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Il gran ballo delle candidature a sindaco di Roma entra nel vivo pure nel centrodestra. Dopo l’ultima scoppiettante settimana in casa centrosinistra con la decisione di Carlo Calenda di correre alle prossime elezioni capitoline e la freddissima reazione di Nicola Zingaretti e del Pd – che continuano a guardare in casa Movimento 5 Stelle per capire se potrà essere riproposta anche nella capitale l’alleanza giallorossa di governo –, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno avviato formalmente le interlocuzioni alla ricerca di un nome condiviso per il Campidoglio. Ieri incontro in Senato tra Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, con Silvio Berlusconi collegato in videoconferenza. Proprio il Cavaliere ha provato a calare l’asso dalla manica: l’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso, che negli scorsi mesi si era impegnato in prima persona in regione Lombardia per contribuire alla lotta contro il coronavirus.

Profilo civico, di area, dalle riconosciute doti manageriali. È questo il ragionamento alla base del nome di Bertolaso. In teoria ineccepibile. Tuttavia pare che la proposta sia stata accolta, almeno per ora, tiepidamente dagli alleati. In particolare da Matteo Salvini, come ha scritto questa mattina Carmelo Lopapa su Repubblica. D’altro canto, in occasione delle elezioni romane del 2016, i tre leader del centrodestra annunciarono la candidatura di Bertolaso, salvo poi dividersi, fino a presentarsi al voto separati: Fratelli d’Italia e Lega sostennero la corsa di Meloni mentre Berlusconi, alla fine, decise di appoggiare Alfio Marchini, con il conseguente ritiro dell’ex capo della protezione civile. Un precedente certo non insuperabile – sono passati pur sempre quasi cinque anni da allora – ma che lascia più di qualche dubbio sul buon esito dell’operazione.

Sempre in quota Forza Italia sono considerati altri due dei nomi lanciati nel corso della riunione di ieri: l’ex generale della Guardia di Finanza Giorgio Toschi e la manager e imprenditrice Luisa Todini, con un passato da eurodeputata di Forza Italia nella seconda metà degli anni ’90. Di personalità da proporre gli azzurri ne hanno numerose, anche se non è affatto detto che da questa lista possa infine uscire il candidato a sindaco della capitale. Il coordinatore romano del partito Maurizio Gasparri – nel commentare in serata l’incontro – ha citato anche Tajani, Gianni Letta, il deputato Paolo Barelli (che guida anche la Federazione italiana nuoto) e sé stesso. Una ridda di ipotesi cui se ne aggiungerebbero altre due, da parte di Fratelli d’Italia: il deputato Fabio Rampelli, storico volto della destra romana e italiana, e la consigliera regionale Chiara Colosimo. Di quest’ultima, in particolare, si era insistentemente parlato negli ultimi giorni pure in ottica regione Lazio nell’eventualità, che molti continuano a paventare pure nel centrodestra, che si vada al voto anticipato per la decisione di Zingaretti di entrare al governo oppure di candidarsi a Roma (qui il nostro approfondimento). Scenario, quest’ultimo, ovviamente tutt’altro che confermato.

E Salvini? Al momento è nota solamente la sua volontà di puntare a livello locale, a partire da Roma, su candidati cosiddetti civici che possano essere percepiti come una novità dall’elettorato di centrodestra. Idea già radicata da tempo nei dirigenti romani del partito cui ha aderito anche il leader leghista dopo la sconfitta incassata a settembre in Toscana, Campania e Puglia. Al momento, però, dallo stato maggiore leghista ancora non trapelano nomi. D’altronde, quelli circolati ieri sono già numerosi e come ha scritto oggi Mario Ajello sul Messaggero, quando ne girano troppi significa che quello giusto ancora non c’è. O che, comunque, è presto per trarre conclusioni di sorta, anche perché alle elezioni mancano ancora più di sei mesi e, a rigor di logica, il centrodestra ha tutto l’interesse ad attendere le decisioni nel campo del centrosinistra prima di annunciare il suo candidato. La campagna elettorale più pazza e più precoce del mondo è appena cominciata.

Bertolaso

Elezioni Roma, si scalda anche il centrodestra (ma l'ipotesi Bertolaso non convince tutti)

Profilo civico, di area, dalle riconosciute doti manageriali. È questo il ragionamento alla base del nome di Guido Bertolaso, proposto da Forza Italia. In teoria ineccepibile. Tuttavia pare che l’idea sia stata accolta, almeno per ora, tiepidamente dagli alleati. E il precedente della rottura nel 2016 non aiuta

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