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Ogni volta che il capo miliziano dell’Est libico, Khalifa Haftar, perde terreno segue una serie di azioni di rappresaglia violenta. Vittime i civili. È uno schema ripetitivo, perché in quest’anno di campagna contro Tripoli, Haftar è stato respinto più e più volte. Tant’è che la missione per prendere la capitale e conquistare il Paese è in stallo da molto tempo.

Lunedì, le forze delle Cirenaica hanno perso il controllo di tutta la costa a Ovest di Tripoli. La porzione di territorio verso il confine tunisino che era servito alla Libyan national army, la milizia haftariana Lna, per accerchiare la città. È una fascia di massimo interesse e attenzione per l’Italia perché è lì che si trovano i rubinetti migratori che tagliano il Mediterraneo Le forze del governo di accordo nazionale, Gna, hanno fatto un filotto tra le città costiere e inferto un colpo durissimo al signore della guerra delle Cirenaica, e oggi per vendetta hanno bersagliato con razzi quartieri a sud ed est della capitale causando almeno un morto, un bambino di nove anni, e quattro feriti.

Il comandante dell’Lna che coordina le operazioni a Sabratha ha ammesso la sconfitta sostenendo che l’attacco è stato coordinato con delle cellule dormienti presenti in città. “Abbiamo subito pesanti perdite – ha spiegato – tra i nostri militari uccisi c’è anche il colonnello Mohammed al Marghani il quale è stato colpito da un drone mentre si stava ritirando. Al momento dobbiamo riorganizzarci ma per farlo abbiamo bisogno di una valida difesa aerea per respingere gli attacchi dei droni”.

Aspetto interessante quest’ultimo, che conferma come il supporto aereo emiratino – che finora aveva contraddistinto l’avanzata dei reparti aggressori – sia venuto meno nelle ultime settimane. Probabilmente a causa dell’ingresso nel campo di battaglia libico di unità anti-aeree turche al fianco del Gna, che prima hanno ripulito i cieli dai nemici e poi ne hanno preso il controllo. E ora conducono la riconquista lanciata dalla Tripolitania.

Tra i vari obiettivi caduti sotto i colpi dell’artiglieria di Haftar, c’è di nuovo l’aeroporto internazionale Mitiga di Tripoli, mentre ieri è stata colpita la base navale di Abu Setta – che quattro anni fa è stato il punto di sbarco e insediamento del premier Fayez Serraj, portato in Libia da Tunisi con un’operazione organizzata dalle Nazioni Unite e scortata dai reparti speciali italiani.

Uno dei colpi di mortaio è caduto a circa 250 metri dalla nave militare italiana “Gorgona”, ormeggiata nell’area. Nessun danno e nessun ferito, ma la conferma che le forze haftariane non considerano l’Italia “un interlocutore” (come il premier Giuseppe Conte diceva di Haftar), anzi – come più volte confermato in altre occasioni – non frenano gli attacchi davanti al rischio di colpire unità italiane.

Oggi un account Twitter che si occupa di diffondere la propaganda haftariana – e che spesso viene riportato come fonte ufficiale (per dolo o per un’accuratezza) – ha diffuso un’informazione alterata sull’Italia. Rivendicato di aver colpito la nave, dichiarava di averlo fatto perché la Gorgona aveva coperto l’avanzata del Gna sulle aree costiere occidentali colpendo unità dell’Lna dal mare. La nave è impiegata come moto-trasporto costiero ed è disarmata.

Haftar perde il confine tunisino. Tripoli sotto la vendetta del miliziano ribelle

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