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Donald Trump continua a fare pressione sul regime di Nicolás Maduro. Il governo americano ha annunciato l’avvio di un’operazione militare per contenere le rotte del narcotraffico nei Caraibi e l’Oceano Pacifico. A guidare l’operazione è il Comando Sud di Miami.

La decisione della Casa Bianca arriva dopo la presentazione formale delle accuse per traffico di droghe contro il regime del Venezuela e l’offerta di un piano di transizione democratica. Trump ha dichiarato che i cartelli di narcos, criminali e terroristi stanno cercando di approfittarsi della distrazione di alcuni governi a causa dell’emergenza coronavirus: “oggi gli Stati Uniti lanciano un’operazione contro il traffico di stupefacenti nel continente, per proteggere il popolo statunitense dalla minaccia mortale delle droghe”. Un’offensiva che cerca di colpire principalmente il regime venezuelano: “la nostra politica è di massima pressione per contrastare le attività del regime di Maduro, compreso il traffico di droga”.

Il segretario di Stato alla Difesa, Mark Esper, ha spiegato che nei Caraibi sono stati inviati “cacciatorpedinieri, aerei da pattugliamento marittimo P-8 ed elicotteri”. Mezzi che aumentano quasi del doppio la capacità degli Stati Uniti di portare a termine operazioni antidroga.

Secondo Carlos Vecchio, rappresentante del governo ad interim di Juan Guaidó negli Stati Uniti, in questo momento molti gruppi criminali stanno sfruttando la crisi del coronavirus per operare in maniera impune sul territorio venezuelano. E, con il crollo del prezzo del petrolio, il regime di Maduro si finanzia quasi esclusivamente con queste operazioni illegali.

Altre organizzazioni criminali, come per esempio i cartelli della droga del Messico, hanno sentito l’effetto dell’epidemia sui propri conti. Un report del sito Insight Crime sostiene che dalla Cina arriva molta materia prima, soprattutto prodotti chimici, per la preparazione della droga fentanyl, ma anche prodotti contraffatti. Con l’epidemia coronavirus, i rifornimenti sono stati bloccati e i cartelli cominciano a risentirne.

“A febbraio si è saputo che La Unión Tepito, che controlla parte del business dei prodotti falsificati a Città del Messico, ha dovuto gestire la resistenza di alcuni commercianti a pagare i ricatti perché non hanno più ricevuto la merce”, si legge sul sito dell’ong dedicata alle indagini contro il crimine organizzato. Secondo MVS Noticias, l’economia criminale basata sulla vendita di abbigliamento, gioielli e accessori di imitazione è importante per le finanze della Unión Tepito quanto il narcotraffico.

Questa non è l’unica conseguenza del coronavirus sui cartelli messicani. Il cartello Jalisco Nueva Generación (Cjng) ha anche molti problemi per procurarsi i prodotti chimici dalla Cina per la fabbricazione dell’oppioide sintetico fentanyl, che ha causato la morte di migliaia di persone negli Stati Uniti e non solo. Una fonte della Procura generale del Messico ha detto alla radio messicana Nación Criminal che per colpa del coronavirus era stata sospesa la distribuzione di fentanyl in alcune zone, e quel poco che è rimasto sul mercato ha subito un considerabile aumento del prezzo.

“La quarantena per il coronavirus può colpire duramente le economie legali e illegali con la stessa forza – sostiene l’analisi di Insight Crime -. Nel caso della Unión Tepito e Cjng questi problemi sono solo all’inizio”.

La chiusura delle frontiere colpirà in maniera importante i conti delle organizzazioni di narcotraffico, contrabbando e traffico di persone: “con gran parte degli aerei fermi, i narco-voli illeciti, che sono fondamenti per il traffico di droghe nella regione, possono essere identificati più facilmente […] Questa situazione, che durerà molti mesi, metterà a prova la resilienza delle strutture criminali”.

Così il coronavirus colpisce anche il business del narcotraffico

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