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“Prima di essere un volto noto Sergio Zavoli è stato una voce, che lui amava curare, modulandone il suono per esaltare le parole che andavano a vestire anche la più cruda realtà dei servizi radiofonici”. Con queste parole Giuseppe Marchetti Tricamo, già direttore di Rai Eri e docente di Comunicazione ed Editoria, ricorda il grande giornalista morto ieri sera a Roma all’età di 96 anni.

Marchetti Tricamo ha avuto il “privilegio”, come lui stesso dice a Formiche.net, di conoscere Zavoli personalmente e ne traccia un profilo che va dalla radio alla televisione più innovativa.

Padre di programmi come Processo alla tappa, Clausura, Nascita di una dittatura, La notte della Repubblica, Zavoli ha fatto la storia della tv italiana, sapendo innovare e avendo come missione sempre il servizio pubblico. Entrò in Rai nel 1947, ricoprì vari ruoli, dal radiocronista, condirettore del telegiornale, direttore del Gr, autore di inchieste, fino a diventarne presidente dal 1980 al 1986. “Il mondo non è fatto di primi, vincitori e vincenti, ma di secondi, terzi, ultimi, di gente che arriva fuori tempo massimo pur sputando sangue”, diceva Zavoli, descrivendo così il suo essere e il suo raccontare la storia e le persone.

Oltre a essere giornalista, senatore dal 2001 al 2018, e presidente della commissione parlamentare per la vigilanza sulla Rai nel 2009, Sergio Zavoli ha anche firmato alcuni saggi, tra i quali menzioniamo “Di questo passo”, “Viva l’Itaglia”, “Credere non credere”, “Ma quale giustizia”, “C’era una volta la Prima Repubblica”, “Se Dio c’è. Dialogo col teologo Piero Coda”, “Diario di un cronista”, editi da Rai Eri.

“Ai tempi di via del Babuino, dopo il mitico uccellino della radio, che con il suo cinguettio apriva ogni mattina la programmazione, dai gloriosi microfoni della radio partivano mille voci che raggiungevano l’Italia e il mondo – ricorda ancora Marchetti Tricamo -. Tra quelle voci c’era quella inconfondibile di Zavoli: empatica, capace di coinvolgere e trasmettere emozioni. Quella voce sostenuta dalle parole appropriate era capace di farti vedere anche attraverso le onde radio”.

ADDIO SERGIO ZAVOLI, PADRE DELLA TELEVISIONE ITALIANA. FOTO DALL’ARCHIVIO PIZZI

Nel 2007 all’Università Tor Vergata di Roma gli fu conferita la laurea honoris causa in Editoria, Comunicazione Multimediale e Giornalismo “per la sua esperienza umana e professionale, per il suo forte impegno etico-politico e per la sua straordinaria capacità innovativa nell’uso del mezzo radiotelevisivo”, si leggeva nella motivazione.

È stato quindi un precursore dell’ibridazione radiotelevisiva? “Sergio Zavoli, come lui stesso diceva, vestiva di immagini i discorsi, che avevano a disposizione un ricco guardaroba: per ogni sostantivo un abito, per qualunque aggettivo un fiocco, per qualsiasi avverbio un foulard”, racconta Marchetti Tricamo. “Anche in televisione la voce di Zavoli era sempre protagonista e, infatti, attirava non meno delle immagini dei suoi famosi reportage”, continua.

“Io, che ho avuto il grande privilegio di conoscerlo al tempo dei miei anni in Rai Eri, quella voce che precedeva o seguiva, di presenza o al telefono, l’edizione di un suo libro, sarei stato ad ascoltarla per giornate intere. Quella voce mi mancherà. Oggi la Rai, come è giusto, lo celebrerà. A quei vertici aziendali rammento una annotazione di Sergio Zavoli, era il 2010: ‘Non di rado, in Rai, si è ripetuto il vizio di preferire gli ubbidienti ai capaci. Sono afflitto da tutto ciò che condiziona, e che limita, la consapevolezza e la libertà di chi ancora crede che lavorare alla Rai significa farlo anche per il nostro Paese'”.

Questa sera Rai 1, infatti, gli dedicherà uno speciale, “Sergio Zavoli, storia di un cronista”, condotto dalla giornalista Monica Maggioni.

GUARDA IL VIDEO TUTTE LE TAPPE DELLA CARRIERA DI SERGIO ZAVOLI

Vi racconto la voce di Sergio Zavoli. Il ricordo di Marchetti Tricamo

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