Skip to main content

Ancora una zampata del Dragone sulla finanza nazionale. L’ennesima dimostrazione di come in Cina sia in atto da diversi mesi una vera e propria stretta statale sulla sulle grandi aziende private. Nel mirino, nemmeno a dirlo, c’è ancora lui, Jack Ma, il più famoso imprenditore cinese al mondo. Dopo il clamoroso stop di fine anno alla gigantesca Ipo di Ant, braccio finanziario di Alibaba, nulla è stato più come prima.

Da quel momento è stata un’escalation di indagini, strette normative, crolli in Borsa, culminati con la trasformazione, forzosa, di Ant in una holding dopo un accordo tra Ma e i regolatori cinesi per scongiurare la nazionalizzazione del gruppo. Tutte operazioni, come raccontato nei giorni scorsi da Formiche.net, non certo prive di effetti collaterali (la parziale eliminazione del monopolio di Alibaba sui pagamenti ha di fatto portato a un innalzamento dei tassi sulle transazioni). Ma qualcuno, a Pechino, non deve essere soddisfatto e vuole di più.

Lo dimostra la nuova entrata a gamba tesa. Stavolta il campo di battaglia sono i prestiti concessi dalle grandi fintech, tra cui Alibaba e le sue controllate, per mezzo di accordi con le banche tradizionali. Come noto le piattaforme virtuali erogano prestiti e mini-finanziamenti grazie ai soldi a loro volta prestati dagli istituti, fungendo da veicolo. Ora però le cose stanno per cambiare, come annunciato nel fine settimana dalla China Banking and Insurance Regulatory Commission.

A partire dal prossimo anno, per ogni prestito concesso a famiglie e imprese, la società che funge da intermediario dovrà contribuire con una quota non minore al 30% dell’intero prestito. Come ha sottolineato il Financial Times, l’obiettivo finale è limitare la quantità di capitale che le banche commerciali possono impegnare per il prestito erogato online in collaborazione con le piattaforme tecnologiche.

La mossa non è casuale e arriva in un momento di grandissima sofferenza per il sistema del credito cinese. Alle prese con un’ondata di prestiti inesigibili, complice la pandemia e la crisi globale, che sta rendendo molto difficile la restituzione dei finanziamenti da parte di imprese e famiglie. Al punto che, solo nel 2020, le banche cinesi hanno fatto pulizia nei bilanci per quasi 300 miliardi di crediti deteriorati. Ma non sembra essere stato sufficiente per alleggerire i conti delle banche nazionali, e allora tocca chiamare in causa le grandi aziende del fintech.

Le conseguenze di questa stretta saranno pesanti per l’intero settore finanziario privato cinese. Per due ragioni. Primo, se ogni società deve contribuire al prestito erogato, l’impatto sul capitale delle medesime è garantito, con ripercussioni importanti anche sul valore delle aziende, molte delle quali quotate in Borsa. Secondo, sarà pressoché impossibile evitare di riscrivere il proprio business. Il grosso delle fintech, infatti, ha tra i propri servizi proprio la concessione di prestiti bancari, in accordo con gli istituti. Una simile imposizione rischia ora di generare una messa in dubbio del business.

“Ant è destinata a subire delle conseguenze sul suo valore a causa delle nuove regole”, ha spiegato  Wong Kok Hoi, fondatore di ApsAsset Management. Regole che “potrebbero anche costringere le società a operare più come banche commerciali che come fintech”. Insomma, un cambio strutturale di natura industriale. Secondo Bruce Pang, capo economista presso la China Renaissance Securities, “le piattaforme di prestito online dovrebbero raccogliere più capitali per finanziare il contributo imposto sui prestiti erogati. Fino a poco tempo fa Ant aveva finanziato solo il 2% dei suoi prestiti”. Ora non sarà più così.

