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Sul Mes si sta giocando una partita importante. E ancor più la si giocherà nei prossimi giorni, diciamo almeno fino al 23 di questo mese, allorquando in sede europea si dovranno prendere le decisioni definitive sul pacchetto di misure anticrisi messo a punto dall’Eurogruppo. Non quella economica, che è troppo complessa e, ammetto, anche di non facile comprensione tecnica per chi, come me, non è esperto nella “triste scienza”.

Ma una partita tutta politica, e di politica interna in primo luogo. A tutta evidenza, nel governo si è creata una crepa che sembra ricompattare tendenzialmente, e molto idealmente in verità, le forze “populiste”. E con il presidente del Consiglio in difficile equilibrio fra Pd e Cinque Stelle, nervoso e quasi costretto a schierarsi (almeno finora) con i contrari all’uso del cosiddetto Fondo salva Stati predominanti fra i seguaci di Beppe Grillo.

Il Pd, sempre coerentemente europeista, appoggiato questa volta da Matteo Renzi, sembra in un atteggiamento meno prono al partito di maggioranza relativa rispetto ad altre occasioni. Sia perché, come ha ricordato Nicola Zingaretti, l’Europa, o almeno una certa idea di Europa, è all’origine, e quindi la ragione essenziale, di questo governo; sia perché alla fine c’è sempre la convinzione che, per quanto possano tirare la corda, i grillini non la spezzeranno mai perché Parigi, cioè l’attuale posizione di forza in Parlamento, val bene non una ma mille messe.

Nel sottofondo, da non sottovalutare, la partita delle nomine, ove ognuno vuole giocare al massimo la sua parte e che, quindi, giustifica in parte gli irrigidimenti di questi giorni. Solo che il “redde rationem” è ormai imminente, e questa volta l’ “indietro tutta” dovrebbe farlo lo stesso premier su la cui affidabilità e capacità (sembrerebbe dai sondaggi) gli italiani sono in ampia maggioranza pronti a giurare.

In questo gioco si è poi inserito stamattina, da par suo, Silvio Berlusconi, che, con una lettera a “Il giornale”, ha spiazzato un po’ tutti sposando le ragioni del Mes “sanitario” e “senza condizioni” che si è delineato. È chiaro che la sortita ha un doppio scopo: reinserirsi nei giochi, puntando su una frattura e crisi governativa, o anche semplicimente mandando messaggi di ragionevolezza al deep state italiano ed europeo per giochi futuri ma non lontani; smarcarsi da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, la cui leadership nel centro-destra, o meglio destra-cento, il Cavaliere non ha mai digerito.

Un momento così drammatico per il Paese ha quindi riacceso la solo momentaneamente (e apparentemente) sopita lotta politica. Che ciò poi vada in contraddizione con le scelte da prendere, possibilmente tutti insieme, per mettere in salvo il Paese, questo è un altro discorso. Per quanto drammatico. Come al solito, per dirla con l’immortale Ennio Flaiano, “la situazione è grave ma non è seria”.

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