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Le buone intenzioni e le speranze sono sempre, o quasi, presenti al termine di ogni vertice istituzionale di una certa importanza. E anche stavolta, Consiglio europeo del 19 giugno, rigorosamente in videoconferenza, non sono state fatte eccezioni. Ursula von der Leyen ha tentato in tutti i modi di mostrare un certo ottimismo sulla strada che porta a un accordo finale sul Recovery Fund. E anche Giuseppe Conte non si può dire che abbia spento il monitor col morale sotto i tacchi, almeno a sentire le sue dichiarazioni. Però l’accordo sul piano da 750 miliardi (2 mila se si considerano tutte le altre misure messe insieme), ancora non c’è. Un passo avanti forse è stato fatto, ma per accendere davvero il motore e cominciare a erogare prestiti e contributi a fondo perduto ai Paesi membri fatti a pezzi dal Covid-19, ce ne vuole ancora.

LE SPERANZE DI URSULA…

Non che le gli auspici della vigilia fossero particolarmente buoni. Che quello odierno fosse un vertice tutto sommato interlocutorio, era nell’aria. Peccato che la crisi non aspetti i tempi della politica (e della burocrazia) europea. Eppure a Bruxelles vogliono essere ottimisti. “La discussione fra i leader europei è stata molto positiva, pur dimostrando differenze di opinioni su diversi aspetti sui quali, però, si potrà trovare un consenso al prossimo appuntamento di luglio del Consiglio europeo”, ha detto von der Leyen al termine del vertice Ue.

“Sono felice del fatto che molti leader hanno sottolineato che dobbiamo fare presto il massimo possibile, prima dell’estate”, ha aggiunto von der Leyen. La quale non ha certamente nascosto le differenze di vedute che frenano il percorso verso il Recovery Fund. Non ultimo il solido blocco dei Paesi cosiddetti frugali (Austria in testa) che non ne vogliono sapere di prestare denaro a chi potrebbe non essere in grado di ripagare il debito. Figuriamoci arrivare a condividere il debito a livello comunitario. “Ovvio, la discussione ha mostrato differenze di opinioni su diversi aspetti, come la dimensione del Recovery, il bilanciamento tra prestiti e risorse a fondo perduto, la chiave di distribuzione, la questione delle nuove risorse proprie. Sono discussioni assolutamente legittime e ho spiegato le ragioni della Commissione su tutti questi aspetti”, ha ammesso von der Leyen. “Sono sicura che su questi punti potremo trovare un consenso entro l’estate senza perdere il quadro complessivo”.

…E QUELLE DI CONTE

Ma non ci sono solo le speranze del presidente della Commissione Ue. Ci sono anche quelle del premier italiano. “Dobbiamo assolutamente chiudere l’accordo entro luglio. E dobbiamo assecondare gli sforzi della Commissione di rendere disponibili alcune risorse già per quest’anno”, ha detto Conte, intervenendo in videoconferenza al Consiglio. “In questo dibattito di portata storica, non deve essere un gruppo di Paesi a prevalere. Deve essere l’Europa a prevalere nella sua interezza, con la forza della sua ambiziosa proposta. Noi non stiamo lavorando solo per preservare il mercato unico e i nostri interessi comuni; stiamo lavorando per difendere i nostri valori e per assicurare un futuro alle nuove generazioni”.

Sul Recovery Fund niente intesa. Ma Conte e Ursula sperano

Le buone intenzioni e le speranze sono sempre, o quasi, presenti al termine di ogni vertice istituzionale di una certa importanza. E anche stavolta, Consiglio europeo del 19 giugno, rigorosamente in videoconferenza, non sono state fatte eccezioni. Ursula von der Leyen ha tentato in tutti i modi di mostrare un certo ottimismo sulla strada che porta a un accordo finale…

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