vero e proprio boom dell’ottimismo tra la fine di aprile e il mese di maggio. L’indice Istat sul clima economico balza in avanti da quota 91.6 a 116.2 e, allo stesso modo, la percentuale di intervistati da Swg convinta che la condizione del Paese migliorerà cresce di oltre dieci punti (dal 17% al 28%).

Dunque i numeri parlano chiaro: il combinato disposto rappresentato dall’accelerazione della campagna vaccinale e dall’allentamento delle restrizioni fa apparire più roseo il futuro e più vicina l’uscita dal tunnel della pandemia. Percezioni peraltro suffragate dalle aspettative del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco secondo cui la crescita del Pil italiano nel 2021 potrebbe superare ogni previsione, con un rimbalzo superiore al 4%.

Ma quali sono le conseguenze politiche del nuovo clima che si respira nel Paese? E soprattutto chi ne riuscirà a trarre maggior beneficio?

Di fronte a questi numeri si palesa la possibilità di uno stravolgimento dello schema politico a cui la storia più recente ci ha abituati. Negli ultimi anni infatti, salvo rare eccezioni, l’elettorato europeo ha punito sonoramente i governanti uscenti e la riconferma è diventata un miraggio per la maggior parte degli incumbent di qualsiasi colore politico. Giusto per fare qualche nome tra i più noti: Francois Hollande, David Cameron, Matteo Renzi ed Alexis Tsipras.

Si è così assistito ad un ribaltamento della celebre massima andreottiana con il potere che non soltanto non si è tradotto in alcuna garanzia di successo elettorale ma anzi è finito per logorare chi ce l’ha (ed anche abbastanza rapidamente). D’altronde di fronte ad una crisi economica senza fine e a vincoli di bilancio sempre più stringenti i leader europei hanno fatto enorme fatica a sbandierare con convinzione e credibilità i risultati ottenuti.

Quelli appena trascorsi sono stati invece anni di vacche grasse per le opposizioni che hanno tratto il massimo vantaggio da un elettorato alla costante ricerca della novità. Si pensi alle elezioni politiche italiane del 2018, che hanno suggellato il trionfo populista dell’M5S e della nuova Lega di Salvini dopo anni passati ad “erigere barricate”, certificando al contempo una sconfitta rovinosa per il Pd logorato da una lunga stagione di potere.

Adesso però le cose potrebbero cambiare. Chi detiene le redini del governo dopo molto tempo potrebbe così passare nuovamente all’incasso, beneficiando della retorica della ripresa e degli spiragli di fiducia che si aprono nell’opinione pubblica. Un antipasto di quello che potrebbe verificarsi è arrivato dalle elezioni suppletive britanniche di inizio maggio con l’avanzata dei conservatori di Boris Johnson capaci espugnare diverse roccaforti laburiste. Una tornata elettorale che ha dunque premiato il primo ministro che sta gestendo, al netto delle difficoltà, con piglio deciso la fase della ripartenza.

Qualcuno però potrebbe obiettare che oggi in Italia a volare nei sondaggi è l’unico partito di opposizione al governo di unità nazionale. Ma senza voler negare i successi recenti di Giorgia Meloni è però altrettanto importante sottolineare che l’atteggiamento scelto da Fratelli d’Italia è lontano anni luce dalla levata di scudi a cui abbiamo assistito in Parlamento negli ultimi anni. “Un’opposizione con spirito collaborativo” come l’ha definita la leader di FdI, che peraltro ha da poco incontrato Mario Draghi, ben consapevole del forte consenso di cui il premier attualmente gode nel Paese.

Consenso che è ben evidente in questa rilevazione Swg delle ultime ore.

Insomma, dopo un ciclo vittorie elettorali costruite sulla paura e sul pessimismo economico, il ruggito dell’ottimismo potrebbe tornare protagonista nella politica post-pandemia.

Governare porta voti? Ora sì (non succedeva da anni). Il barometro di Arditti

Negli ultimi anni, salvo rare eccezioni, l’elettorato europeo ha punito sonoramente i governanti uscenti e la riconferma è diventata un miraggio per la maggior parte degli incumbent di qualsiasi colore politico. Adesso però le cose potrebbero cambiare. Chi detiene le redini del governo dopo molto tempo potrebbe passare all’incasso. Il barometro di Roberto Arditti con i numeri di Swg

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