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Il momento del consenso è una cosa, quello del governo è un’altra. Ovvero, due leader della comunicazione come Meloni e Salvini non sono ancora potenziali premier. Occorrerà ricercare una figura in grado di governare il paese in un momento eccezionale dove l’Italia dovrà essere rifondata nel suo stato sociale.

Lo pensa l’intellettuale e scrittore Marcello Veneziani, autore di “Dispera bene – Manuale di consolazione e resistenza al declino” per Marsilio, che affida a Formiche.net un ragionamento sull’evoluzione che i player sovranisti sono chiamati a compiere per trasformarsi da megafoni di consenso a figure in grado di governare.

In Dispera bene si chiede come si può continuare a vivere quando si è persa la speranza nelle idee politiche, nelle relazioni umane e nell’esattezza della scienza. E dopo il Covid?

La pandemia è stata un test generale che ha portato alle estreme conseguenze quella riflessione che facevo nel libro: ovvero che diventa ancora più urgente porsi la domanda e darsi delle risposte. La risposta che si leggeva nel libro credo avesse già una sua coerenza: trasformare la disperazione da punto di arrivo a punto di partenza per considerarla un trampolino al fine di dare una soluzione ai problemi irrisolti. Si tratta di cambiare atteggiamento e uscire da quella dimensione puramente tragica e inerte verso cui tende la disperazione.

È cambiata anche la speranza verso l’Ue, ieri matrigna e oggi foriera di nuovi fondi?

Credo si debbano deporre la speranza e la disperazione riguardo all’Europa, a cui bisogna guardare solo con realismo. Se la osserviamo da un punto di vista ideale, è necessaria e benefica mentre dal punto di vista reale invece otteniamo un’altra idea, salvo vedere le conseguenze degli ultimi provvedimenti che si profilano promettenti, ma il cui esito è ancora molto incerto. Dovremo giudicare sulla base dei comportamenti, mantenendo saldo a mio parere un principio: l’Europa non è la soluzione dei nodi italiani, dobbiamo saperci stare accettandone i rischi, gli oneri e anche i vantaggi, ma senza pensare che sia il passepartout per i nostri guai.

C’è la necessità di un nuovo storytelling per i sovranisti dopo la promessa della Commissione Ue da 170 miliardi?

Occorre elaborare un pensiero, ovvero capire cosa si vuole fare in relazione a che cosa. Se il problema è mandare un messaggio agli elettori è necessario usare un linguaggio, se invece è rivolto al dopo e alla necessità di ridisegnare uno Stato allora occorre ben altro. L’errore sarebbe confondere i due linguaggi con facili slogan, quando siamo in presenza di una problematica come la rifondazione del paese. Il momento del consenso è una cosa, quello del governo è un’altra: non si possono mescolare. Posso dirla in termini spicci?

Prego.

In politica bisognerebbe adottare la distinzione delle carriere. Da un lato i tribuni della plebe, fondamentali per ottenere il consenso ma assolutamente inefficaci per il governo delle cose. Dall’altro le persone che sappiano governare e non intercettare gli umori.

L’esecutivo come ha governato la pandemia?

Non ha avuto alcun approccio, se non il tentativo di pura comunicazione teatrale, di autocompiacimento e vana gloria che non era il caso di esibire in questo momento, riuscendo a fare di ogni disfatta un motivo di orgoglio. Se noi oggi abbiamo più fondi dall’Ue non è perché siamo stati più bravi ad ottenerli, ma semplicemente perché siamo i più inguaiati. Così come se l’Italia ha dovuto muoversi prima di fronte al Covid non è perché sia stata un modello per tutto il mondo, ma perché è stata la più colpita. Questa logica puramente comunicativa ha impedito una programmazione ed una strategia, finendo per avere solo un appello continuo in stile one man show da parte del premier. Le potenze di fuoco annunciate non sono state seguite da una visione-paese.

Palamara e Bonafede: la giustizia italiana vive momenti complicati. Che idea si è fatto dei due casi?

Partivo da una mia visione che, a volerla semplificare, era più giustizialista che garantista. Avevo fiducia nella magistratura e nella giustizia, ma l’ho persa nel corso degli anni ed è precipitata ulteriormente negli ultimi giorni. Naturalmente so distinguere tra gaglioffi e giudici, però mi rendo conto che è molto inquietante e poco rassicurante la giustizia che oggi viene interpretata in Italia.

Alcune conversazioni di Palamara che attori o calciatori che attinenza avevano con il suo caso?

Vedo un protagonismo debordante che è stato la cifra degli ultimi 25 anni, ovvero i magistrati che si fanno supplenti di tutto e tutti: del ministro, del politico, del sacerdote, del capobastone e forse vorrei dire anche del capo mafioso. È questo l’aspetto più inquietante.

Come potrà il Pd non essere risucchiato nelle visioni grilline? E come potrà lo schieramento di destracentro rielaborare una propria agenda in antitesi a quella dem?

Bisogna innanzitutto oggettivamente riconoscere che c’è una maggiore omogeneità di vedute tra i due leaders sovranisti rispetto alla non-linea rappresentata oggi da grillini e sinistra. C’è una convergenza di umori e interessi, ma non ancora un filo strategico: non perché uno si adatti all’altra, ma perché non esiste. Navigando a vista è evidente che tutto viene ancora sottoposto alle circostanze. Di contro Zingaretti spicca per la sua linea politicamente evanescente, quel poco che si muove lo fa a prescindere dalla leadership di sinistra. Inoltre gli ondeggiamenti dei grillini e la mancanza costitutiva di una strategia politica hanno prootto solo questa escrescenza: la leadership vanesia del premier.

Negli Usa si discute di Michelle Obama come possibile vice di Joe Biden. In Italia è culturalmente fattibile una premiership rosa?

Non è stata ancora messa a fuoco una leadership in Italia e questa volta il discorso riguarda entrambi gli schieramenti. L’alleanza Pd-M5s si adatta alla circostanza e quindi sembra avere solo in Conte il suo punto di riferimento. Dall’altra parte bisogna ammettere che due leader della comunicazione come Meloni e Salvini non sono potenziali premier. Occorrerà ricercare una figura in grado di governare il Paese in un momento eccezionale. Non dimentichiamo che, al di là dell’emergenza, siamo alla vigilia della rifondazione dello Stato e che esso andrà rifondato come Stato sociale, attraverso un’economia mista. Non vedo leaders che siano in grado di traghettare l’Italia attraverso questo cambiamento.

twitter@FDepalo

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