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Si scrive Christine Lagarde ma si legge Mario Draghi. Alla Banca centrale europea non sono per nulla convinti che la pandemia e i suoi devastanti effetti siano ormai all’ultimo giro. Ci sarà ancora da lottare e questo vuol dire che qualunque azione di sostegno all’economia del Vecchio Continente è ufficialmente sul tavolo del board guidato dall’ex direttrice del Fondo monetario internazionale. Compresa, forse, quella suggestiva operazione di cancellazione di parte dei debiti sovrani che la Bce detiene (qui l’intervista all’economista Gustavo Piga). Così, nell’ultimo bollettino di Francoforte, ritorna la dottrina Draghi, quella dell’aiuto all’economia, costi quel che costi.

NUOVE MUNIZIONI

L’antifona era risuonata ieri, nel corso di un seminario della stessa Bce. Lagarde aveva preannunciato l’intenzione di non porsi limiti nell’azione anti-pandemica della Banca centrale. La quale già oggi ha bella e schierata la contraerea: da una parte il Pepp, la “versione pandemia” del Qe, il programma di acquisto a stock dei titoli di Stato, la cui gittata tre mesi fa è stata aumentata di 600 miliardi. E poi le Tltro, le aste di liquidità, con cui garantire l’ossigeno alle banche. Ma non bisogna darsi limiti, perché la situazione è grave, ancora.

“Nell’attuale contesto in cui i rischi sono chiaramente orientati verso il basso, il Consiglio direttivo valuterà con attenzione le informazioni più recenti, inclusi la dinamica della pandemia, le prospettive sul rilascio di un vaccino e l’andamento del tasso di cambio”, si legge nel preambolo del bollettino. “Il prossimo esercizio delle proiezioni macroeconomiche degli esperti dell’Eurosistema, che si svolgerà a dicembre, consentirà un riesame approfondito delle prospettive economiche e del quadro complessivo dei rischi”. Per cui il Consiglio direttivo “ricalibrerà i suoi strumenti, ove opportuno, al fine di rispondere all’evolvere della situazione e di assicurare che le condizioni di finanziamento restino favorevoli per sostenere la ripresa economica”.

MISSIONE BANCHE

Naturalmente, la Bce non lascerà indietro le banche. Che, tra qualche mese, potrebbero ritrovarsi a fronteggiare un’ondata di sofferenze, a causa della difficoltà di famiglie e imprese di rimborsare i prestiti. Ma, anche qui, l’Eurotower è pronta. “Le misure tempestive e consistenti adottate dalle autorità monetarie, di bilancio e di vigilanza sin dall’inizio della pandemia hanno continuato a sostenere l’estensione del credito bancario a condizioni favorevoli all’economia dell’area dell’euro. Tuttavia, come emerge dall’indagine sul credito bancario nell’area dell’euro di ottobre 2020, nel terzo trimestre di quest’anno le banche hanno inasprito i propri criteri di concessione dei prestiti a imprese e famiglie a causa di un aumento del rischio percepito”.

LA RIPRESA PERDE SLANCIO

A monte di tutto questo, c’è la consapevolezza da parte della Bce e del suo board del fatto che la seconda ondata stia frenando, forse in modo imprevisto, la ripresa del Pil iniziata al termine dei lockdown di primavera. “La recrudescenza dei contagi da coronavirus torna a porre una serie di sfide per la salute pubblica e le prospettive di crescita dell’area dell’euro e delle economie a livello mondiale. Le informazioni più recenti indicano che la ripresa economica dell’area dell’euro perde slancio più rapidamente delle attese, dopo il forte, benché parziale e disomogeneo, recupero dell’attività economica nei mesi estivi”. Insomma, “l’incremento dei casi di Covid-19 e il connesso inasprimento delle misure di contenimento pesano sull’attività, provocando un evidente deterioramento delle prospettive a breve termine”.

Il virus non molla. Lagarde pronta a tutto (nel segno di Draghi)

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