La Cina sferra un altro colpo ai giganti del fintech. Cosa cambia nel settore

Dopo lo stop all’Ipo di Ant e la parziale eliminazione del monopolio di Alipay sui pagamenti, arriva un altro duro colpo alla finanza privata cinese. Ogni prestito erogato dalle piattaforme fintech dovrà essere co-finanziato dalle stesse aziende, per alleggerire i conti delle banche tradizionali, nei guai a causa degli npl. Ora rischiano un crollo del valore

Amerigo Vespucci e non solo. Storie dal mare nel libro “Noi siamo la Marina”

Di Alessandro Busonero

“Da novanta anni forgia lo spirito dei marinai, incanta il mondo intero per la sua bellezza, simbolo della navigazione a vela”. È l’Amerigo Vespucci, la Nave scuola della Marina militare, che da nove decenni solca i mari di tutto il mondo, raccontato da Anita Fiaschetti, autrice di “Noi siamo la Marina”, il nuovo libro dedicato alla Forza armata

Sicurezza e sviluppo (in)sostenibile. Il caso di Barcellona

Di Antonino Vaccaro

Giorni di violenza nella città spagnola per l’arresto del rapper Pablo Hasél. Ma la sicurezza nell’area metropolitana di Barcellona è al centro dell’attenzione degli specialisti da tempo. L’intervento di Antonino Vaccaro, professore ordinario e direttore del Center for Business in Society presso lo IESE Business School di Barcellona, membro del comitato scientifico e presidente della commissione per l’internazionalizzazione della Società italiana di Intelligence

La protesta delle donne europee partite per unirsi all'Isis e ora recluse in Siria

Nei centri di detenzione Al Hol e Roj, al nordest della Siria, l’80% sono donne e bambini, molti dei quali di cittadinanza francese e di altri paesi europei. Vivono in condizioni degradanti e in attesa di processo. In Francia, dove l’opinione pubblica è molto dura nei loro confronti dopo gli attentati terroristici, il governo propone di processarli nei territori dove hanno commesso i reati. Lo sciopero della fame e la richiesta degli esperti delle Nazioni Unite

Turismo italiano 2021. La crisi annunciata

Riuscirà il neo ministro Garavaglia a mettere mano a uno dei settori più colpiti dalla pandemia, assieme a tutta la filiera ad esso collegata? Con la chiusura delle regioni e lo stop nei fine settimana, il blocco del turismo sembra proseguire ancora anche nel 2021

Apertura agli Usa, pressioni su Onu e Ue. La linea iraniana sul nucleare

L’Iaea e Teheran hanno raggiunto un accordo tecnico temporaneo per collegare le posizioni per mantenere il livello necessario di monitoraggio e verifica. L’Iran va avanti con violazioni e pressioni, ma lascia la porta aperta al dialogo e il ministro degli Esteri annuncia che parteciperà a un “incontro informale” con Usa e Ue. Il punto è far coincidere agende e priorità

L’Ue dice no al forum di democrazie anti Cina. C’è lo zampino di Merkel?

Dall’Ue filtrano dubbi sull’alleanza di democrazie (D-10) pensata da Biden e Johnson per arginare la Cina. Ma dietro i sussurri della diplomazia europea ci sono Merkel e Macron. Ecco perché

Egitto e Israele saranno collegate da un gasdotto. Ecco a chi (non) piace

Israele ed Egitto continuano a espandere la loro cooperazione sulle questioni del gas naturale, mentre la regione del Mediterraneo orientale cerca un riassetto verso un equilibrio tattico. Il messaggio al nuovo presidente statunitense Joe Biden: disponibilità a disinnescare le tensioni nella regione

Chi è Pietro Serino, nuovo capo di Stato maggiore dell'Esercito

Il Consiglio dei ministri presieduto da Mario Draghi ha scelto il successore di Salvatore Farina. È Pietro Serino, attuale capo di gabinetto del ministro della Difesa. A lui il compito di guidare l’Esercito nell’atteso processo di modernizzazione della forza terrestre, nonché nell’operazione logistica già in corso per la distribuzione del vaccino

×

Iscriviti alla newsletter