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“Il ruolo del mercato è centrale nel processo di ripresa del Paese che ha subito una crisi sanitaria senza precedenti, con gravi effetti economici e sociali, e conseguenze ancora difficili da valutare nella loro complessità”, ha ricordato il presidente della Repubblica in occasione dell’incontro annuale della Consob con il mercato finanziario, lo scorso giugno.

Dal Covid usciremo diversi, individualmente e nei rispettivi ruoli istituzionali ed aziendali. Il tempo per cogliere l’opportunità della trasformazione è finito.

Il sistema finanziario nazionale deve abbracciare in pieno l’accelerazione tecnologica. E fare dei propri punti di forza – quali l’ampiezza del contenuto informativo raccolto nella propria attività, la naturale capacità di interconnessione tra i vari intermediari, la dimensione corrente e futura degli investimenti in tecnologia – gli elementi centrali della competizione intersettoriale. Sono la vera opportunità di fronte alla sfida.

Bigtech e intermediari finanziari condividono in pieno l’elemento della fiducia; la sfida è quindi far divenire il trust da vulnerabilità percepita ad asset competitivo. Gli intermediari finanziari e le infrastrutture di mercato da sempre vendono sicurezza, sub specie di sicurezza economica: non ci sono ragioni perché non possano vendere anche la nuova sicurezza. Come avviene per altri settori economici sensibili, chi investe per la propria sicurezza acquisisce un know-how e una capacità che può essere messa a disposizione dei propri clienti. In alcuni ambiti di innovazione finanziaria, ciò sarà indispensabile: si pensi alla necessità di garantire la sicurezza logica di protezione delle chiavi di cifratura dei criptoasset detenuti in un wallet, virtualmente connesso allo smartphone del cliente.

La nuova sfida che deriva dal regolamento Dora (Digital operational resilience act) richiede che l’offerta di servizi di sicurezza cyber per il sistema finanziario italiano sia adeguata alla domanda che a breve si presenterà. Allo stato mancano attori nazionali alla scala dell’impegno che si va delineando. Il dato informativo da proteggere riveste un carattere sensibile ed una riflessione settoriale potrebbe essere utile.

Più in generale, le sfide che la rivoluzione dei dati pone al sistema finanziario nazionale e globale sono tali che solo un rapporto stretto con la ricerca, quella di base in particolare, permetterà di dare risposta alle molte domande che già ora si presentano. Alcune sono comuni al sistema finanziario nel suo complesso, altre sono diverse tra settore bancario e settore finanziario. L’Unione a breve presenterà numerose iniziative legislative in materia di data governance con l’ambizione di creare uno spazio comune europeo dei dati: in questo nuovo quadro, emergerà la necessità di posizionare le opportunità per il sistema finanziario italiano. In questo senso, occorre una messa a sistema delle capacità di ricerca nazionale in campo di innovazione tecnologica per la finanza. Il regolatore finanziario, la Consob, che ha da tempo avviato questo sforzo e da ultimo con il Politecnico di Milano, può certamente svolgere una funzione di honest brokerage per accelerare questo processo.

Questo è un momento di trasformazione, di transizione a un nuovo stato: siamo a un punto cruciale, sta a noi coglierne l’opportunità e trasformarla in un successo. Al Bing Bang regolatorio comunitario deve accompagnarsi un Big Bang nazionale di investimenti in start-up e ricerca di base, a sostegno di innovazione e sicurezza, che sia di stimolo per crescere e far crescere.

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