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Partiamo ai dati della crisi. Già nella crisi precedente del 2008-2012 l’Italia ha perso 9 punti di Pil, recuperati solo per metà nel periodo 2013-2019. Ecco perché la pandemia ha trovato l’economia italiana e il tessuto produttivo, già fiaccati dal periodo precedente: Ey stima che il Pil italiano diminuirà nel 2020, perdendo tra l’8,3 e l’11,7%. Se dal 2021 l’economia italiana tornasse a crescere al tasso medio registrato nel periodo 2013-2019 (+ 0,8 %), occorrerebbero più di 20 anni per tornare in termini reali al Pil del 2007.

Potremmo prendere come esempio il settore del turismo, che rappresenta circa il 13% del Pil, dove l’impatto è stato dirompente. Ey stima – in riferimento al periodo pandemico – un calo del fatturato nell’ordine del 50% (-43,5% nello scenario base e -58,3% nello scenario peggiore). Nel comparto dell’hospitality l’impatto sull’Ebitda è stato particolarmente forte, con la marginalità percentuale (rapporto tra Ebitda e fatturato) prevista al ribasso da un valore positivo medio del 18,5% nel 2019 ad un valore negativo nel 2020, del -8,4% nello scenario base e del -26,4% nello scenario peggiore. La perdita di margini attesa può arrivare fino a 2,4 miliardi di euro.

PER LE PMI, IL 90% DEL TESSUTO PRODUTTIVO ITALIANO, PIÙ CHE MAI OPPORTUNE LE OPERAZIONI DI M&A

Il Covid-19 ha imposto inoltre una trasformazione accelerata dei business model delle compagnie, dei loro modelli operativi e anche del loro modo di lavorare, passando di fatto da un new normal a una situazione di never normal. Questo impatto sta provocando una decisa accelerazione verso nuovi paradigmi e modelli, motivo per cui oggi si rende imprescindibile essere in grado di trasformare gli effetti del Covid-19 in opportunità reali nei diversi mercati, per le persone e per il paese.

Parlando, nello specifico, dell’impatto del Covid-19 sulle piccole e medie imprese, che rappresentano oltre il 90% delle compagnie attive in Italia, questo è stato deflagrante.

L’effetto combinato di riduzione di ricavi e di crescente indebitamento ha messo a rischio la solidità patrimoniale delle imprese, già caratterizzate – storicamente – da dimensioni contenute e limitata disponibilità di capitale. Tutto questo contesto rende ancora più urgenti gli interventi di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale, specie per quanto riguarda canali di vendita, supply chain e processi di reskilling del personale. Se consideriamo le operazioni M&a, come indicatore di come vanno le cose, il volume investito in Italia nel 2020 è in lieve crescita rispetto al 2019, a differenza del mid market, dove il dato è meno positivo. Le nostre previsioni esprimono un cauto ottimismo, soprattutto tenendo conto della rilevante liquidità disponibile nel sistema, dell’importanza delle operazioni straordinarie per accelerare i processi di trasformazione necessari visti i repentini cambiamenti che il Covid-19 ha determinato, ma ci sono alcuni elementi e fattori che minano la solidità del mercato delle transazioni, tra tutti la difficoltà di valutare gli asset dopo un anno che ha fortemente inciso sulle performance aziendali.

In questo scenario, i fondi di investimento potranno avere un ruolo determinante se saranno in grado di strutturare operazioni più complesse rispetto al passato.

FIDUCIA E CORAGGIO: I MUST PER CAVALCARE L’ONDA TRASFORMATIVA DEI BUSINESS MODEL POST-COVID

Si dovrà incoraggiare la combinazione di business e le partnership grazie a stimoli finanziari, bonus e semplificazioni regolatorie, in modo da creare “campioni nazionali” in grado di essere riconoscibili a livello di brand e reputazione e quindi essere più competitivi sul mercato globale.

Così potremo cavalcare l’onda accelerativa del digitale, per una trasformazione in cui lo Stato giocherà un ruolo fondamentale nell’economia, perché dovrà essere in grado di avviare il Paese verso un percorso di crescita sostenuta. Come? Attraverso risposte di breve e medio termine, con il sostegno dei consumi attraverso gli ammortizzatori sociali e gli interventi sulla liquidità per la patrimonializzazione delle imprese. L’obiettivo è una vera e propria “ricostruzione” industriale, diversificata anche in termini di strategie e coordinamento. E, si può raggiungere, se ci sono due precondizioni irrinunciabili:

– la fiducia: ogni crisi economica è essenzialmente una crisi di fiducia, alimentata da aspettative negative, sulle disponibilità di reddito e le capacità di consumo; sull’affidabilità delle catene di approvvigionamento; sulla sostenibilità finanziaria di operatori e Stati; sull’efficacia dei sistemi di supporto.
– il coraggio: oggi siamo meglio attrezzati per affrontare la crisi, abbiamo la grande opportunità di utilizzare le risorse del programma Next Generation Eu, anche contribuendo a far dialogare il settore pubblico e privato, ottimizzando le risorse che l’Italia ha a disposizione.

ECCO LA STRATEGIA CONSIGLIATA DA EY: UN APPROCCIO STRATEGICO NUOVO

Un approccio strategico che cali le 6 missioni che il governo si è dato con il Pnrr, in cluster di progetti integrati, per specifici settori produttivi, in cui il paese intende specializzarsi nel prossimo futuro. E questi settori sono:

– digitalizzazione, innovazione e competitività e cultura
– rivoluzione verde e transizione ecologica
– infrastrutture per una mobilità sostenibile
– istruzione e ricerca
– inclusione e coesione
– salute

L’approccio strategico all’utilizzo delle risorse Ue, secondo gli esperti di Ey, deve essere settoriale/produttivo, piuttosto che verticale/di policy. Questo richiede un cambiamento di prospettiva importante rispetto all’approccio adottato dall’Italia in passato per l’attuazione dei programmi di spesa europei, che sono sempre stati parcellizzati per competenza.

La scelta strategica dei settori su cui investire è fondamentale: bisogna puntare su quelli già robusti e ad alto potenziale di crescita, imprimendogli una forte spinta per la trasformazione, così da ottenere impatti duraturi e osservabili sulla resilienza delle imprese e sull’occupazione.

Nel medio termine si parla di rafforzamento finanziario e di capitale delle compagnie, concessioni fiscali e aumento di capitale (in modo diverso a seconda della dimensione). Sarà inoltre un fattore chiave incoraggiare la creazione di modelli di investimento, per sfruttare al meglio l’effetto dei contributi pubblici, creando così sinergie tra pubblico e privato. Per quanto riguarda il tema della dimensione delle piccole e medie imprese, potremmo prendere come esempio il settore alberghiero, dove occorre incoraggiare la combinazione di business e le partnership grazie a stimoli finanziari, bonus e semplificazioni a livello regolatorio, in modo da creare “campioni nazionali” in grado di essere riconoscibili a livello di brand e reputazione e quindi essere più competitivi sul mercato mondiale.

Insomma, per crescere, occorre competere in un contesto globale; perciò le nostre realtà produttive dovranno riuscire a combinare flessibilità, innovazione tecnologica e sostenibilità.
Attrarre investimenti stranieri da parte di player internazionali sarà altrettanto importante, così come la promozione di incentivi per aumentare l’attrattività del sistema paese (si pensi alle proposte legate all’efficienza energetica).

Per poter cogliere appieno questa opportunità di rilancio, è necessario accelerare la trasformazione e attivare azioni di sviluppo mirate ad una nuova politica industriale, che sappia cogliere le specificità settoriali e i punti di forza del nostro sistema produttivo.

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