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I soldi del Next generation Eu devono essere utilizzati per sostenere la transizione digitale ed ecologica del Paese. Lo chiedono i manager italiani, intervistati dall’Osservatorio 4. Manager sul tema della sostenibilità competitiva, presentata oggi in occasione del web talk Il valore della sostenibilità. Impatti strategici e strumenti operativi per imprese e manager, organizzato da Federmanager in collaborazione con 4.Manager ed Esgr.

Evento al quale hanno preso parte il padrone di casa Stefano Cuzzilla, presidente Federmanager, Francesco Rutelli, presidente Anica, Anica Academy e Soft Power Club e Maria Cristina Piovesana, vice presidente Confindustria con delega all’ambiente, sostenibilità e cultura. Degli impatti strategici e degli strumenti operativi per realizzare la sostenibilità in azienda hanno invece discusso Vincenzo Donnamaria, socio fondatore network Pactum, e Alessandro Lanza, direttore fondazione Eni – Enrico Mattei, università Luiss Guido Carli.

TRA ECOLOGIA E DIGITALE 

L’indagine, rivolta a 954 manager iscritti a Federmanager nei primi giorni di febbraio, fa seguito alla precedente ricerca condotta tra i mesi di ottobre e novembre 2020 su altri 1.121 manager iscritti alla Federazione. Rispetto a tre mesi fa, emerge un significativo aumento dell’urgenza attribuita al tema della crescita economica, ritenuto urgente dal 58,7% del campione intervistato, con + 19,8% di importanza data dai manager. Ma come dovranno essere investite quindi le risorse del Recovery Fund?

Innanzitutto, dicono i manager italiani, puntando con decisione sulla digitalizzazione. Le prime tre priorità indicate dai manager riguardano infatti la digitalizzazione avanzata della Pa e dei servizi (per il 74,6% del campione, +3,2 rispetto alla precedente rilevazione), l’adattamento dei sistemi educativi per supportare le competenze digitali (per il 53,0% degli intervistati) e poi la diffusione in tutte le regioni italiane di fibra e 5G per imprese, famiglie e Pa (per il 47,1%, dato che sale al 52,9% per gli intervistati che lavorano nelle pmi). Dalla rilevazione emerge inoltre un significativo 43% di manager che pensa agli incentivi per efficienza energetica ed energie rinnovabili come priorità di investimento, a testimonianza di quanto la sostenibilità ambientale ed energetica sia ormai consolidata come pilastro delle prospettive di sviluppo.

UN CONSIGLIO A DRAGHI

Il presidente di Federmanager Cuzzilla è stato se possibile ancora più esplicito. “Percepiamo una maggiore preoccupazione verso l’andamento economico: è il segnale che, dopo la prima emergenza, stiamo attraversando la fase acuta della crisi. I manager mostrano però di avere ben chiare le soluzioni: nel breve termine, sanare il gap tecnologico che esiste nel sistema, non solo nel mondo dell’impresa. Nel medio termine, riconvertire le produzioni verso modelli più sostenibili, che sono gli unici destinati a ripagare l’investimento e a far ritornare competitivi”.

D’altronde, per due manager su tre non adeguarsi ai paradigmi della sostenibilità comporta minori spazi di mercato (67,1%), ma anche “forti limitazioni operative a causa di normative sempre più rigorose” (per il 66,5%) e “minore accesso ai finanziamenti” (per il 40,1%, +7,9% rispetto alla precedente rilevazione). “La scelta del governo Draghi di istituire due ministeri dedicati alla transizione digitale e a quella ecologica risponde a un fabbisogno presente nel Paese”, ha chiarito Cuzzilla per il quale “occorre uno sforzo trasversale per produrre il cambiamento auspicato. E siamo felici di vedere alla guida di questa missione due manager di esperienza, come Colao e Cingolani. Servono competenze manageriali, quelle che si basano su programmazione, pianificazione, esecuzione, controllo e rendicontazione, per trasformare il Recovery plan in una opportunità concreta di sviluppo”.

SOSTENIBILE, SI GRAZIE

Per Maria Cristina Piovesana, “i dati riportati nel rapporto confermano un trend consolidato. Secondo le imprese lo sviluppo in senso sostenibile non è solo un processo ormai divenuto ineludibile, ma è anche una grande opportunità per aumentare la competitività. Nel breve periodo – continua Piovesana – la transizione green implica vincoli più stringenti all’attività industriale e impone maggiore impulso agli investimenti, quindi, in questo senso, rappresenta una grande occasione di rigenerazione industriale. È però necessario garantire una transizione armoniosa e “giusta”, riducendo al minimo gli squilibri tra competenze e posti di lavoro.

Per sviluppare il potenziale occupazionale della green economy servono giovani qualificati nei nuovi inquadramenti professionali e, allo stesso tempo, occorre aggiornare e riqualificare il personale già occupato o che è rimasto senza lavoro”.  Ancora, secondo Piovesana, le imprese sono la speranza per la sostenibilità, perché garantiscono le tecnologie in grado di favorire la transizione verde.” Dello stesso avviso Francesco Rutelli, per il quale l’Europa ha bisogno di più competitività e occupazione per uscire dalla crisi, quindi deve investire fortemente nella transizione green”.

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