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“La potenza di fuoco che è stata rovesciata sul nostro gruppo dalla più grande economia del mondo è inquietante, è roboante e anche palesemente priva di fondamento. Ma ha raggiunto lo scopo di screditare l’immagine di Huawei sulla base di una irragionevole campagna di disinformazione che fonde e confonde geopolitica e tecnologia, realtà e fantasia”. È il duro affondo agli Stati Uniti di Donald Trump dichiarato “con veemenza” da Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia, intervenuto alla presentazione del rapporto dell’Istituto per la Competitività (I-Com) dal titolo “Il 5G per rilanciare l’Italia in sicurezza”. 

L’INSOFFERENZA DI HUAWEI

Secondo De Vecchis siamo davanti a “una feroce contrapposizione commerciale per il dominio del mercato del 5G che nulla ha a che vedere con il confronto geopolitico tra due Paesi (gli Stati Uniti e la Cina, quest’ultima mai nominata nel suo intervento di circa sette minuti, ndr) che noi ci auspichiamo debba svolgersi su altri tavoli”. Il presidente di Huawei Italia ha lamentato come l’azienda cinese sia stata coinvolta in “processo non ci è consentito difendersi”, terminato “con una condanna scontata e irreversibile, basata sul mero pregiudizio”, ha spiegato con riferimento alla relazione del Copasir del 2019. Il tutto, ha continuato, nonostante la disponibilità del gruppo ai test per la sicurezza dei sistemi. “Purché sia questa la ragione di eventuali esclusioni dal mercato”, si è domandato tornando a sostenere la tesi della discriminazione su base geopolitica. Infine, De Vecchis ha lamentato una sorta di “soft non decision power che ci esclude in pratica da quasi tutte le gare della Pa, delle aziende partecipate e che rallenta decisione del settore delle telecomunicazioni”.

L’AZIONE DEL COPASIR

Una risposta alle parole di De Vecchis è giunta da Adolfo Urso, vicepresidente del Copasir e senatore di Fratelli d’Italia, che ha sottolineato come il documento del Copasir del dicembre 2019, che invitava il governo a escludere la tecnologia cinese dalla rete 5G, era stato approvato “all’unanimità” dopo un anno di indagini e “sotto due presidenze diverse”, cioè quella di Lorenzo Guerini (Partito democratico, oggi ministro della Difesa) e di Raffaele Volpi (Lega). Il giudizio del Copasir, “proprio perché unanime, penso debba essere rispettato”, ha concluso Urso sottolineando ancora come l’Italia sia particolarmente coinvolta nello scontro tra Occidente e Cina, che non è soltanto tecnologico ma anche sui valori, basti pensare “alla storia recente di Hong Kong”.

LE MOSSE DI PALAZZO CHIGI

“La relazione del Copasir del dicembre 2019”, ha spiegato poi il segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri Roberto Chieppa, “ha avuto uno sfocio in specifiche prescrizioni (a partire dal Dpcm del 7 agosto, ndr) che hanno riguardato sia la messa a disposizione e la verifica dei codici sorgente, sia l’inserimento, come clausole contrattuali, dell’obbligo di non comunicare ad autorità governative estere, o comunque a terzi, dati o informazioni acquisiti in relazione alle operazioni notificate”. Certi elementi sono consolidati: la Toolbox Ue, il principio di diversificazione, le prescrizioni “oggi più incisive”, il Perimetro di sicurezza cibernetica e i Cvcn (illustrati nel corso del dibattito I-Com da Eva Spina, direttore generale dell’Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell’Informazione). Ma su altri punti ci sono incertezze sia per i vendor sia per gli operatori, ha continua Chieppa. In particolare, sul risk assessment, cioè alla valutazione dei profili di rischio.

LA CHIAREZZA CHE MANCA

Il segretario generale di Palazzo Chigi ha così spiegato che oggi manca certezza sui parametri in base ai quali un fornitore può essere identificato come high-risk vendor (cioè come gli Stati Uniti hanno definito Huawei). Un tema su cui gli Stati membri si stanno confrontando. Serve chiarezza su questo concetto, ha spiegato Chieppa: bisogna “decidere se questo concetto debba essere lasciato solo a valutazione strettamente tecnologica (…) o se invece in questa valutazione debbano entrare anche altri elementi, come quelli indicati nella relazione del Copasir (…) o altri elementi che possono derivare in via indiretta”. Che cosa s’intende con questa espressione? L’ha spiegato lo stesso Chieppa: “Il ban nei confronti di alcuni operatori adottato dalle autorità statunitensi ha degli effetti indiretti anche sull’acquisizione di componentistica”: bisogna, dunque, “valutare quanti questi effetti indiretti possano incidere sull’affidabilità dei vendor”.

IL RAPPORTO I-COM

Il rapporto I-Com racconta la situazione di difficoltà in cui si trova oggi l’Europa: nel Vecchio continente, infatti, ci sono solo 779 utenti connessi in 5G ogni 100.000 abitanti. Al primo posto nel mondo c’è la Corea del Sud con 16.744 persone, seguita dalla Cina e dagli Stati Uniti. In fondo l’Europa, che precede solo il Giappone tra le regioni più avanzate a livello globale. Per Stefano Da Empoli, presidente I-Com, “è fondamentale completare al più presto in Europa e in Italia il quadro regolamentare entro il quale si andranno a sviluppare le reti 5G, per assicurare gli obiettivi di sicurezza e competitività senza sterili contrapposizioni, ma con il necessario spirito costruttivo da parte di tutti i soggetti interessati”.

LA POLITICA

“L’Italia in questo momento è al terzo posto in Europa dell’Unione Europea per sviluppo del 5G”, ha spiegato la sottosegretaria allo Sviluppo economico Mirella Liuzzi (Movimento 5 Stelle), intervenendo alla presentazione del rapporto I-Com. “Un risultato raggiunto perché abbiamo subito investito in una fase pre-commerciale”, ha aggiunto il sottosegretario sottolineando l’importanza degli investimenti nel settore anche grazie al Recovery fund. Angelo Tofalo, sottosegretario di Stato alla Difesa ed ex membro del Copasir (anche lui Movimento 5 Stelle), ha sottolineato come le difficoltà europee passate abbiano prodotto la situazione attuale: “Quindici anni fa era palese la penetrazione cinese in questo settore. Forse avremmo dovuto compiere maggiori sforzi per la realizzazione di un 5G europeo”, ha dichiarato.

Così Huawei Italia sbuffa sul 5G

Alla presentazione del rapporto I-Com sul 5G, De Vecchis (Huawei Italia) punta il dito contro Usa e Copasir per la stretta sui fornitori cinesi: “Noi condannati sul pregiudizio”. Urso, vicepresidente del Comitato sugli 007: “Decisione unanime, serve rispetto”. Chieppa, segretario generale di Palazzo Chigi, ha avvertito dei effetti indiretti dei divieti Usa

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