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Fayez al Serraj ad Ankara per incontrare Recep Erdogan. Una visita a sorpresa, riferita ad Agenzia Nova da fonti del Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli, a due settimane dall’incontro a Istanbul. Ora, a pochi giorni dal disvelamento dell’intenzione di dimettersi entro fine ottobre, Serraj sarebbe dunque tornato dal suo principale sponsor, già mostratosi per nulla contento delle annunciate dimissioni. Il momento resta delicato anche per i rapporti tra Ankara e l’Unione europea, che sanziona tre società (compresa una turca) per violazione dell’embargo Onu sulle armi.

IL MOMENTO

Nonostante l’accordo sulla cessazione delle ostilità tra Tripoli e Tobruk, l’intesa tra il governo di Serraj e le forze di Haftar sulla ripresa dell’export petrolifero, nonché il prossimo avvio dei negoziati a Ginevra, la situazione politica appare tesa. Anche perché le forze della Cirenaica rimangono combattive e determinate a guadagnare il terreno con la forza. E mentre Serraj va ad Ankara per rassicurare Erdogan sulle dimissioni, da Bruxelles arrivano nuove sanzioni dell’Ue. Oggi i ministri degli Esteri dell’Unione europea si ritrovano con la Libia al primo posto di un’agenda corredata anche dalla crisi nel Mediterraneo orientale. L’Ue ha già denunciato l’assertività turca e il rischio di ulteriori allontanamenti pare dietro l’angolo.

LA VISITA AD ANKARA

Serraj ha annunciato l’intenzione di dimettersi mercoledì scorso, con specifiche che lasciano però margine per andare oltre “la fine di ottobre”. Il premier (che lascerebbe per ragioni personali) ha infatti detto che cederebbe l’incarico al nuovo primo ministro. Eppure, non è per nulla scontato che il successore possa effettivamente uscir fuori dall’appuntamento di ottobre a Ginevra. Erdogan non aveva nascosto il proprio “dispiacere” per l’annuncio delle dimissioni di Serraj, l’uomo su cui Ankara ha puntato tutto. Ibrahim Kalin, portavoce della presidenza turca, ha spiegato oggi al quotidiano Daily Sabah che “i colloqui con Sarraj continueranno: abbiamo lavorato con lui a stretto contatto nell’ultimo anno e mezzo grazie all’iniziativa del nostro presidenza”. Già si guarda comunque al dopo-Serraj, sempre nell’ambito del Gna, “l’istituzione riconosciuta a livello nazionale, indipendentemente dagli individui”, ha specificato Kalin. Un’altra specifica da Ankara ha anticipato la visita turca di Serraj: “Gli accordi politici tra Turchia e Libia non saranno influenzati dal processo politico”. Significa che “i memorandum resteranno validi”, soprattutto quello siglato a novembre 2019 per lo sfruttamento delle risorse marittime, d’interesse primario per la Turchia.

LA FIGURA DI TRANSIZIONE

Nel frattempo la situazione evolve su più fronti. La scorsa settimana, il vice presidente del Consiglio presidenziale (numero due di Serraj) Ahmed Maiteeg ha annunciato la conclusione di un accordo con l’Esercito nazionale libico (Lna) di Haftar per la ripresa delle esportazioni petrolifere (qui il focus di Formiche.net). Secondo diversi osservatori proprio Maiteeg potrebbe essere il successore di Serraj, o quantomeno la figura giusta per la transizione. Membro di spicco del governo di Tripoli, sarebbe espressione di una linea di continuità che piaca da Ankara. È reduce dalle recenti visite incrociate tra Turchia e Russia, ormai primi attori esterni sul dossier libico, da cui dipende anche la tenuta sul cessate-il-fuoco.

GLI INTERESSI ITALIANI

In queste dinamiche si muove anche l’Italia, interessata prima di tutto a risolvere la questione dei 18 pescatori siciliani trattenuti a Bengasi da oltre due settimane da milizie che rispondono ad Haftar, accusati di aver sconfinato in acque libiche. Oltre a ciò, Roma resta focalizzata a sostenere la stabilizzazione del Paese in un rinnovato sforzo europeo (e non solo). La scorsa settimana, il premier Giuseppe Conte ha avuto sul tema conversazioni telefoniche con la cancelliera Angela Merkel (Berlino ha ripreso protagonismo sul tema) e il presidente turco Erdogan. Venerdì, il ministro Lorenzo Guerini ha incontrato a Muggiano l’omologo dal Qatar Khalid bin Mohammad al Attijah, parlando anche di Libia e tornando a sostenere la linea dell’approccio “inclusivo”, il quale comprende Haftar come interlocutore. Doha è tra gli sponsor principali di Serraj, nonché attore di crescente rilevanza su tanti dossier mediorientali.

VERSO GINEVRA

L’attesa è tutta per l’incontro a Ginevra del prossimo mese, nell’ambito dell’impegno promosso dalle Nazioni Unite e basato sull’intesa al dialogo che il Gna ha raggiunto con Aguila Saleh, presidente della Camera dei Rappresentanti, il parlamento di Tobruk che l’Onu riconosce come legittimo essendo l’ultimo eletto dal popolo. Le credenziali di Saleh nell’ambito del futuro libico sono tornate a crescere nelle ultime settimane, parallele alle difficoltà registrate sul campo da Haftar. Tra dubbi e aspettative, per l’appuntamento di Ginevra prende vigore l’ipotesi (ne parla oggi Nova) di un consiglio presidenziale ristretto con i rappresentanti di Tripolitania, Cirenaica e Fezza, a cui si aggiungerebbe un primo ministro autonomo. Eppure, come notava Formiche.net, l’ultimo incontro in Marocco non ha fatto registrare passi in avanti significativi, finendo per declassare l’attuale fase di negoziati a “contratti interlocutori”.

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