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L’inno nazionale cantato con le mani sul cuore e un ricordo struggente di Rush Limbaugh, opinionista conservatore scomparso solo pochi giorni fa. Si è chiusa così a Orlando l’edizione 2021 del CPAC, da quasi quarant’anni la più grande manifestazione dei conservatori americani. Attesa quest’anno in un clima di curiosità crescente.

Una curiosità dettata certamente dal ritorno sulla scena di Donald Trump, che ha scelto il palco della sua amata Florida per sferrare i suoi attacchi alle mosse dell’amministrazione Biden e per lanciare un messaggio molto forte a un certo establishment repubblicano che, dopo la brutta pagina di Capitol Hill, ha tentato in tutti i modi di liberarsi di lui.

Ma la curiosità, apparentemente secondaria ma nella sostanza decisiva, era dettata anche da una legittima domanda: c’è vita oltre Trump nella Destra americana?

E la risposta affermativa è arrivata forte e chiara dal palco di Orlando, su cui sono sfilati alcuni dei big a cui certamente si potrà guardare se tra qualche tempo diventassero ancora più difficili le condizioni per la ricandidatura di Trump. Segno che esiste una classe dirigente nel campo conservatore che punta ad ereditare il messaggio “America first” con cui Trump ha terremotato il panorama politico statunitense e le vecchie liturgie repubblicane.

Non poteva mancare il padrone di casa, il governatore italo-americano della Florida, Ron De Santis, che ha rivendicato i risultati della sua gestione della pandemia mirata a salvare l’economia limitando le restrizioni a cittadini e imprese.

Molto atteso anche l’intervento del senatore texano Ted Cruz, già candidato in passato alle primarie e messosi in evidenza nelle ultime settimane per la polemica con il leader repubblicano al Senato McConnell che aveva sostenuto l’impeachment contro Trump. Cruz, reduce da una grave leggerezza che ne ha in parte minato la popolarità, ha rilanciato il tema del “free speech” con un attacco frontale agli “oligarchi della Silicon Valley” che usano il web per censurare gli avversari conservatori.

Non meno duri sono stati gli interventi di altri due senatori, Josh Hawley dal Missouri e Tom Cotton dall’Arkansas, che hanno animato la platea attaccando frontalmente le élite progressiste considerate antipatriottiche perché ormai distanti dai valori fondanti della Costituzione americana.

Ma forse la vera rivelazione è stata Kristi Noem, governatrice del Sud Dakota. Non ha ancora compiuto 50 anni e sul suo profilo Twitter si definisce “moglie, madre, contadina, piccola imprenditrice”. Dal Midwest più profondo é arrivata la sua rivendicazione orgogliosa di una gestione del Covid che ha sempre tenute aperte imprese, scuole e chiese. Perché “nessun governo può privare i cittadini americani di diritti che derivano loro da Dio”. Conservatrice dai modi fermi ma gentili, è a lei che tanti nei corridoi del Cpac guardano con speranza per il 2024.

La sensazione è quindi che queste personalità reciteranno un ruolo importante nel futuro della Destra americana: con Trump ricandidato forse costituiranno la sua nuova squadra, senza Trump magari saranno rivali per la nomination repubblicana.

Questo panorama vivace conferma la centralità dell’American Conservative Union (Acu) presieduta da Matt Schlapp, con cui Fratelli d’Italia e i Conservatori europei guidati da Giorgia Meloni hanno ormai un rapporto consolidato che crescerà ancora nei prossimi mesi con nuove iniziative comuni.

[Foto dal profilo Twitter del Cpac -@Cpac] 

C'è vita oltre Trump nella destra americana? Diario dal Cpac di Fidanza (Fdi)

Di Carlo Fidanza

Donald Trump sul palco del Cpac, la più grande manifestazione dei conservatori americani. Un panorama vivace che conferma la centralità dell’American Conservative Union (Acu) presieduta da Matt Schlapp, con cui Fratelli d’Italia e i Conservatori europei guidati da Giorgia Meloni hanno ormai un rapporto consolidato. L’intervento di Carlo Fidanza, responsabile Esteri di Fratelli d’Italia e Capodelegazione FdI-ECR al Parlamento Europeo

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