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Venti di tempesta fra Usa e Turchia. Il Congresso americano ha bloccato le vendite di armi ad Ankara per i prossimi due anni. A lanciare la notizia il sito specializzato Defense news, citando più fonti parlamentari.

Quattro “importanti congressmen” hanno congelato “tutte le principali vendite” di equipaggiamento militare al governo di Recep Tayyip Erdogan. Il motivo? Convincerlo ad abbandonare il sistema missilistico S-400, acquistato dalla Russia.

Ad apporre un veto informale sull’ok alla vendita di armi ad Ankara del Dipartimento di Stato quattro parlamentari, gli unici che ne hanno facoltà secondo la legge. I presidenti della Commissione esteri di Camera e Senato Eliot Engel (D) e Jim Risch (R) e i due rispettivi “ranking members”, Mike McCaul (R) e Bob Menendez (D).

Il veto congiunto dei quattro parlamentari può mettere in stallo le vendite di armamenti sensibili. In questo caso per due anni. Nel limbo, scrive Defense News, sono finiti “un contratto per gli aggiornamenti strutturali degli F-16 e le licenze di export per i motori made in Usa di cui la Turchia ha bisogno per completare la vendita da 1,5 miliardi di dollari di elicotteri d’attacco al Pakistan”.

Si tratta di un evento senza precedenti, che ora rischia di inserire un cuneo profondo nelle relazioni bilaterali fra i due Paesi Nato, già al centro di un’escalation di tensioni negli ultimi mesi. Basti pensare che l’ultima volta che gli Stati Uniti hanno congelato la vendita di armi ad Ankara risale al lontano 1978, quando la Turchia ha invaso Cipro.

Come successe all’epoca dell’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi con l’Arabia Saudita, anche con la Turchia Casa Bianca e Congresso seguono due binari diversi, se non opposti. Da quando, nel settembre del 2017, Erdogan ha deciso di acquistare il sistema missilistico di Mosca suscitando sdegno e preoccupazione fra gli altri membri Nato, il Congresso ha messo nel mirino il “Sultano”. Un confronto che si è fatto più acceso con l’intervento turco al confine curdo-siriano.

Un fronte bipartisan a Capitol Hill, spiega Defense News, aveva chiesto al presidente Donald Trump di imporre sanzioni contro la Turchia sulla base del Caatsa (Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act), che permette di colpire con contromisure un Paese alleato che acquisti un importante sistema militare dalla Russia. Non è avvenuto, e il Congresso ha inviato un nuovo, duro messaggio dalle conseguenze imprevedibili.

A Pennsylvania Avenue e ad Ankara, certo. Ma soprattutto a Mosca, con buona pace di chi, non solo a Washington Dc, pensa che le tensioni con la Russia siano una pagina superata della politica estera americana.

Erdogan

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