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La Difesa americana non si ferma. Oltre gli aiuti all’Italia dal Pentagono, oltre il sostegno di liquidità offerto al comparto industriale a stelle e strisce, il dipartimento guidato da Mark Esper rimane ben focalizzato sulla modernizzazione dello strumento militare. Come previsto, lo US Army ha infatti selezionato le due aziende, Bell e Sikorsky (controllata di Lockheed Martin), che si contenderanno la vittoria per il programma Fara, destinato a identificare il prossimo elicottero da ricognizione e scorta. La gara rientra nel più ampio progetto del Future Vertical Lift (Fvl) con cui gli Stati Uniti intendono sostituire per intero la propria flotta elicotteristica. Solo pochi giorni fa, un report del Centro studi internazionali (CeSI), a firma dell’analista Paolo Crippa, ha spiegato perché il programma è destinato a “rivoluzionare” il concetto stesso di elicottero in tutto il mondo, chiamando in causa anche l’Europa su un ragionamento in merito.

LE ESIGENZE OPERATIVE

Come ogni programma militare che sia tale, anche il Future vertical lift nasce prima di tutto da un’esigenza operativa. Quella delle Forze armate americane sta nel rinnovamento completo della componente elicotteristica dello strumento militare statunitense, ormai particolarmente datata in diversi suoi esemplari. A ciò si aggiungono riflessioni strategiche sulla competizione tecnologica in corso e sulle guerre del futuro. Se, da un lato, gli Usa vogliono rimanere tecnologicamente avanti nella corsa con Cina e Russia, dall’altro desiderano farlo puntando su strumenti che saranno necessari nei futuri scenari operativi.

VERSO GLI SCENARI DEL FUTURO

“Le Forze armate statunitensi – spiega il CeSI – nonché i loro alleati, si troveranno infatti a sperimentare un’ampia probabile proliferazione di sistemi missilistici (cruise, balistici e in particolare ManPads), capacità di interdizione su più domini (A2AD), nonché l’intensificarsi delle attività di guerra elettronica in contesti sino ad ora ritenuti generalmente permissivi, non ultimo il bacino del Mediterraneo allargato”. In più, “per quanto riguarda la geografia e la conformazione dell’ambiente operativo all’interno del quale dovranno operare i militari americani, sempre più rilievo stanno assumendo le aree densamente urbanizzate quali mega-cities, conurbazioni e concatenazioni di slums”. La configurazione di tali ambienti, spiega Crippa, “pone sfide tecniche che potrebbero minare l’efficacia dell’azione degli aeromobili attualmente in dotazione”.

IL PROGRAMMA…

È per questo che il Pentagono ha lanciato nei primi anni 2000 studi a riguardo, lanciando ufficialmente nel 2018 (con tanto di budget) il programma Fvl, ad ora confluito in due gare: il Fara (Future attack reconnaissance aircraft) per sostituire gli ormai dismessi OH-58 Kiowa (impropriamente sostituiti ad ora dagli Apache), elicotteri leggeri da ricognizioni e scorta; e il Flraa (Future long-range assault aircraft), per sviluppare un nuovo elicottero utility medio-pesante e sostituire l’UH-60 Black Hawk. Ad ora, ha spiegato Bruce Jette, assistant secretary dell’Esercito Usa per le acquisizioni, “il Fara è la priorità numero uno di modernizzazione per lo Us Army, ideato per penetrare efficacemente e disintegrare i sistemi di difesa aerei integrati degli avversari”.

…E LA GARA

La notizia dell’ultima ora riguarda la selezione delle due aziende ammesse alla gara finale: Bell Textron e Sikorsky, la controllata di Lockheed Martin. Dovranno sviluppare, costruire e testare i rispettivi modelli, in attesa di una decisione finale che dovrebbe arrivare entro il 2023 per avere l’operatività del vincitore dal 2025. Esclusi dalla decisione di ieri gli altri tre partecipanti: Boeing, il duo AVX-LH-3 Technologies e Karem Aircraft. Restano dunque in ballo il 360 Invictus di Bell e il Raider X di Sikorsky. Non ancora testato in volo, il primo, spiega Crippa del CeSI, “è un elicottero dal design classico e compatto, dotato di rotore principale singolo a quattro pale ed elica nella trave di coda”.

