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Nell’ottavo anno del suo pontificato Francesco ha deciso di pubblicare una enciclica nel giorno della Festa di san Francesco, il 4 ottobre 2020, firmandola proprio ad Assisi il giorno precedente. Francesco è il nome che il cardinale Jorge Mario Bergoglio ha scelto accettando di diventare papa, confidando nella misericordia e nell’infinita pazienza del Signore e in spiritu penitentiae, come egli ha ricordato nell’intervista che gli feci per La Civiltà Cattolica.

Francesco non vuole affatto risolvere i problemi del mondo con un colpo di spugna, nemmeno ritirandosi nell’ascesi dei discorsi “alti”, né combattere contro i mulini a vento. Da papa vuole vivere umilmente in spirito di penitenza. E così affrontare i problemi. Leggendo l’ampio testo di Fratelli tutti, composto da 287 paragrafi suddivisi in otto capitoli, risulta chiaro come esso rappresenti il punto di confluenza di ampia parte del Magistero del papa, ma resta pure un messaggio dal forte valore politico, perché – potremmo dire – capovolge la logica dell’apocalisse oggi imperante.

Essa è la logica integralista che combatte contro il mondo perché crede che esso sia l’opposto di Dio, cioè idolo, e dunque da distruggere al più presto per accelerare la fine del tempo. Il baratro dell’apocalisse, appunto, davanti al quale non ci sono più fratelli: solo apostati o martiri in corsa “contro” il tempo.

Il “No” secco del papa echeggia nell’enciclica – anche con il punto esclamativo che ricorre una ventina di volte – ed è affidato alla nostra responsabilità. Non siamo militanti o apostati ma fratelli tutti. La fratellanza non brucia il tempo né acceca gli occhi e gli animi. Invece occupa il tempo, richiede il tempo. Quello del litigio e quello della riconciliazione. La fratellanza “perde” tempo. L’apocalisse lo brucia. La fratellanza richiede il tempo della noia. L’odio è pura eccitazione. La fratellanza è ciò che consente agli eguali di essere persone diverse. L’odio elimina il diverso. La fratellanza salva il tempo della politica, della mediazione, dell’incontro, della costruzione della società civile, della cura. Il fondamentalismo lo annulla in un videogame. Spesso questa enciclica si scaglia contro una astratta virtualità delle relazioni umane, richiamando la carne, l’incontro, il faccia a faccia, il tu per tu e lo scambio tra differenze.

Francesco, anzi, “osa” fare appello alla “gentilezza” che presuppone stima e rispetto, e dunque “trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti (cfr 224)”. Occorre riscoprire questa potente parola evangelica, ripresa nel motto della Rivoluzione Francese, ma che l’ordine post-rivoluzionario ha poi abbandonato fino alla sua cancellazione dal lessico politico-economico. La fratellanza è la base solida per vivere l’”amicizia sociale” che sa coniugare i diritti con la responsabilità per il bene comune, le diversità con il riconoscimento di una fratellanza radicale.

Scritta a partire da convinzioni cristiane, Fratelli tutti pone una riflessione aperta al dialogo con tutte le persone di buona volontà. Si tratta di un’enciclica che, in un mondo afflitto da torri di guardia e mura vuole escludere dallo sguardo del cristiano ogni desiderio di “dominio” sugli altri, promuovendo invece l’umiltà. Scrive Francesco: “Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più ‘gli altri’, ma solo un ‘noi'” (n. 35).

Non si tratta, però solamente di far funzionare meglio le cose migliorando i sistemi e le regole già in vigore. In questo senso Fratelli tutti vuol essere una risposta organica e profonda alla crisi del nostro tempo, un riferimento per la riflessione su dove sta andando il mondo e se siamo contenti di come vadano le cose. Così ci offre un fil rouge grazie al quale riconfigurare un mondo che sembra andare a pezzi.

Leggi qui la guida alla lettura dell’enciclica firmata da padre Antonio Spadaro su La Civiltà Cattolica

Fratelli tutti, la risposta di Francesco alla crisi del nostro tempo. La lettura di Padre Spadaro

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