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Donald Trump “attacca la democrazia”, in una conferenza stampa alla Casa Bianca, in cui afferma che “se si contano i voti legali, vinco io”, mentre lo spoglio delle schede prosegue negli Stati non ancora attribuiti. In Pennsylvania, il vantaggio del presidente sul suo rivale Joe Biden è diminuito ed è ora di 55 mila voti; in Georgia, i due sono pari al 49,4%, quando mancano da contare 16 mila schede; in Arizona e in Nevada, Biden è avanti, ma Trump sta riducendo il ritardo.

Scrive Lisa Lerer sul New York Times: “Quello che il presidente degli Stati Uniti ha fatto non è stato complicato, ma è stato sorprendente, anche dopo quattro lunghi anni di politica fuori dall’ordinario. Il presidente Trump ha attaccato la democrazia: nelle sue dichiarazioni, ha mentito sullo spoglio delle schede, ha schernito il suo rivale e ha cercato di screditare l’integrità del nostro sistema elettorale. ‘Se contate i voti legali, vinco io’, ha detto, prima di innescare una litania d’affermazioni senza prove su come la sua campagna sarebbe stata truffata dai suoi oppositori, da addetti ai seggi imparziali e da una vasta cospirazione di aziende tecnologiche e grandi società”.

Trump ha anche definito i sondaggi pre-elettorali “falsi e ridicoli”, fatti per creare l’impressione d’una “onda” pro-Biden: “Non c’è stata alcuna onda blu, semmai un’onda rossa”.

Le dichiarazioni di Trump seguivano quelle di Biden, che, da Wilmington, nel Delaware, ha invitato alla calma e a lasciare “funzionare il sistema democratico” e a “contare tutti i voti”, perché a dire chi sarà il presidente “è la volontà degli elettori”. Biden s’è mostrato fiducioso (“Non ho dubbi che vincerò queste elezioni”): “Sapremo molto presto” i risultati definitivi.

Per fortuna, la democrazia, attaccata dal presidente, ha molti difensori negli Stati Uniti, a iniziare dai media e dai giornalisti: alcune tv all news americane hanno “tagliato” la conferenza stampa e contraddetto le affermazioni di Trump. “Ci troviamo nella inconsueta posizione non solo d’interrompere il presidente degli Stati Uniti, ma di doverlo correggere”, ha detto la MsNbc. Scrive ancora la Lerer: “Non c’è niente di corrotto, rubato o illegale e non c’è nessuno che sta facendo ‘un sacco di cose cattive’. Donald Trump sta semplicemente perdendo”.

La corsa, però, non è ancora né decisa né finita, con Biden fermo da ieri a 253 Grandi Elettori e Trump a 213, cui andranno aggiunti i tre dell’Alaska e probabilmente i 15 della North Carolina. Restano incerti Pennsylvania (20), Georgia (16), Arizona (11) e Nevada (sei).

La Associated Press ha duramente replicato alle accuse del presidente Trump, furioso per il fatto che l’agenzia di stampa, come la Fox News, la notte dell’Election Night assegnò l’Arizona a Biden. “La Ap – si legge in un tweet – non ha dichiarato il vincitore delle presidenziali, essendo diversi Stati ancora ‘too close to call’. Ma il presidente Trump ribadisce accuse infondate che i democratici stanno cercando di rubare le elezioni, senza alcuna prova”.

Baker e i procuratori contro le azioni legali della campagna Trump

Anche James Baker, che nel 2000 guidò il team di legali di George W. Bush nella battaglia giudiziaria con Al Gore sul voto della Florida, sostiene che la Casa Bianca dovrebbe smetterla di tentare di bloccare lo spoglio delle schede. In un’intervista, Baker dice che Trump potrebbe avere ragioni da fare legittimamente valere, ma nota che “ci sono enormi differenze” tra il 2000 e oggi. “Il nostro punto era che i voti erano stati contati e ricontati e che era tempo di mettere fine al processo. Questo non è esattamente il messaggio che sento ora…. E penso che sia molto difficile essere contro lo spoglio delle schede”.

