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Si è evitata, per il momento, la revoca con le complicazioni ad essa relative, con un accordo raggiunto all’alba, grazie alla mediazione del ministro dell’Economia e delle Finanze i cui punti salienti sono riassunti nel comunicato emesso da Palazzo Chigi:

“Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli ha svolto un’informativa sullo stato di definizione della procedura di grave inadempimento nei confronti di Autostrade per l’Italia S.p.a. (Aspi), nella quale sono state esposte le possibili alternative sulla definizione della vicenda. Durante la riunione, sono state trasmesse da parte di Aspi due nuove proposte transattive, riguardanti, rispettivamente, un nuovo assetto societario di Aspi e nuovi contenuti per la definizione transattiva della controversia. Considerato il loro contenuto, il Consiglio dei ministri ha ritenuto di avviare l’iter previsto dalla legge per la formale definizione della transazione, fermo restando che la rinuncia alla revoca potrà avvenire solo in caso di completamento dell’accordo transattivo”.

“La proposta – si legge nel documento – prevede specifici punti qualificanti riguardo alla transazione e al futuro assetto societario del concessionario:

– misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per il complessivo importo di 3,4 miliardi di euro;

– riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all’articolo 35 del decreto-legge “Milleproroghe” (decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162);

– rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario;

– aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte del concessionario;

– rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) e i ricorsi per contestare la legittimità dell’art. 35 del decreto-legge ‘Milleproroghe’;

– accettazione della disciplina tariffaria introdotta dall’Art con una significativa moderazione della dinamica tariffaria. Punti relativi all’assetto societario del concessionario. In vista della realizzazione di un rilevantissimo piano di manutenzione e investimenti, contenuto nella stessa proposta transattiva, Atlantia S.p.a. e Aspi si sono impegnate a garantire:

– l’immediato passaggio del controllo di Aspi a un soggetto a partecipazione statale (Cassa depositi e prestiti – Cdp), attraverso: 1. la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte di Cdp, 2. l’acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali;

– la cessione diretta di azioni Aspi a investitori istituzionali di gradimento di Cdp, con l’impegno da parte di Atlantia a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione di dividendi;

– la scissione proporzionale di Atlantia, con l’uscita di Aspi dal perimetro di Atlantia e la contestuale quotazione di Aspi in Borsa. Gli azionisti di Atlantia valuteranno la smobilizzazione delle quote di Aspi, con conseguente aumento del flottante. In alternativa, Atlantia ha offerto la disponibilità a cedere direttamente l’intera partecipazione in Aspi, pari all’88%, a Cdp e a investitori istituzionali di suo gradimento”.

È un compromesso complesso ancora da definire in molti dettagli. Ciò indica che la vicenda non è ancora terminata: siamo di fronte ad un ulteriore rinvio che aggrava l’ingorgo dei numerosi temi e problemi che il governo si trascina da mesi. Molti punti restano oscuri e con essi il dubbio che si sia alle prese con una “nazionalizzazione in maschera” che, per il modo in cui viene realizzata, non potrà non suscitare perplessità nell’Unione europea (Ue), proprio al momento in cui l’Italia chiede aiuti all’Ue e ci viene detto che essi saranno condizionali a un programma di liberalizzazione e di efficientamento dell’economia.

Il M5S non potrà esibire lo scalpo dei Benetton ma l’ala governista potrà dire a quella movimentista che, al termine di un complicato e non semplice processo di riorganizzazione societaria, la famiglia Benetton avrà solo il 10% dell’azionariato dell’azienda. Basterà ciò a soddisfare i movimentisti ed a fare inghiottire loro anche la richiesta dell’Italia allo sportello sanitario del Mes, codicillo non scritto ma parte integrante del compromesso? Si potrà rispondere che il governo mantiene sempre la carta della revoca in tasca, ma è una carta che difficilmente potrà giocare.

A questo punto è utile ricordare che la privatizzazione della gestione autostradale fu frutto dei governi Prodi e D’Alema; il primo la impostò, il secondo la regolarizzò. Fu, infine, il governo Gentiloni a estendere la concessione ad Aspi dal 2038 al 2042 a fronte della realizzazione della strada di gronda di Genova con il nulla osta dell’Ue. I termini della remunerazione vengono cambiati: per tutti gli investimenti programmati dal 2017 al 2042 la remunerazione del capitale viene fissata tra il 4 ed il 6% lordo. Inoltre, viene fissato anche un tetto all’aumento delle tariffe. Quindi, era oggettivamente difficile per il Pd essere parte di un “esproprio proletario” deliberato da un “tribunale del popolo” targato M5S.

Oltre alle difficoltà tecniche di portare a termine il compromesso, restano dubbi sugli esiti della vicenda (peraltro non conclusa) sulla compattezza della maggioranza.

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