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Con le recenti restrizioni all’export di metalli rari e nuovi investimenti strategici, la Cina punta a consolidare il proprio dominio sul mercato globale delle terre rare, elementi chiave per la tecnologia avanzata. L’Occidente cerca alternative, ma rimane vulnerabile al controllo cinese. Lo racconta un lungo articolo del New York Times.

Le terre rare sono diventate un elemento cruciale nella produzione di tecnologie avanzate, dai semiconduttori utilizzati nell’intelligenza artificiale alle auto elettriche, passando per i sistemi di difesa come i caccia F-35. Attualmente, la Cina produce quasi tutta la fornitura mondiale di questi minerali, e con le nuove restrizioni imposte dal governo cinese, la situazione potrebbe diventare ancora più critica. Dal 1° ottobre, infatti, gli esportatori cinesi devono fornire una documentazione dettagliata su come i metalli rari vengono utilizzati nelle catene di approvvigionamento occidentali. Questa misura non solo rafforza il controllo di Pechino su quali aziende straniere possano accedere a questi materiali, ma solidifica ulteriormente la sua posizione monopolistica.

Recentemente, la Cina ha acquisito le ultime due raffinerie di terre rare a capitale estero, segnando un significativo passo verso la completa nazionalizzazione di questo settore. La Shenghe Resources, un’azienda statale cinese, ha acquistato la raffineria di Wuxi, fino a poco tempo fa di proprietà della canadese Neo Performance Materials. Questo tipo di acquisizione rappresenta una mossa strategica che permette a Pechino di esercitare un controllo diretto sulla produzione e sul raffinamento di metalli essenziali, riducendo ulteriormente la già limitata concorrenza internazionale.

Parallelamente, il governo cinese ha inasprito le leggi sulla sicurezza nazionale, classificando le attività di estrazione e raffinazione delle terre rare come segreti di stato. Questo ha comportato sanzioni severe per chiunque tenti di divulgare informazioni riservate. Lo scorso mese, due dirigenti dell’industria delle terre rare sono stati condannati a 11 anni di carcere per aver rivelato informazioni a stranieri. Tali misure evidenziano il crescente isolamento della Cina nel contesto della competizione tecnologica globale, in cui Stati Uniti e Cina si sfidano per il dominio sulle risorse strategiche.

In risposta a queste manovre aggressive, i Paesi occidentali hanno iniziato a esplorare nuove opzioni per diversificare le proprie catene di approvvigionamento. Progetti per l’apertura di raffinerie negli Stati Uniti e in Europa sono in fase di sviluppo, come nel caso di un nuovo impianto in Texas e dell’aumento della produzione in Francia da parte della belga Solvay. Tuttavia, la realizzazione di questi progetti affronta sfide significative: pochi giacimenti al di fuori della Cina e del Myanmar contengono concentrazioni commercialmente valide di terre rare, e la concorrenza dei produttori cinesi, che possono contare su costi di produzione inferiori e su un know-how consolidato, rende difficile la competizione.

Un esempio emblematico è il disprosio, un metallo raro di crescente importanza per i semiconduttori, la cui produzione richiede processi chimici complessi. La raffinazione del disprosio ultrapuro, necessaria per i chip di intelligenza artificiale, richiede anni di sviluppo e investimento. La Neo Performance Materials ha impiegato sette anni per perfezionare il processo chimico nella sua raffineria di Wuxi. Nel frattempo, i produttori cinesi continuano a migliorare le proprie tecniche, lasciando indietro i concorrenti internazionali.

Infine, la solitaria miniera di terre rare negli Stati Uniti, a Mountain Pass, in California, presenta basse concentrazioni di disprosio. La MP Materials, proprietaria della miniera, ha ottenuto un contratto dal Dipartimento della Difesa per aggiornare l’attrezzatura di raffinazione, ma questo non basta a garantire la sicurezza delle forniture in un contesto di crescente tensione geopolitica. Se si verificasse una crisi, la possibilità di separare rapidamente il disprosio rimarrebbe limitata.

In sintesi, la crescente influenza della Cina nel settore delle terre rare mette in evidenza l’urgenza di diversificare le catene di approvvigionamento per l’Occidente. Mentre la Cina continua a rafforzare la propria posizione attraverso controlli rigorosi e acquisizioni strategiche, i paesi occidentali si trovano a dover affrontare sfide sempre più complesse per garantire l’accesso a risorse vitali in un mercato globale in evoluzione. La strada verso l’autosufficienza è lunga e irta di ostacoli, ma è essenziale per proteggere la sicurezza economica e nazionale nel futuro.

Pechino stringe la presa sulle terre rare. Le ultime mosse

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