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Un po’ come le onde, la tensione sul Mes tra Movimento Cinque Stelle e Pd va e viene. Stavolta però c’è qualcosa di più. C’è una voce, che arriva dall’Europa e che racconta di un’Italia bastian contrario sui 37 miliardi in prestito (a tasso quasi zero) da impiegare nella sanità. Il fatto è che, si vocifera a Bruxelles come riportato dall’Agi, l’indecisione italiana sull’accettare o meno il Mes, figlia dello scontro Pd-M5S, rischia di costare caro al Paese. L’Italia starebbe perdendo tempo prezioso, con la ragionevole prospettiva di beneficiare del Mes a pandemia finita.

Il Paese mostra ancora “significative difficoltà domestiche” ad approvare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità “già concordata” e ciò non solo “mette in ombra gli altri capitoli in discussione”, ma rischia di far ritardare l’intero dossier sull’unione bancaria, sarebbe la preoccupazione in sede Ue. Il problema è questo. Per accedere al Mes occorre firmare la revisione del relativo trattato, cosa che dovrebbe venire con ogni probabilità questo venerdì, giorno dell’Eurogruppo. Ma l’Italia, è l’opinione al livello europeo, non è pronta, paralizzata dallo scontro politico interno demo-grillino. Il che, nei fatti, blocca l’intera operazione.

Venerdì, a Berlino, i ministri delle Finanze si incontreranno per la prima volta di persona dall’inizio della pandemia in Europa. Considerando che i tempi di ratifica della riforma del Mes richiedono circa un anno ai Paesi membri, una eventuale approvazione in sede Ue entro il 2020 porterebbe a un’effettiva entrata in vigore del testo solo nel 2022, “due anni prima della scadenza del 2024” fissata in sede comunitaria per raggiungere gli obiettivi di armonizzazione bancaria. Insomma, il tempo stringe e l’Italia non sembra ancora pronta a firmare il testo.

C’è da chiedersi se di tutto questo ci sia contezza, nei palazzi romani. 37 miliardi di euro a tassi di gran lunga minori rispetto a quelli di mercato non capitano tutti i giorni sotto il naso della Sanità italiana. Peccato che proprio oggi, il M5S sia tornato a fare quadrato sul no al Mes, lanciando un avvertimento al premier Giuseppe Conte in vista del suo intervento previsto per stasera alla festa dell’Unità di Modena. Il capo politico Vito Crimi e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, hanno declinato l’offerta arrivata ieri dal Nazareno, dove la direzione nazionale del Pd ha deciso si ufficializzare la linea del sì agli aiuti. “Per noi il Mes com’è adesso non va bene”, ha commentato lapidario Crimi, mentre per Di Maio è meglio pensare al Recovery Fund. “In questo momento stiamo pensando al Recovery fund”.

Pensare che Nicola Zingaretti è di parere diametralmente opposto. “Sul Mes è cambiato tutto senza condizionalità è diventato un’importante leva per la Sanità pubblica. Dobbiamo uscire in fretta dalle diatribe ideologiche: rispetto la discussione degli alleati, ma bisogna presto che l’Italia decida che fare”. Anche dal Libano Conte si è fatto sentire. Ma la risposta è sempre la stessa, già ascoltata a domanda precisa nell’intervista alla festa del Fatto. “Se abbiamo dei progetti da realizzare e serviranno soldi aggiuntivi lo valuteremo tutti insieme in Parlamento”. E si torna la punto di partenza, mentre il tempo stringe.

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