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La Turchia di oggi è più nazionalista e più incline a far valere il proprio potere politico e militare rispetto agli ultimi anni. Per questa ragione non è semplice trattare con Ankara, passaggio che Ue e Nato conoscono bene. Ma al contempo il regime di Erdogan torna a caldeggiare un processo di allargamento dell’Ue che sia condotto in modo credibile, sostenibile, equo e flessibile. Con quali finalità? Tra gas e siderurgia come mutano i rapporti turchi con Ue e Cina?

QUI ANKARA

La missiva è stata inviata a Josep Borrell alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Oliver Vargheli commissario per l’allargamento e Gordan Gerlitz-Radman ministro degli affari esteri croato che presiede attualmente il Consiglio europeo. Cavusoglu sottolinea le modalità con cui l’Ue dovrebbe condurre il processo di allargamento, registrando in questo senso l’adesione della Turchia. Tattica fondata sul dossier energetico che preme ad Ankara più di altri elementi?

Punto di partenza lo schema attuale che vede la Turchia perno di significativi ambiti: il dispiegamento di missili S-400 russi, il probabile acquisto di caccia russi per ovviare al blocco degli F-35, le continue operazioni militari turche nel nord della Siria, le provocazioni contro Cipro sul gas e contro la Grecia sulle isole.

QUADRO

Un piglio, quello turco, condotto all’ombra delle note difficoltà economiche che però non hanno impedito al governo di varare, nel dicembre scorso, il primo dei sei sottomarini di nuova generazione del Tipo 214. Inoltre va tenuta in considerazione la volontà di reinsediare fino a un milione di rifugiati siriani nelle aree della Siria nord-orientale. Senza un accordo di pace concordato dalle Nazioni Unite e delle relative garanzie di sicurezza è chiaro che ad esempio la sovranità siriana potrà uscirne limitata, senza contare l’annosa questione dei diritti umani. Ma anche in Siria si distende la strategia turca condotta nel solco del neo ottomanesimo.

SCENARI

“Nell’elaborare la sua politica nei confronti della Turchia, l’Unione europea dovrà considerare la notevole incertezza delle prospettive politiche della Turchia a medio termine”, ha osservato il diplomatico Marc Pierini, già ambasciatore dell’Ue e capo delegazione in Turchia, Tunisia, Libia, Siria e Marocco. Aggiungendo che è probabile che il presidente in prima persona conduca una grande battaglia per preservare il suo dominio politico. E per farlo, potrebbe impegnarsi in rischiose attività legali, diplomatiche e militari nel Mediterraneo orientale o in Libia e, con maggiore difficoltà, in Siria.

NUMERI

I numeri vengono in aiuto a ragionamenti e teoremi. Le esportazioni di acciaio della Turchia verso il mercato statunitense e dell’Unione Europea hanno registrato un calo di circa 2,7 milioni di tonnellate tra gennaio e novembre scorso rispetto ai numeri registrati nel 2018. Il motivo? I dazi imposti da Washington. Inoltre le esportazioni totali dell’industria siderurgica turca verso gli Stati Uniti sono diminuite a 309mila tonnellate durante quel periodo, che era stato registrato a 1,1 milioni di tonnellate l’anno precedente, secondo i dati della Turkish Steel Producers Association (TÇÜD). I dati hanno rivelato che anche le esportazioni verso l’Ue sono diminuite a 7,1 milioni di tonnellate rispetto a un numero precedente di 9,6 milioni. Al contempo le esportazioni totali dell’industria siderurgica cinese verso la Turchia sono aumentate a 3 milioni di tonnellate da sole 400mila tonnellate in soli due anni. E il governo mostra ottimismo sul futuro, come fatto dal ministro del Tesoro Berat Albayrak al World Economic Forum di Davos.

“C’è un processo positivo in corso in Turchia. Abbiamo vissuto un anno in cui hanno vinto coloro che avevano fiducia nei beni turchi”, ha detto in Svizzera, prima di diffondere i numeri di questo trend. Pil entrato in una fase di crescita nel terzo trimestre del 2019, dopo tre trimestri consecutivi di contrazione; ed economia cresciuta dello 0,9% su base annua tra luglio e settembre del 2019.

twitter@FDepalo

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