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“Un grande attore, dai tempi di recitazione invidiabili, dal quale tutti abbiamo imparato”. Carlo Verdone ricorda commosso Gigi Proietti, scomparso a 80 anni, il giorno del suo compleanno. La sua ultima “mandrakata”. E rivolge un pensiero preoccupato a ciò che gli era più caro, e che ora rischia di finire sotto la mannaia della pandemia. Il teatro, il cinema, l’arte. Ma la cultura italiana è sopravvissuta alla II Guerra Mondiale. Sopravvivrà anche a questo virus.

Carlo Verdone, l’Italia saluta Gigi Proietti. Un bravo attore di teatro e cinema. Un romano come lei. Come vuole ricordarlo?

Come un grande attore, dotato di una personalità scenica grandiosa. È in teatro che riusciva ad esprimere al meglio il suo talento, attraverso tempi recitativi invidiabili. “A Me Gli Occhi Please” fu il suo apice. Lo vidi quattro volte. Da lui non si poteva che imparare. La sua maschera assomigliava a quella di un attore da antico teatro romano. Umile, tifoso dei giovani attori, resterà una fisionomia di Roma. Quella Roma che purtroppo sta scomparendo sempre più.

Siamo alle porte di un secondo lockdown. Cinema e teatri sono chiusi, bar, ristoranti, scuole si avviano alla stessa sorte. Si poteva tenere tutto aperto con il rispetto del distanziamento?

Forse sì. Ma credo che ci sia stato un forte intervento dei virologi affinché fosse fermata la mobilità. Le ore destinate a una sala si sarebbero ridotte quasi ad uno spettacolo. Conviene tenere aperto un cinema per uno o due spettacoli soli, con pochissimi spettatori? Se si voleva dare un segnale di vita per il cinema a me sembra, con estremo dolore, che il tempo per vedere un film non sia sufficiente. Comunque i cinema sono molto più sicuri dei mezzi pubblici. Questo è il vero problema che non si riesce a risolvere.

Alcuni giorni fa ha detto: “Basta con questo Covid! Non ce la faccio più a sentirlo nominare!”. Ovviamente c’era anche un tono ironico. Alcuni hanno frainteso interpretando che lei sia contro la cautela e la prevenzione…

Ma scherziamo! Cautela e prevenzione devono essere al primo posto nei nostri pensieri. L’esternazione era un attimo di odio verso un virus che ci sta stravolgendo la vita, non riuscendo a farci capire in modo chiaro il meccanismo della sua diabolicità.

Qual è il suo sentimento ora, come cittadino e autore?

Sentimento di impotenza. O si prende con filosofia questo maledetto periodo o si impazzisce. Tutto finirà ovviamente. Nessun virus è sopravvissuto negli anni. Ma questo sembra essere duro ad estinguersi. Armiamoci di pazienza e manteniamo i nervi saldi

ll suo ultimo film, “Si vive una volta sola”, dovrà ancora attendere…

Purtroppo ipotizziamo date che dobbiamo smentire dopo due o tre settimane. Siamo nell’incertezza più totale. Il nostro obiettivo è uscire nella sala cinematografica. Ma se si va per le lunghe mi sembra inevitabile finire su una piattaforma televisiva.

Per aiutare le maestranze del settore forse bisognerebbe inventarsi una piattaforma dedicata al cinema italiano. Con dei pacchetti per le famiglie. Come uomo di scuola e di università, inoltre, proporrei di inserire il cinema italiano in programmazione come visione raccomandata (nelle scuole come PCTO), proprio per aiutare questa importante espressione della nostra cultura, in un periodo storico difficile. Finita l’emergenza i film visti a casa sui devices o tv passano in sala e il pubblico può rivederli, se lo desidera, su grande schermo. Che ne pensa?

Abbiamo una quantità immensa di film che sarebbero pronti per l’uscita. Ovvio che si creerà un intasamento. E questo intasamento potrebbe avvenire anche sulle piattaforme se i cinema non riapriranno entro 3 mesi. Si, potrebbe essere una buona idea. Ma bisogna fare i conti con gli esercenti. Non credo sarebbero disposti a proiettare un film già passato in televisione. Comunque l’idea è giusta.

Suo padre Mario Verdone, oltre che storico dello spettacolo, era scrittore e poeta. Durante la guerra, tra il 1942 e il 1945, nascosto tra le montagne del senese, come partigiano, esorcizzava quel tempo difficile scrivendo dei bei racconti. Cosa le raccontava di quegli anni e di quella esperienza? Nelle prossime settimane noi dovremmo tornare a stare di nuovo chiusi in casa. Come affronterà questo periodo?

Mio padre, nonostante la guerra, cercava di non perdere il contatto con la cultura. A Firenze e Siena aveva tanti amici pittori, registi, scrittori, attori. Cercava di restare sempre aggiornato sull’evoluzione culturale nel mondo, anche attraverso riviste e giornali proibiti dal regime che lui nascondeva accuratamente per poi condividerli con i suoi amici. Quando tornò a Roma, al Centro Sperimentale di Cinematografia, riuscì a sotterrare anche alcune pellicole del regista avanguardista sovietico Dziga Vertov, salvandole dal rogo che i nazisti volevano appiccare. Come riuscì a trovarle non lo so.

Un saluto ai lettori di Formiche.net?

Che l’anno nuovo ci porti pace, serenità e liberazione dalla solitudine cui siamo costretti.

 

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