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Niente ostruzionismo, ma neanche sconti. Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, già presidente del Parlamento europeo, ha letto da cima a fondo il decreto “Cura Italia” e a Formiche.net dice: “È un inizio, ora ne aspettiamo un altro”. Con una crisi devastante alle porte per l’economia italiana il sistema Paese è esposto più che mai, anche alle speculazioni esterne, come il crollo di Piazza Affari di giovedì mattina seguito alle parole della presidente della Bce Christine Lagarde ha dimostrato. Da una parte un’Europa a intermittenza. Dall’altra una Cina sempre più presente. Che ora lancia la nuova “Via della Salute”, il prosieguo della Via della Seta nel settore sanitario. Conte ha ringraziato, ma “il Parlamento deve esserne messo al corrente”.

Tajani, avete chiesto 30 miliardi, ne sono arrivati 25. È un inizio?

È un primo passo, non può essere l’ultimo. La Francia ne ha messi 45, questo decreto va migliorato. Si può fare di più per le piccole e medie imprese, e soprattutto per i medici. Lo straordinario è un diritto, forse serve un incentivo in più per quello che stanno affrontando.

Avete già un’idea su come limare il decreto?

In Parlamento presenteremo tutti gli emendamenti necessari. Lo faremo con spirito collaborativo e proposte concrete, l’obiettivo non è fare opposizione ma difendere la salute e l’economia degli italiani. Prendiamo sul serio l’impegno del governo di fare un altro decreto, questo non basta.

Caso chiuso con l’Europa dopo le parole di von der Leyen?

Qualcosa si muove. È un buon segnale quello della Banca europea degli investimenti (Bei) che ha annunciato un investimento di 50 miliardi, migliore di quello lanciato dalla Bce che, volutamente o no, sembra addormentata. Per uscire da una crisi del genere serve un bazooka dalle casse di Francoforte, non una pistola semi-scarica.

Dopo il crollo di Piazza Affari serve uno scudo per le aziende quotate. Il golden power basta?

Gli strumenti ci sono, c’è un Regolamento europeo, bisogna solo usarli. L’economia del Paese è rimasta gravemente esposta e le speculazioni in Borsa hanno messo a repentaglio i nostri asset economici strategici. Abbiamo chiesto che il governo adotti il golden power per bloccare gli acquisti.

Sul Fondo salva-Stati il centrodestra è unito?

Discorso archiviato, non si può e non si deve firmare il Mes alla cieca, senza una visione strategica. La riforma va discussa, e risistemata. E deve essere affiancata da una riforma del sistema bancario e finanziario.

Lei ha rilanciato gli eurobond. In questi anni il dibattito non è mai decollato, complice lo scetticismo di altri Paesi Ue sul meccanismo di condivisione del rischio.

Stiamo attraversando un momento straordinario, è l’ora delle scelte europee. O l’Europa ha coraggio e premette la solidarietà agli interessi nazionali, oppure fa marcia indietro.

Se l’Europa c’è a intermittenza, la Cina è ben presente, e vicina all’Italia. Giusto collaborare con Pechino nell’emergenza?

Un conto è collaborare con la Cina, un altro è utilizzare la crisi per trarne dei benefici. La solidarietà è gradita, ma non va mischiata con altri interessi. Non dimentichiamo che la Cina ha più di qualche responsabilità nella diffusione del virus, che ha sottovalutato fin dall’inizio, arrestando i medici che avevano dato l’allarme per primi.

Però ha inviato un carico di mascherine e ventilatori. E ora, parola di Xi, vuole inaugurare la “Via della Salute”.

Timeo danaos et dona ferentes. Qualsiasi accordo Conte prenda con Xi deve essere seguito da un passaggio parlamentare. Io sono sempre stato contrario alla Via della Seta, alla vendita dei porti e delle infrastrutture.

Lo hanno fatto altri in Europa.

Sì, ma con beni mobili. La Francia ha venduto aerei, non ha aperto i porti. Ora che viviamo questa emergenza straordinaria non dobbiamo abbassare la guardia, o ci verrà presentato un conto salato alla fine.

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