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In autunno sarà pronto il vaccino anti Covid-19. Dopo l’annuncio del ministro della Salute Roberto Speranza dagli Stati generali, arriva una conferma, tra le più autorevoli. A parlare è il suo omologo tedesco, il ministro Jens Spahn. Dal Brussels Forum del German Marshall Fund (Gmf), kermesse che ogni anno raduna nella capitale belga il gotha degli esperti nel mondo della politica estera e della sicurezza, il ministro confessa: “C’è la possibilità che avremo entro l’anno il primo vaccino”. Certo, aggiunge intervistato da Katrin Bennhold del New York Times e introdotto dal vicepresidente del Gmf Ian Lesser “quando si parla di vaccini e ricerche può sempre succedere qualcosa, non mi sbilancio su una data, ma siamo ottimisti”.

Spahn è un volto di punta della Cdu e considerato un papabile per il dopo Merkel anche se, chiarisce, “da qui ai prossimi mesi voglio mettere a frutto quello che ho imparato come ministro della Salute”. La conferma del vaccino segue la notizia di un maxi-contratto con la multinazionale inglese AstraZeneca stipulato da Italia, Germania, Olanda e Francia per la distribuzione del vaccino in tutta l’Europa. “Sottolineo una cosa importante. Non lo facciamo per noi, ma per tutti gli Stati membri. Tutti potranno beneficiarne, è un accordo da pionieri”, dice con un guizzo d’orgoglio. Il vaccino, sviluppato dall’Università di Oxford e derivato dagli scimpanzé (qui la scheda di Formiche.net) sarà acquistato da AstraZeneca con un carico di 400 milioni di dosi per il Vecchio Continente.

La Germania ha giocato di squadra, dice Spahn, ma si muove anche in solitaria. Assieme al maxi-accordo con l’azienda inglese infatti c’è un altro progetto con la multinazionale Curevac. Azienda in cui, è notizia di oggi, il governo tedesco ha deciso di entrare con una quota di 300 milioni di euro, ottenendo così una partecipazione del 23% tramite la banca pubblica Kwf. “Vogliamo investire in questa azienda, per farci trovare pronti non solo a questa ma anche alle prossime pandemie”.

L’entrata dello Stato tedesco in Curevac risponde anche una strategia geopolitica. Spingere sull’acceleratore della corsa al vaccino è infatti un modo per imboccare una via europea alla cura del virus, sottratta alla Guerra Fredda in corso, anche nel campo della ricerca biomedica, fra Cina e Stati Uniti. Spahn lo ha detto senza mezzi termini al panel Gmf: “Vedimao questa via bipolare fra Cina e Usa, l’Europa deve diventare più indipendente, dobbiamo produrlo da soli. Ci sono aree in cui abbiamo bisogno di più indipendenza europea, Curevac è una piccola parte di questa strategia”.

Considerazioni che sembrano echeggiare le parole dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, che in un post sul suo blog questa domenica ha auspicato una via mediana dell’Ue fra Washington e Pechino.

Al Brussels Forum Spahn racconta il modello-Germania nella gestione del virus. Un modello che, lo dicono i numeri, si è dimostrato un’eccellenza in Europa. Il segreto? “Quindici anni senza tagli alla Sanità” risponde lapidario il ministro, già sottosegretario all’Economia.

Proprio alla luce dei suoi trascorsi al Tesoro, Spahn si concede qualche battuta sulla ripresa europea e i negoziati sui fondi Ue in corso a Bruxelles. “Non vedo il momento Hamilton di cui tanti parlano – dice al Brussels Forum, chiarendo perché bisogna andarci cauti con le esultanze. “Non basta avere denaro a buon mercato, il denaro deve essere investito, bisogna avere progetti e amministratori e strutture in grado di supervisionarli. Ci concentriamo troppo su quanto grande è il “bazooka” e non su dove investiamo”. Il monito “riguarda la stessa Germania”, dice. Ma l’impressione è che sia rivolto anche e soprattutto oltreconfine.

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Covid-19, arriva il vaccino. La conferma (e la strategia) della Germania

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