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La forza creatrice sfugge a ogni denominazione. Rimane in ultima analisi un mistero indicibile (Paul Klee)

Ci interessa l’idea di creazione innovatrice sottolineata da Morin (2018) (1), già immaginata da Bergson come evoluzione creatrice. Da estendere alle forme di convivenza umana, è la creazione innovatrice che istituisce, che genera; anche perché essa porta in sé quote d’imprevedibilità che sono quelle che fanno cambiare passo a una “normale” evoluzione, aprendo futuri e controfuturi. Ogni innovazione, ben lo sappiamo, è potenzialità e rischio perché “rompe” (fa morire) alcune certezze consolidate e apre (fa nascere) scenari nuovi, imprevisti, fa giungere nuove emergenze (2). La creazione innovatrice è, à la Klee, misteriosa, (ri)generante, vitale.

Se pensiamo al comune come inter-in-dipendenza, possiamo dire che è nella relazione vincolo-possibilità, debito-liberazione, che si aprono nuove realtà. Ci istituiamo continuamente entrando in metamoforsi e, così facendo, poniamo in metamorfosi la realtà a noi più prossima e quella (solo) spazialmente più distante da noi. Tutto questo ci chiama, nelle cose umane (si pensi alla democrazia), a una problematizzazione progettuale della linearità, della causalità, dell’assoluta coerenza, della modellizzazione, della compiutezza.

Sottolineiamo, in questo nostro percorso di riflessione, il passaggio di Morin (2018) sulla potenzialità creatrice dormiente che il vivente porta dentro e che si sveglia per una sfida, un desiderio, un’aspirazione (3). Nel complesso di ciascuno di noi e del comune, dunque, c’è un mondo di possibilità potenziali che possono avere esiti imprevisti e che non è possibile individuare e indirizzare a priori ma che solo un pensiero complesso può aiutarci a considerare come facenti parte della nostra realtà.

Ci auguriamo che la sfida nella quale il mondo è immerso, quella rappresentata da un virus dalla velocità inaudita, ci aiuti a risvegliare la nostra potenzialità creatrice dormiente. Non usciremo da questa crisi come ci siamo entrati. Ci auguriamo che, superata l’emergenza e valutate le misure “post-belliche” che occorrerà adottare, nella nostra Europa si avvii un grande ripensamento, che le competenze e le sensibilità differenti si alleino per entrare nella prospettiva progettuale di una “biopolitica affermativa”.

Tutto dovrà cambiare e la nuova via dovrà finalmente mettere insieme l’evidente e l’emergente, riconciliare  spiritualità, cultura, educazione e formazione, politica, istituzioni, diplomazia, economia, scienza e innovazione tecnologica, diritto. Dal “profondo” al “regolativo”, tutto dovrà essere ripensato. Percorreremo, nei prossimi contributi e ponendo al centro l’idea di comune, del comune mistero istituente, i passi di un necessario progetto di civiltà.

NOTE

(1) Edgar Morin, Conoscenza, ignoranza, mistero, Raffaello Cortina Editore, Milano 2018

(2) Edgar Morin, op. cit. 2018, p. 75, scrive: La creatività è manifesta nell’invenzione di un organo o di una riorganizzazione innovatrice con proprie emergenze. E nota ancora, op. cit. 2018, p. 76: Attraverso le nascite, comprese quelle delle cellule in un organismo vivente, la vita è un continuo ricominciare. Un ricominciare dello stesso (il ritorno è il movimento della vita: Tao), una riproduzione dell’identico che, in certi momenti decisivi, di origine esterna e/o interna, si modifica o si trasforma. L’unione dialogica di un principio di invarianza e di un principio di trasformazione è un carattere essenziale della vita.

(3) Edgar Morin, op. cit. 2018. p. 80

 

(Professore di Istituzioni negli Stati e tra gli Stati e di History of International Politics, Link Campus University)

La creazione innovatrice del progetto

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