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Il laboratorio per analisi cliniche di Umea, nel nord della Svezia, ha confermato la ricostruzione tedesca a proposito dell’avvelenamento di Alexei Navalny, leader dei movimenti anti-corruzione russi e nemico più famoso del potere putiniano. Gli è stato somministrato Novichok, un agente nervino la cui invenzione è di epoca sovietica, dice l’Agenzia di ricerca della Difesa svedese, branca che si occupa delle questioni Cbrn (acronimo militare che sta per Chemical, biological, radiological and nuclear defense).

Berlino aveva chiesto sia alla Svezia che alla Francia di rivedere i risultati degli esami clinici fatti sul russo, che attualmente si trova in cura all’ospedale Charite di Berlino – dopo essere fuggito da Omsk, in cui era stato ricoverato inizialmente quando si era sentito male a bordo di un aereo che lo stava riportando a Mosca dalla Siberia. Anche Parigi conferma l’avvelenamento compiuto con quell’agente che ha una doppia particolarità: primo, è molto instabile e accessibile soltanto a livelli alti della difesa e intelligence russa; secondo è stato già usato di recente nel tentativo di eliminare l’ex spia Sergei Skripal, contro cui si erano mossi due sicari ex colleghi del Gru.

“È necessario un chiarimento da parte della Russia nel quadro di un’indagine credibile e trasparente”, ha commentato l’Eliseo: “La Francia condivide, sulla base delle proprie analisi, le conclusioni di molti dei suoi partner europei sull’avvelenamento con un agente nervino Novichok”, ha aggiunto la nota che riporta la richiesta del presidente Emmanuel Macron a Vladimir Putin: “Chiarire senza indugi” sul “tentativo di omicidio” e su chi siano i responsabili “dell’avvelenamento”.

La questione chiaramente mette Mosca in difficoltà. L’attacco contro Navalny è insostenibile e travia ulteriormente i gelidi rapporti con l’Europa. La responsabilità del Cremlino è più di un sospetto, basata su prove circostanziali tra cui l’interesse di fermare il leader più mediatico dell’opposizione a Putin in un momento delicato come la campagna elettorale per le regionali. Le elezioni si sono concluse ieri, e sui risultati pesano le denunce di azioni illecite condotte a favore dei candidati putiniani – quelli contro cui Navalny avrebbe diretto le sue invettive, che negli anni hanno messo a nudo diverse situazioni imbarazzanti non solo per la cerchia del potere interno al Cremlino, ma anche per l’élite che sostiene la presidenza.

Un’altra delle prove circostanziali contro Mosca è un’esclusiva raccolta dalla Reuters. Cinque fonti anonime tra i media russi che hanno soccorso inizialmente Navalny dicono che nel sangue dell’attivista non c’erano tracce di aumento della glicemia, aspetto che invece secondo la versione ufficiale di Mosca avrebbe prodotto una shock metabolico e prodotto la condizione comatosa e il disordine di cui avrebbe sofferto. È un’altra informazione chiave, perché dimostra che la Russia ha mentito sulle condizioni di Navalny, e se lo ha fatto indubbiamente aveva interesse a tener nascosta la verità. Chiaramente l’ospedale di Omsk smentisce e dichiara che i livelli di glucosio erano molto alti.

Le incongruenze tra le condizioni reali e quelle dichiarate erano parte della denuncia sollevata fin dai primi minuti dal team dell’oppositore, che aveva subito chiesto lo spostamento verso un ospedale sicuro e trasparente. Era stata direttamente la cancelliere Angela Merkel a chiedere a Putin di accettare il trasferimento in Germania: ora sull’asse Berlino-Mosca si gioca il futuro della reazione europea alla vicenda. Bruxelles – che finora dimostra compattezza nella diagnosi e nell’indagine, nonché nella posizione contro il Cremlino – potrebbe anche decidere sanzioni molto dure.

Si parla da tempo del potenziale coinvolgimento del Nord Stream 2, il progetto di raddoppiamento del gasdotto che attraverso il Baltico collega Russia e Germania. Fermare i lavori sarebbe un colpo durissimo per Mosca. Ricostruire quanto accaduto è molto importante, perché da lì passerà la reazione europea e probabilmente statunitense – anche per questo il governo tedesco ha coinvolto per contro-test Svezia e Francia.

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