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Emmanuel Macron torna a Beirut. Dopo l’esplosione che ha sconvolto l’intero Libano, il presidente francese era stato il primo a visitare il Paese ottenendo una accoglienza particolarmente calda. La sua era una missione di solidarietà ma anche squisitamente politica, finalizzata a rafforzare la propria influenza nell’area medio-orientale e in un contesto di scontro sempre più aspro con la Turchia di Erdogan. Domani il titolare dell’Eliseo sarà nuovamente a Beirut e ad attenderlo ci sarà anche l’influente gruppo di Hezbollah, fortemente legato al regime sciita dell’Iran ed avverso ad Israele e Usa (che l’hanno inserito nell’elenco delle organizzazioni terroristiche).

Ad intervenire è stato proprio il segretario generale di Hezbollah, il potente Hassan Nasrallah. “Abbiamo sentito l’appello del presidente francese durante la sua ultima visita in Libano per un nuovo patto politico”, ha detto in un discorso. “Siamo aperti a qualsiasi discussione costruttiva sull’argomento a condizione che sia un dialogo libanese e che rispecchi la volontà di tutte le parti libanesi”, ha aggiunto. Il presidente francese aveva offerto sostegno al Libano dopo la devastante esplosione avvenuta il 4 agosto al porto di Beirut e ha sollecitato i funzionari libanesi a formulare un nuovo patto politico per sollevare il paese dallo stallo politico, dalla corruzione radicata e da anni di cattiva gestione. Il gruppo militante sostenuto dall’Iran, Hezbollah, che ha un ruolo dominante nella politica del Libano, è stato oggetto di intense critiche mentre il paese deve affrontare molteplici crisi devastanti. L’esplosione del porto ha ucciso 190 persone e ne ha ferite oltre 6.000, danneggiando gravemente l’infrastruttura strategica per l’economia del Libano. A questo si aggiunge la pesante crisi economica e l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid-19.

Con l’obiettivo di non perdere il ruolo in Libano, il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah ha promesso che il partito coopererà per evitare un vuoto politico in Libano. “Sia nella nomina di un primo ministro o nella formazione di un governo, saremo cooperativi e faciliteremo il tentativo di far uscire il paese dal vuoto” politico, ha detto, rigettando le critiche secondo cui Hezbollah ostacolerebbe le riforme. “Alcuni ipocriti e bugiardi dicono che Hezbollah è un ostacolo alle riforme”, ha detto il segretario generale.

Il governo del primo ministro Hassan Diab, sostenuto da Hezbollah e dai suoi alleati, si è dimesso il 10 agosto, sei giorni dopo che quasi 3.000 tonnellate di nitrato di ammonio sono esplose nel porto di Beirut dove erano rimaste per sei anni. Secondo le leggi libanesi, il presidente si consulta con i blocchi parlamentari per nominare un primo ministro e al candidato che ottiene il maggior sostegno viene chiesto di formare il nuovo governo. Tuttavia, i gruppi politici non sono riusciti a nominare un candidato, che secondo il sistema libanese, deve essere un musulmano sunnita. Le consultazioni inizieranno lunedì. L’ex primo ministro Saad Hariri ha detto che non ha intenzione di candidarsi per la carica.

Riuscirà la Francia a far siglare un nuovo patto tenendo dentro Hezbollah? L’azzardo è notevole ma enorme è anche la posta in palio. Per l’Italia si tratta in ogni caso di un passaggio assai significativo. Nei giorni scorsi era stato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, a visitare il Paese forte anche della leadership italiana della missione Unifil (appena confermata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite). In ambienti diplomatici si era parlato anche di una possibile visita del premier, Giuseppe Conte. Intanto, Macron raddoppia.

Macron torna a Beirut. Hezbollah pronta alla grande coalizione. E l'Italia?

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