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Rete unica sì, ma in mano allo Stato. Non conosce sosta la partita industriale per la creazione di una società unica della rete alla quale affidare l’installazione della banda ultralarga in tutto il Paese. Il ceo di Tim, Luigi Gubitosi, continua a ribadire la volontà ferrea di mantenere il controllo di Fibercop, la società per la rete secondaria (il cosiddetto ultimo miglio, il tratto di rete che dalla strada sale nell’abitazione del cliente) dentro la quale confluirà l’infrastruttura in rame una volta completato lo spin-off e l’ingresso con una quota di minoranza e priva di governance del fondo americano Kkr.

Operazioni che saranno verosimilmente sul tavolo del board Tim il prossimo 31 agosto e già rimandate di un mese in seguito all’intervento del governo che ha di fatto congelato con un blitz a sorpresa il 4 agosto le due decisioni.

Se Open Fiber, la fiber company di Stato concorrente di Tim, vuole partecipare al progetto Fibercop, nei piani di Tim embrione della futura società per la fibra nazionale con il passaggio dal rame alla fibra, è la benvenuta, è la linea dell’ex Telecom, come sono i benvenuti altri soci, statali o no. Ma sia chiaro, il controllo rimane saldamente in mano all’ex monopolista (qui l’intervista di ieri all’economista, Franco Debenedetti).

Ma Franco Bassanini, ex ministro, presidente di Open Fiber e gran conoscitore del mondo delle tlc, tanto da essere consigliere per le telecomunicazioni prima nei governi Renzi e Gentiloni e ora presso il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha la sua visione della partita per la rete, e la affida a Twitter. “Il merger fra Tim-infrastrutture e Open Fiber sarebbe aperto a tutti, Telco e investitori infrastrutturali, assicurerebbe una copertura universale del territorio in FTTH, 5G, e edge cloud computing, eviterebbe esuberi di personale, rimedierebbe agli errori fatti nella privatizzazione di Sip”, ha scritto di buon mattino Bassanini.

Posizione che nei fatti ricalca quella di buona parte del governo italiano. Va bene la società unica per la rete, ma non si può lasciare il controllo a Tim, semmai allo Stato o a chi per lui (Cdp?). E infatti, Bassanini rincara la dose, rilanciando e sposando le parole del viceministro dello Sviluppo Stefano Buffagni, affidate oggi a Repubblica. “La rete unica tlc deve essere neutrale, aperta a tutti, controllata da Stato/Cdp. La si può fare partendo da una scissione proporzionale di Tim fra infrastrutture (la rete, ndr) e servizi (progetto questo, riproposto giorni fa da Beppe Grillo, ndr). Finalmente il dibattito sulla rete unica imbocca la strada giusta”, ha twittato ancora il numero uno di Open Fiber.

Parole che fanno da eco alla linea del governo, sponda grillina in primis. Ieri il ministro dello Sviluppo in quota M5S, Stefano Patuanelli, ha infatti ribadito la necessità di una rete unica in mano allo Stato. Sulla scia, oggi, il suo vice, Buffagni. “Secondo noi una società della rete unica che fornisca servizi di accesso all’ingrosso a tutti gli operatori non può essere in mano a un azionista di maggioranza verticalmente integrato (Tim, ndr), con in più il beneficio del consolidamento. Su quella rete oggi passano i nostri dati più sensibili e la competitività delle nostre aziende”. E poi, “Tim non ha la capacità di investimento per sostenere la realizzazione dell’infrastruttura del futuro che è la fibra fino a casa, tanto è vero che sta imbarcando un fondo americano che apporterà risorse aggiuntive”. Al prossimo round.

 

 

 

La rete unica allo Stato. Ecco i cinguettii di Bassanini (che plaude a Buffagni)

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