Anche 19 ex procuratori Usa che hanno servito sotto presidenti repubblicani hanno diffuso una nota definendo “infondate e avventate” le accuse di brogli. I firmatari invitano il presidente “a consentire pazientemente e rispettosamente che continui il processo legale del conteggio dei voti, in accordo con le leggi federali e statali, e a evitare ogni ulteriore commento o azione che serve solo a minare la nostra democrazia”.

I procuratori, inoltre, negano che ci sia alcunché di irregolare nel contare i voti dopo l’Election Day: “Anche se il processo richiede giorni o addirittura settimane per essere concluso, bisogna consentire che sia svolto in modo aperto, giusto e legale e senza qualsiasi impropria interferenza politica”.

“Stop the Steal” e altre intemperanze

Facebook ha rimosso dalla propria piattaforma un gruppo in rapida crescita dove fan di Trump pubblicavano post dalla retorica violenta e sostenevano senza fondamento che i democratici stanno rubando le elezioni. Il gruppo, denominato “Stop the Steal”, sollecitava a “scendere in campo per proteggere l’integrità del voto” e cresceva al ritmo di 1000 nuovi membri ogni 10 secondi, con 365 mila adesioni in un solo giorno. “Il gruppo era organizzato intorno alla delegittimazione del processo elettorale e abbiamo visto inviti alla violenza preoccupanti da parte di alcuni suoi membri”, ha spiegato un portavoce di Fb.

Fra i commenti meno moderati, quelli di Steve Bannon, l’ex guru e consigliere di Trump, che suggerisce che Trump dovrebbe incominciare il suo secondo mandato decapitando Anthony Fauci e il direttore dell’Fbi Christopher Wray ed esponendone le teste ai cancelli della Casa Bianca.

Nel suo podcast “The War Room”, Bannon ha detto: “Il secondo mandato dovrebbe incominciare licenziando Fauci e Wray. No, preferirei fare un passo in più, ma il presidente è un uomo di cuore, un buono… Tornerei ai tempi dei Tudor: metterei le loro teste su pali agli angoli della Casa Bianca come avvertimento ai burocrati federali, se non sei d’accordo, sei finito”. Twitter ha sospeso l’account dopo la pubblicazione del post.

Il figlio maggiore del presidente, Donald Trump Jr, accusa i potenziali aspiranti repubblicani 2024 alla Casa Bianca di “mancanza di azione totale” a sostegno del padre. C’è chi gli risponde e suona “excusatio non petita”: “Abbiamo un debito nei confronti di Donald Trump, della sua leadership e delle sue vittorie conservatrici alla Camera e al Senato”, twitta Nikki Haley, l’ex ambasciatrice all’Onu, che aggiunge, però, che gli americani “meritano trasparenza. La legge deve essere rispettata. Dobbiamo continuare ad avere fede che la verità vincerà”. Il senatore Tom Cotton, una delle figure in crescita del partito, dice: “Ogni repubblicano deve sostenere il fondo di Trump”.

I voti che il presidente considera “illegali” sono quelli che portano il timbro delle poste anteriore alla chiusura dei seggi, il che li rende validi, ma che sono stati magari consegnati dopo. Vi sono Stati, come la Pennsylvania, dove la legge vuole che i voti per posta siano scrutinati a urne chiuse, anche se sono giunti prima, il che sta avvenendo.

Secondo il Washington Post, vi sono piuttosto prove di voti legali non contati, l’opposto di quello che sostiene Trump: la posta non avrebbe consegnato in tempo almeno 150 mila schede regolarmente spedite, di cui almeno 12 mila negli Stati ancora in bilico. Numeri destinati a crescere, man mano che i controlli negli uffici postali vengono completati e i dati raccolti.

(Usa2020)

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