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Conversazione telefonica tra il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, e l’omologo turco, Mevlüt Çavuşoğlu, con al centro il tema delicato del Mediterraneo orientale. Nel quadrante serve un “approccio moderato e collaborativo”, “necessità” secondo Di Maio per “ridurre le tensioni e risolvere le questioni pendenti”, argomento su cui c’è “l’impegno dell’Italia a lavorare per facilitare il dialogo”.

Il tema è un confronto a cavallo del Mediterraneo che vede da un lato la Francia, schierata con alcuni paesi rivieraschi che nel quadro geopolitico dell’East Med hanno contenziosi vecchi e nuovi aperti con la Turchia.

Nel Mediterraneo orientale si è creata una serie di dinamiche in parte legate a interessi di natura economico-commerciale connesse ai reservoir petroliferi, in parte di natura politica. Oggi anche la cancelliere tedesca, Angela Merkel, ha avuto un colloquio telefonico con il trucco Recep Tayyp Erdogan, per evitare escalation attorno al caso della “Oruc Reis”.

La nave da esplorazioni geofisiche  turca (usata per la ricerca di idrocarburi) è stata inviata tra le acque di Kastellorizo scortata da unità  militari. Un gesto anche provocatorio e propagandistico per ricordare a livello internazionale obiettivi e priorità turche, che manda in frantumi una tregua negoziata a luglio proprio grazie alla de-escalation mediata da Berlino.

Ankara si rifiuta da tempo di riconoscere i diritti di Atene su quel tratto di piattaforma continentale, e rivendica la possibilità di effettuare esplorazioni. Come spiega il Sole 24 Ore, “La Turchia ritiene incompatibile con il diritto internazionale che l’isola di Kastellorizo, con un’area di 10 chilometri quadrati e situata a 2 chilometri dall’Anatolia e a 580 chilometri dalla costa greca, possa generare una piattaforma continentale di 40mila chilometri quadrati.

Per Ankara, la piattaforma continentale di un Paese dovrebbe essere misurata dalla sua terraferma: di conseguenza l’area a sud di Kastellorizo rientrerebbe nella propria zona esclusiva. La Grecia, al contrario, afferma che anche le isole devono essere prese in considerazione nel delineare la piattaforma continentale di un Paese, in linea con la convenzione delle Nazioni Unite sul mare, reclamando dunque la sovranità esclusiva sull’area, indipendentemente dalla vicinanza dell’isola alla Turchia”.

Il quadro però è ulteriormente complicato, perché la Turchia soffre come ostile l’allineamento di paesi composto da Grecia, Cipro ed Egitto — col Cairo s’è per altro creato un contenzioso militare in Libia, con i turchi che proteggono Tripoli e gli egiziani che fiancheggiano i ribelli che vogliono rovesciare il governo onusiano della capitale. La Grecia ha chiesto all’Unione Europea una riunione d’emergenza dei ministri degli Esteri per affrontare con i partner il contenzioso con la Turchia. Ankara ha risposto di essere pronta a rilasciare subito licenze di esplorazione e perforazione del gas. La situazione è precipitata dopo che Atene e il Cairo hanno annunciato di aver raggiunto l’accordo per congiungere le rispettive Zone economiche esclusive.

Se gli Stati Uniti si stanno dimostrando un player esterno interessato a mediare il dialogo tra Grecia e Turchia — partner americani visti come elementi da trattenere all’interno dei paesi amici per evitare scarrellamenti verso Cina e Russia — la Francia sta facendo un gioco più ambiguo. Mentre Emmanuel Macron torna a parlare della Nato (di cui i due paesi sono parte) come benchmark della cooperazione, il presidente francese vuol crearsi influenza su quel lato di Mediterraneo. Erdogan percepisce questa evidente difficoltà, che produce un’ulteriore problematica sul dossier.

In questi giorni, unità militari francesi sono su quel quadrante del bacino — a sud-est di Creta — impegnare in esercitazioni congiunte con la Marina greca in quella che l’Eliseo ha definito una volontà di rafforzamento della presenza militare nell’area. “La situazione nel Mediterraneo orientale è preoccupante“, ha scritto Macron ieri su Twitter: “Le decisioni unilaterali della Turchia sulle attività di esplorazione petrolifera stanno provocando delle tensioni. Queste azioni devono terminare per consentire un dialogo pacifico tra paesi vicini e alleati all’interno della Nato”. Per questo, ha aggiunto, “ho deciso di rafforzare temporaneamente la presenza militare francese nel Mediterraneo orientale nei prossimi giorni, in collaborazione con i partner europei, compresa la Grecia”.

Macron parla a nome di “partner europei”, ma la sua appare una posizione più unilaterale con interesse competitivo nei confronti della Turchia come detto per muovere influenza in quella regione, che come ha spiegato su queste colonne Emmanuel Dupuy la Francia vede come parte delle esistenze strategiche su tutto il bacino. L’area è per altro connessa al Levante, nello specifico al Libano, e la sovrapposizione di più situazioni diventa un’occasione per proiettare sul Mediterraneo la politica estera francese. Oggi a Beirut è arrivata la ministro della Difesa francese, Florence Parly, per incontri di alto livello (vedrà anche il presidente Michel Aoun) e per garantire assistenza tecnica per aiutare a ripulire il porto colpito dall’esplosione del 4 agosto. Erdogan durante un comizio ha definito la recente visita di Macron a Beirut “colonialismo“, aggiungendo che Ankara non è interessata a spettacolarizzare le relazioni estere. È evidente come la presenza francese nel quadrante sia percepita non positivamente dalla Turchia.

 

 

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EastMed, Francia e Usa sullo sfondo del confronto Grecia-Turchia

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