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Un puzzle chiamato difesa. Il progetto legato alla futura intelaiatura europea legata alla difesa e alla sicurezza prescinde dalla guerra in Ucraina, visto che di difesa comune europea si discute da decenni. Ma è noto a tutti che l’invasione russa ha svolto una funzione di acceleratore per dinamiche che, invece, avrebbero dovuto essere registrate ben prima. Fatto sta che oggi, al netto dell’evoluzione dei tavoli diplomatici turchi e del progetto da 800 miliardi Rearm Eu proposto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen il 4 marzo scorso, il Vecchio continente è entrato in una fase (anche dal punto di vista politico) del tutto nuova, che procede in parallelo a passaggi nevralgici come le dinamiche in seno alla Nato e le interlocuzioni con l’amministrazione americana. Due gli elementi da cerchiare in rosso.

Azioni pro difesa

Il primo è di carattere politico. Allentare le restrizioni nell’ambito del quadro di investimento per la sostenibilità dell’Unione: su questa traccia si sta muovendo la Commissione europea che prova così a garantire alle aziende del settore della difesa l’accesso a maggiori prestiti da parte degli istituti finanziari. Va ricordato che già da mesi l’Ue ha messo nero su bianco la decisione di aumentare la spesa per la difesa in tutto il continente, nonostante la minaccia russa e al netto della richiesta americana circa il supporto finanziario alla Nato da parte degli stati membri. La conseguente mossa burocratica verte l’ampliamento delle possibilità di finanziamento di progetti di difesa attraverso le istituzioni comunitarie. Cresce dunque lo sforzo teso a orientare la burocrazia di Bruxelles verso una semplificazione delle procedure, anche al fine di accelerare produzioni e acquisti. E su questo piano l’Italia è alla finestra, dal momento che non solo gode di una vantaggiosa posizione mediterranea ma ha dalla sua una eccellenza tecnologica unanimemente riconosciuta in questo settore e dunque può ambire a vantaggi industriali significativi.

In questo senso si registra anche una modernizzazione dei vecchi testi fondativi dell’Unione che in qualche modo intendevano lasciare la spesa militare solo agli Stati membri, mentre dall’invasione russa dell’Ucraina in poi sono mutati schemi e paradigmi. Inoltre fino ad oggi le aziende europee del settore della difesa hanno avuto alcune difficoltà di non poco conto quanto ai criteri di investimento ambientali, sociali e di governance (ESG) della Commissione. Ragion per cui, dinanzi ad esigenze geopolitiche legate alla contingenza della sicurezza intesa in senso ampio e non solo come mero riarmo, in questi giorni nei palazzi di Bruxelles si sta riflettendo su come meglio procedere.

Intreccio Ue-Ucraina

L’intreccio con i destini dell’Ucraina è più che fisiologico, come dimostra il secondo Forum Ue-Ucraina sull’industria della difesa ospitato a Bruxelles il 12 maggio scorso, con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione e l’integrazione tra le industrie della difesa ucraine e dell’Ue. Presenti l’Alto Rappresentante Kaja Kallas e il Commissario per la Difesa e lo Spazio Andrius Kubilius, insieme al ministro delle Industrie Strategiche dell’Ucraina Herman Smetanin. Il forum ha ricevuto il sostegno della Presidenza polacca del Consiglio dell’Ue e dell’Associazione Europea delle Industrie Aerospaziali, della Sicurezza e della Difesa (ASD).

Una più stretta cooperazione tra le aziende della difesa avrà come primo risultato quello di integrare ancora di più l’industria della difesa di Kyiv all’interno della Edtib, ovvero la Base Tecnologica e Industriale di Difesa Europea, raggiungendo così un altro obiettivo strategico come l’allineamento ideale e materiale al Libro Bianco Congiunto per la Prontezza della Difesa Europea 2030. Anche rispetto al regolamento ReArm Europe Plan/Readiness 2030 l’Ucraina è allineata, così da prendere parte, tra le altre cose, anche a gare di appalto congiunte. Un modus, questo, per allargare le maglie della difesa Ue guardando alle alleanze e contemporaneamente sostenere Kyiv per il presente ma anche per il futuro. Il maggiore investitore pubblico nell’industria della difesa ucraina è l’Ue, con un investimento di 1,4 miliardi di euro mentre fino ad oggi gli Stati membri hanno erogato all’Ucraina 50,3 miliardi di euro di assistenza militare.

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