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Sull’Italia stanno per piovere 82 miliardi di contributi a zero condizioni, altri 91 sotto forma di prestiti. Merito di quel Recovery Fund approvato due settimane fa dall’Unione europea e che vede l’Italia prima destinataria dei fondi (172 miliardi). E guai a disperdere il capitale in capitoli di spesa che con la crescita c’entrano ben poco. Un messaggio arrivato direttamente dal cortile di Palazzo Chigi, dove Giuseppe Conte ha tenuto una conferenza stampa dinnanzi a un gruppo di giornalisti, nel giorno in cui è caduto l’ultimo brandello di lockdown.

GUAI A SPRECARE IL RECOVERY FUND

C’è solo un modo per evitare che i soldi del Recovery Fund vengano inghiottiti nei meandri della spesa pubblica italiana: unire le forze e mappare i settori vitali della nostra economia dove convergere le risorse. Per farlo, Conte ha annunciato una gigantesca concertazione, che vedrà l’intero sistema Italia varcare la soglia di Palazzo Chigi per un confronto faccia a faccia sul Recovery Fund. Anche perché, va detto, un minimo di rendicontazione sulle risorse messe a disposizione dell’Europa dovrà essere prevista dal governo italiano. A partire dalla prossima settimana, imprese, sindacati, lavoratori, economisti, accademici, e anche le opposizioni inizieranno ad affluire a Palazzo Chigi, chiamati a raccolta da Conte. Naturalmente un posto d’onore spetterà anche alla Confindustria di Carlo Bonomi, reduce da un duro attacco all’esecutivo giallo-rosso.

“Le risorse messe a disposizione dall’Ue rappresentano una occasione storica per un nuovo inizio e l’Italia dovrà dimostrare di avere capacità di spesa e un progetto”, è la premessa di Conte. “Dobbiamo cogliere l’occasione per innovare l’Italia dalle fondamenta. Dovrà essere un nuovo inizio. Recupero le parole pronunciate dal presidente Mattarella per la festa della Repubblica: dobbiamo agire nello spirito del 2 giugno”, serve “condivisione, serietà dell’impegno come i nostri padri e nonni fecero per la rinascita del nostro paese dopo la guerra”. Perché “sulla capacità di spesa, sul progetto di paese che sapremo realizzare si misurerà la forza e la credibilità non solo e non tanto del governo ma del Sistema-Italia”.

TUTTI A PALAZZO CHIGI

Di qui, una chiamata a Roma erga-omnes. “Dobbiamo aver chiaro che la somma che stanzierà l’Unione europea per l’Italia non potrà essere intesa come un tesoretto a disposizione del governo in carica ma una risorsa per l’intero Paese. Per questo intendo convocare a palazzo Chigi al più presto, per una settimana, dobbiamo far presto, le parti sociali, le associazioni di categoria, singole menti brillanti per avere un confronto e i loro suggerimenti. Abbiamo già il report del gruppo coordinato dal dottor Vittorio Colao (capo della task force per la Fase 2, ndr) che ha avuto un serrato confronto, ora siamo nella fase finale ed è necessario un confronto aperto sulle nostre proposte, sulle nostre idee”.

GOVERNO-CONFINDUSTRIA, PROVE DI DISTENSIONE

Confindustria sarà una delle voci più ascoltate nel grande confronto dei prossimi giorni sul Recovery Fund. Il premier lo sa bene e per questo ha cercato il disgelo con gli imprenditori, dopo le dure critiche del presidente Bonomi, nei giorni scorsi, all’attuale classe dirigente. Le parole del presidente Bonomi rilasciate in un’intervista a Repubblica, sono “infelici. Quell’espressione (il governo può fare più danni del virus, ndr) è sicuramente infelice, la rimando al mittente perché è assolutamente infelice”.
Tuttavia, “abbiamo la responsabilità di governare il Paese e agli stati generali dell’economia parteciperà Confindustria, come altre associazioni. Parteciperanno tutti e potranno portare ricette. Dalle interviste devo desumere che Confindustria porterà progetti lungimiranti che non si limiteranno solo alla riduzione delle tasse, ma comprenderanno anche progetti di grande respiro e impatto per il futuro del Paese”.

ASPETTANDO IL MES

Nell’attesa della grande concertazione, il premier prende tempo sul Mes, che consentirebbe all’Italia di ottenere 36 miliardi per la sanità italiana a costo zero. “Per quanto riguarda il Mes non cambio idea da oggi a domani. Quando avremo tutti i regolamenti, li studierò, li porterò un parlamento e insieme al parlamento decideremo. Ricordo che è un prestito e quando si parla di prestito molto dipende da quanto dura il piano di restituzione”.

Guai a sprecare il Recovery Fund. Conte chiama il Sistema Italia a Palazzo Chigi

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