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Quando si parla di intelligenza artificiale, robot e macchine che si sostituiscono progressivamente all’uomo, i vantaggi sono immediatamente intuibili, così come immediati i timori, di tipo etico e sociale, connessi a una “rivoluzione” tecnologica, che, rispetto a quelle passate, viaggia a velocità davvero elevate. A fare il punto sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana – nell’ambito del primo di una serie di incontri dal titolo “Il futuro è uno spazio ospitale”, organizzati dalla Fondazione Leonardo Civiltà delle Macchine – Roberto Cingolani, chief technology e innovation officer del principale gruppo italiano nei settori dell’aerospazio, difesa e sicurezza.

LAVORARE ADESSO PER RENDERE IL FUTURO OSPITALE

“Per rendere ospitale il futuro bisogna lavorarci adesso”. Questa l’unica strada, spiega l’ex direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia, nell’illustrare ai presenti i progressi fatti dalla tecnologia digitale, che, all’aumentare della potenza di calcolo dei computer e quindi del livello di simulazione delle operazioni umane, sta cambiando radicalmente i nostri paradigmi. “Siamo passati dall’avere macchine con un corpo stupido come ruspe, trattori, che azionavamo noi, a macchine con un corpo intelligente, capaci di missioni complesse, rispetto alle quali ci sentiamo giustamente minacciati.”

VERSO UN’ETICA PASSIVA DELLE MACCHINE

A differenza dell’uomo, che ha la percezione della propria esistenza, attraverso i suoi motori biochimici, la macchina no. “Da un lato ci siamo noi, con una capacità di calcolo sviluppata in oltre tre miliardi di anni di evoluzione, dall’altro ci sono i computer, con una potenza enorme sviluppata nell’ultimo mezzo secolo”. La macchina tuttavia da sola è il “nulla”, afferma Cingolani, e la sua etica pertanto non potrà che essere passiva.

CHI GOVERNERÀ L’INTELLIGENZA COLLETTIVA?

“La macchina in sé non è da temere – prosegue -, dal momento che la sua intelligenza risiede in un cloud, la cui gestione è il vero interrogativo”. “Chi controllerà in futuro l’intelligenza collettiva, gli Stati? Forse meglio, perché non spinti dal profitto, o le imprese?”. Inoltre, rispetto all’uomo, il robot non è “sostenibile”, necessita infatti di enorme energia per essere creato ed anche distrutto, afferma Cingolani, quindi non è “costo-efficace”. L’intelligenza artificiale “va usata quando realmente serve”. Sottolinea, come nel caso dell’esplorazione spaziale.

L’ESPLORAZIONE SPAZIALE TRA I CAMPI DI AZIONE IDEALI

Con l’intelligenza artificiale nella prossima decade arriveremo su Marte, passando per la Luna. I robot potranno infatti consentire la costruzione di un habitat ospitale altrimenti inaccessibile all’uomo. “Una volta arrivati su Marte – ci spiega Cingolani – bisognerà lasciarci qualcosa che lavori al posto nostro, dal momento che non si potrà fare un insediamento umano che operi immediatamente. Bisognerà quindi pensare a delle macchine intelligenti, autonome o tele-operate, o metà e metà, in grado di essere modulari, cooperative e auto-riparanti. Un universo nuovo a cui bisogna essere pronti. Molto probabilmente, ma questo è solo uno degli scenari possibili, arriverà un robot addestrato che comincerà a costruirsi i ‘fratelli’ con cui iniziare a lavorare. Anche queste cose sono nel nostro piano strategico”.

SALVAGUARDARE L’UOMO

L’intelligenza artificiale è una realtà che “va metabolizzata, su questo oggi abbiamo un problema”, conclude Roberto Cingolani. Dobbiamo pertanto “riqualificare continuamente il fattore umano”, la forza lavoro, con una formazione adeguata, per far sì che questa rivoluzione robotica dalle enormi potenzialità, pensiamo solo a un chirurgo in grado di operare nelle migliori condizioni possibili anche da remoto, non marginalizzi il lavoro dell’uomo. “Abbiamo creato delle tecnologie che hanno un ritmo di avanzamento e diffusione più rapido della nostra vita lavorativa media”.

GLI ALTRI APPUNTAMENTI DELLA FONDAZIONE LEONARDO

Le conversazioni promosse dalla Fondazione presieduta da Luciano Violante proseguiranno il 24 febbraio con Eleonora Ammannito, scientific researcher dell’Agenzia spaziale italiana, che parlerà di come, quando e perché andare su Marte. Il prossimo 23 marzo sarà la volta invece di Fabiola Gianotti, direttore generale del Cern che parlerà del bosone di Higgs, mentre a seguire Valeria Termini, professore ordinario di Economia politica a Roma Tre si occuperà dell’energia del futuro dopo il petrolio. Da ultimo, il 25 maggio, Ilaria Capua, virologa e direttrice del One Health Center of Excellence (Florida University) parlerà di “Salute circolare”.

Intelligenza artificiale e umana. La lezione di Roberto Cingolani

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