IL RAIDER X

Il secondo, sviluppato da Sikorsky, è “di tutt’altro respiro”, una “versione derivata dal noto dimostratore S-97 Raider” con “tecnologia completamente nuova, con due rotori coassiali controrotanti nella parte superiore e un’elica anti-coppia nella parte posteriore, in grado di garantire eccezionali performance in termini di velocità (superiori ai 220 nodi di velocità media) e manovrabilità”, a cui va aggiunta la “bassa osservabilità”. In più, nota l’esperto, “un significativo vantaggio di cui potrebbe godere Sikorsky all’interno del tender risiede proprio nel fatto che il suo dimostratore non solo è già stato sviluppato, ma anche testato ampiamente in volo con ottime performance tecniche”.

UNA RIVOLUZIONE DEI CIELI

In ogni caso, sarà una rivoluzione elicotteristica. “Ciò che chiede essenzialmente l’Esercito americano – spiega ancora Crippa – sono massime performance racchiuse in una piccola piattaforma, vale a dire un elicottero compatto, a bassa osservabilità, in grado di penetrare all’interno di spazi angusti, congestionati e poco permissivi, con la possibilità di trasformarsi in un vero e proprio Uav per essere pilotato interamente da remoto e lanciare a sua volta, dall’abitacolo, piccoli droni, denominati Ale (Air launch effects)”. Sorprende però soprattutto la velocità. Lo US Army chiede una macchina che abbia una velocità di crociera superiore a 370 chilometri orari e aumenti comunque di manovrabilità. “Considerando che, ad oggi, un Apache o un AW-129 Mangusta italiano in condizioni favorevoli viaggiano ad una velocità media di 140 nodi (260 km/h), quelle richieste dall’Esercito americano sono performance davvero rivoluzionarie”, rimarca l’esperto.

LA VERSIONE PIU’ GRANDE

Tra l’altro, Lockheed Martin e Bell sono anche le due finalista per il più grande Flraa, per cui l’entrata in servizio è prevista intorno al 2030, con una domanda di mille esemplari tra US Army e Marines. L’annuncio sulla fase finale è arrivato in questo caso lo scorso 5 marzo. Si confronteranno il V-280 Valor di Bell e l’SB-1 Defiant che Sikorsky sviluppa in partnership con Boeing. Anche in questo caso, i due progetti sono differenti. Bell propone un convertiplano bimotore ad ala alta basato sul V-22 Osprey. Il CeSI riscontra una criticità: “Il sostanziale disinteresse da parte dello US Army per un convertiplano destinato ad espletare la funzione di trasporto truppe convenzionale”. La proposta di Sikorsky-Boeing consiste invece in “un elicottero compound, dalle linee classiche ma stealth, dotato di rotori coassiali rigidi ed elica anti-coppia posta perpendicolarmente in coda”. Si punta a una velocità massima di 460 chilometri orari.

IN EUROPA?

Di fronte a tale rivoluzione, cosa fa l’Europa? “Attualmente – spiega Crippa – salvo l’eccezione del consorzio Airbus che ha annunciato di voler sviluppare un elicottero di nuova generazione denominato Racer, di cui si hanno peraltro pochissimi dettagli, non esistono in Europa sostanziali programmi di sviluppo per piattaforme di tal genere”. Ne segue l’invito in ambito Nato: “Avviare una profonda riflessione per cercare di capire quale sia la strada da percorrere”. La prima ipotesi, secondo il CeSI, è “lo sviluppo di tecnologie militari nazionali meno performanti e meno ambizione”. In alternativa, conclude l’esperto Crippa, “qualora si ritenesse di interesse strategico partecipare congiuntamente allo sviluppo della tecnologia americana, sarebbe opportuno porre in essere strategie volte a creare sinergie con l’industria della difesa nazionale, al fine di trasferire know-how tecnologico, sviluppare nuove capacità industriali e influire positivamente su indotto, innovazione e occupazione”.

L’elicottero del futuro. Le novità del mercato raccontate dal CeSI

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