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Fra i diversi fattori politici innovativi rispetto ai quali il governo Draghi ha svolto di fatto una funzione di catalizzatore, come la leadership dei 5Stelle affidata a Giuseppe Conte e la nuova leadership del Pd da parte di Enrico Letta, c’è un terzo fattore che mi sembra meriti un’attenzione maggiore di quella che ha avuto sin qui da parte della stampa. Si tratta della costituzione di una nuova potenziale forza politica al centro dello schieramento politico, che per ora prende il nome di “comitato un programma per l’Italia”, presieduto da Carlo Cottarelli e promossa da Azione di Carlo Calenda, +Europa di Emma Bonino e Benedetto della Vedova, quello che resta del piccolo partito repubblicano, più altri movimenti minori di ispirazioni liberal democratica.

Si tratta di un modello interessante, perché come ha illustrato a Repubblica Cottarelli, egli guiderà un gruppo di esperti per giungere ad un programma comune, una serie di idee e proposte tese a risolvere i problemi concreti e annosi del Paese, ma mirate anche ad una vision del futuro e a superare la logica degli improduttivi sussidi.

La presidenza Cottarelli, che ha avuto rilevanti esperienze internazionali e in Italia, da responsabile della spending rewiew e per una brevissima fase da presidente del Consiglio incaricato, autore di libri importanti sui veri problemi economici e sociali del Paese, è indubbiamente una garanzia. Occorrerà vedere il grado di reale motivazione e impegno delle forze promotrici in questa nuova forza politica di impronta programmatica, visto che Calenda è impegnato soprattutto nella sua candidatura a sindaco di Roma e tra gli ex radicali di +Europa ci sono tesi dibattiti interni in questa fase sulla democrazia interna di partito, ma indubbiamente il potenziale di una forza politica che nasce con queste caratteristiche è molto significativo.

In un Paese in cui i contenuti programmatici spesso sono facoltativi e vengono aggiunti dai partiti giusto perché sono un adempimento doveroso, una forza che nasce come un vero e proprio “partito di programma” si può porre come interlocutore forte e sfidante rispetto alle altre forze politiche, tanto più se dotata di una collocazione centrale laica e liberal democratica e di un serio e completo programma a tutto campo, come certamente Cottarelli, insieme ai suoi compagni di strada è in grado di fare.

A testimoniare i ritardi programmatici delle altre forze politiche infatti non stanno solo gli atavici ritardi dei 5Stelle, ma anche il fatto che persino un uomo del valore di Enrico Letta, nel discorso programmatico di investitura da leader del Pd non è andato aldilà di indicare come due punti prioritari del suo programma, il voto ai sedicenni e lo Ius Soli, che non mi sembrano esattamente le principali priorità programmatiche rispetto all’enormità dei problemi aperti nel Paese. Una ragione in più perché c’è più che mai bisogno di una forza laica e liberal democratica, con una forte caratterizzazione programmatica che induca le altre forze politiche, a cominciare dal Pd, in un quadro di assetti politico istituzionale in cui il governo Draghi ha una certa attenzione ai contenuti e ai programmi dell’azione politica, a misurarsi finalmente con una seria elaborazione programmatica.

Draghi e le prospettive per una forza liberal democratica. L'analisi di Tivelli

Fra i diversi fattori politici innovativi rispetto ai quali il governo Draghi ha svolto di fatto una funzione di catalizzatore, c’è un terzo fattore che mi sembra meriti un’attenzione maggiore di quella che ha avuto sin qui da parte della stampa. Si tratta della costituzione di una nuova potenziale forza politica

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